Yayoi Kusama. Biografia infinita

Yayoi Kusama. Biografia infinita, MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone

 

Dal 28 Novembre 2013 al 22 Dicembre 2014

Lissone | Milano

Luogo: MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone

Indirizzo: viale Padania 6

Orari: martedì, mercoledì, venerdì 15-19; giovedì 15-23; sabato e festivi 10-12/ 15-19

Curatori: Alberto Zanchetta

Enti promotori:

  • Assessorato alla Cultura del Comune di Lissone

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 039 7397368/ 039 2145174

E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it

Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it


Giovedì 28 novembre, alle ore 21, Gianluca Ranzi e Alberto Zanchetta presenteranno l'autobiografia di Yayoi Kusama pubblicata in Italia da Johan & Levi.
La serata sarà anche un'occasione per mostrare al pubblico un piccolo ma rappresentativo corpus di opere che comprende alcune Infinity Nets, le cui trame sono assunte a massima sintesi dell'immaginario dell'artista, assieme a una Soft sculpture del 1966 e una serie di carte che evidenziano i disturbi ossessivocompulsivi che hanno afflitto Kusama sin dalla più tenera età. Le allucinazioni manifestatesi durante l'infanzia sono il precoce indizio dei disordini mentali e nervosi cagionati dalla sindrome della depersonalizzazione.
Come ci spiega la stessa artista: «Il fenomeno noto come "depersonalizzazione" comporta l'esperienza della perdita della personalità, vale a dire che gli uomini possiedono un sistema in grado di annullare la realtà quando essa causa loro troppa sofferenza, un meccanismo biologico di autodifesa che produce, appunto, un fenomeno di dissociazione. Il dolore che ne deriva, però, è ancora più tremendo di quello reale». A causa di questa malattia che tenderà a isolare l'artista dal mondo, dal 1977 ha deciso di risiedere nell'ospedale psichiatrico di Seiwa per continuare a realizzare la sua arte psicosomatica. 

Nata nel 1929, Yayoi Kusama lascia il Giappone per trasferirsi a New York con la ferma convinzione di diventare un'artista. 
Nota come "la sacerdotessa dei pois", la sua fama è infatti legata alle Infinity Nets, opere intessute di reti che si allargano all'infinito, dove miriadi di particelle sono sottoposte a minime variazioni di ritmo o di gradazioni cromatiche. In controtendenza all'Action painting, l'artista ha saputo sperimentare un linguaggio che sondava il proprio mondo interiore e che le varrà uno stile originale, inconfondibile. La reiterazione monotona e ossessiva dei piccoli grumi di colore si inserisce nella stagione della pittura monocroma, proprio perché priva di trasporto emotivo, capace di far trascendere lo sguardo verso l'ignoto, in uno spazio (ma anche un vuoto) assoluto, fatto di pura luce. «Quanto era profondo il mistero dell'infinito oltre lo spazio?», si era chiesta l'artista, «Sulla base di questa percezione volevo osservare la mia vita, la vita di una goccia d'acqua. Una goccia d'acqua in mezzo a milioni. Il candido nulla di una rete tenuta insieme da un corpo celeste di gocce, che avrebbe cancellato me, gli altri e l'intero universo». 
Tutta l'arte di Kusama è intrisa di ansie, angosce, paure (non per caso è stata definita un' obsessional artist). Soffriva spesso di allucinazioni e aveva la sensazione di essere avvolta dai pois, che improvvisamente annullavano - obliteravano direbbe lei - se stessa e la realtà. Particelle "nate da dentro" che si moltiplicavano e venivano riassorbite nella natura universale. La sensazione di essere intrappolata nella maglia di una rete infinita darà vita anche alle Infinity rooms, dove specchi o altre superfici riflettenti esasperano la percezione dello spettatore, proiettandolo fuori dal tempo e dallo spazio. 
Altrettanto importanti sono le Soft sculptures , accumulate le une sulle altre fino a saturare gli ambienti espositivi; la forma di queste sculture, ispirate ai genitali maschili, è un evidente tentativo di esorcizzare l'attrazione-repulsione nei confronti dell'educazione sessuale impartitale in Giappone, così come il senso di insofferenza, abuso e sporcizia che l'aveva traumatizzata negli anni della adolescenza. Tale sessuofobia sfocerà poi nei Naked happenings 
organizzati alla fine degli anni '60, opere pro-sex e pacifiste (come testimoniano gli interventi contro la guerra in Vietnam) che la incoroneranno "regina degli hippies". Ai tempi additata come spudorata, nel volgere dei decenni è stata compresa la portata dei suoi scandali, tesi ad infrangere i preconcetti e le frustrazioni della società moderna. Riscattatasi dall'inedia e dalla povertà degli inizi, oggi è acclamata come una delle più importanti artiste a livello internazionale. 

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