Paolo Grassino. Magazzinoscuro

Paolo Grassino. Magazzinoscuro, Museo d'Arte Contemporanea, Lissone
Dal 7 March 2015 al 3 May 2015
Lissone | Milano
Luogo: Museo d'Arte Contemporanea
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: Mercoledì, Venerdì h 10-13 Giovedì h 16-23 Sabato e Domenica h 10-12 / 15-19
Curatori: Alberto Zanchetta
Telefono per informazioni: +39 039 7397368 - 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it/
Per la sua mostra al MAC di Lissone, Paolo Grassino [Torino, 1967] ha deciso di inibire l'algido luminismo dei white cubes moderni, ha cioè stemperato l'evidenza architetturale per inoculare nelle proprie sculture il germe del dubbio. Drenate dai loro colori, le opere sono state ridipinte di un nero fumo che - alla maniera della caligine - sembra depositarsi sugli oggetti. Dello stesso avviso è anche l'allestimento della mostra, concepito come lo stoccaggio di un magazzino; i pallet, usati per trasportare le opere, diventano parte integrante dell'esposizione, elemento strutturale (dell'installazione) e allo stesso tempo destrutturante (per ciò che concerne lo spazio).
Giocando sui pieni e i vuoti della scultura, sulle euforie e le disforie dell'esistenza, le cataste dei bancali permettono a Grassino di creare un dedalo in cui le opere vengono segregate all'interno dell'ambiente. La mostra costringe quindi lo spettatore a un'immersione nei meandri oscuri della quotidianità, ove affiorano presenze perturbanti; è il caso del grande teschio di tubi corrugati, emblema per eccellenza della fugacità terrena. L'ipertrofica testa di morto, che con le sue dimensioni rafforza il proprio monito escatologico, è simile a un intreccio gordiano, un inestricabile groviglio che allude alla freudiana pulsione di morte, così come alle sofferenze e alle debolezze umane. Dello stesso avviso sono anche alcune "larve" che, avviluppate su se stesse, ci appaiono indurite dalle fusioni in alluminio.
Paolo Grassino ridefinisce l'architettura senza tuttavia voler occultare lo spazio: tutto resta visibile (tra le intercapedini dei pallet). Le barriere-trincee costruite con i bancali in legno servono a schermare la visuale, enfatizzando così il senso di smarrimento e di disagio che si effonde dalle sculture.
Lungo il percorso è possibile incappare in quadrupedi mutilati o figure umane trafitte da oggetti che ne mettono in crisi l'identità; i materiali sintetici prelevati dalla realtà si inseriscono nell'anatomia umana/animale per mostrarci le ansie e le problematiche connesse alla società consumistica. Queste "presenze" sono come altrettanti pungoli/punti dolenti che sorgono dall'ombra, o forse dalle fobie, dai disagi e dai dilemmi che attanagliano la nostra vita. Nel labirintico ordito dei pallet, le figure si sentono alienate ed emarginate, finanche accerchiate e intrappolate, impossibilitate a comunicare o a interagire con il mondo esterno.
Accedendo al piano interrato del MAC, lo spettatore avrà la sensazione di sprofondare in un ipogeo, in quell'abisso che corre al nostro fianco, generando una vertigine che fa vacillare ogni nostra certezza. Non dobbiamo infatti dimenticare che le ansie e le paure sono ciò che ci permette di sentirci (più) vivi (che mai), apprezzando fino in fondo l'esistenza. Proprio per questo motivo, all'uscita del museo, lo spettatore troverà un cuore espiantato dal corpo che lo conteneva, con i ventricoli e le arterie recise in modo chirurgico; sottoforma di involucro inerte e inane, il muscolo cardiaco ci rammenta la necessità di una vita che pulsa e freme di continuo. Ancora e ancora.
Giocando sui pieni e i vuoti della scultura, sulle euforie e le disforie dell'esistenza, le cataste dei bancali permettono a Grassino di creare un dedalo in cui le opere vengono segregate all'interno dell'ambiente. La mostra costringe quindi lo spettatore a un'immersione nei meandri oscuri della quotidianità, ove affiorano presenze perturbanti; è il caso del grande teschio di tubi corrugati, emblema per eccellenza della fugacità terrena. L'ipertrofica testa di morto, che con le sue dimensioni rafforza il proprio monito escatologico, è simile a un intreccio gordiano, un inestricabile groviglio che allude alla freudiana pulsione di morte, così come alle sofferenze e alle debolezze umane. Dello stesso avviso sono anche alcune "larve" che, avviluppate su se stesse, ci appaiono indurite dalle fusioni in alluminio.
Paolo Grassino ridefinisce l'architettura senza tuttavia voler occultare lo spazio: tutto resta visibile (tra le intercapedini dei pallet). Le barriere-trincee costruite con i bancali in legno servono a schermare la visuale, enfatizzando così il senso di smarrimento e di disagio che si effonde dalle sculture.
Lungo il percorso è possibile incappare in quadrupedi mutilati o figure umane trafitte da oggetti che ne mettono in crisi l'identità; i materiali sintetici prelevati dalla realtà si inseriscono nell'anatomia umana/animale per mostrarci le ansie e le problematiche connesse alla società consumistica. Queste "presenze" sono come altrettanti pungoli/punti dolenti che sorgono dall'ombra, o forse dalle fobie, dai disagi e dai dilemmi che attanagliano la nostra vita. Nel labirintico ordito dei pallet, le figure si sentono alienate ed emarginate, finanche accerchiate e intrappolate, impossibilitate a comunicare o a interagire con il mondo esterno.
Accedendo al piano interrato del MAC, lo spettatore avrà la sensazione di sprofondare in un ipogeo, in quell'abisso che corre al nostro fianco, generando una vertigine che fa vacillare ogni nostra certezza. Non dobbiamo infatti dimenticare che le ansie e le paure sono ciò che ci permette di sentirci (più) vivi (che mai), apprezzando fino in fondo l'esistenza. Proprio per questo motivo, all'uscita del museo, lo spettatore troverà un cuore espiantato dal corpo che lo conteneva, con i ventricoli e le arterie recise in modo chirurgico; sottoforma di involucro inerte e inane, il muscolo cardiaco ci rammenta la necessità di una vita che pulsa e freme di continuo. Ancora e ancora.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI

-
Dal 15 October 2025 al 18 January 2026 Roma | Castel Sant’Angelo
Roma e l’invenzione del cinema. Dalle origini al cinema d’autore 1905-1960
-
Dal 16 October 2025 al 25 January 2026 Padova | Palazzo Zabarella
Modigliani Picasso e le Voci della modernità dal Museo LaM
-
Dal 15 October 2025 al 12 January 2026 Venezia | Museo Fortuny
Antonio Beato. Ritorno a Venezia. Fotografie tra viaggio, architettura e paesaggio
-
Dal 15 October 2025 al 7 April 2026 Pisa | Palazzo Blu
BELLE ÉPOQUE. Pittori italiani a Parigi nell’età dell’Impressionismo
-
Dal 10 October 2025 al 11 January 2026 Cremona | Museo Diocesano
IL RINASCIMENTO DI BOCCACCIO BOCCACCINO
-
Dal 11 October 2025 al 8 February 2026 Ferrara | Palazzo dei Diamanti
Chagall, testimone del suo tempo