L'informale in Italia
Dal 02 Agosto 2014 al 22 Novembre 2014
Città di Castello | Perugia
Luogo: Galleria delle Arti
Indirizzo: via Albizzini
Telefono per informazioni: +39 075 8558918
E-Mail info: info@galleriadellearti.net
Sito ufficiale: http://www.galleriadellearti.net
Il XX secolo si presentò alla storia pieno di speranze e di ottimismo: felicità per tutta l’Umanità e nel 1903 il primo volo umano.
Invece il secolo ”pesante” o “breve” vide due guerre mondiali, genocidi, scontri politici drammatici che portarono l’umanità al caos ed all’abbandono del cartesiano “cogito ergo sum” su cui si reggeva l’impianto culturale dell’Occidente.
Sulle macerie fisiche ed etiche della seconda guerra mondiale nasce e si sviluppa l’informel - informale, (letteralmente senza forma) denominazione del critico M. Tapiè 1952, che non fu una corrente artistica monolitica, tante sono le variabili poetiche - morfologiche, ma una condizione estetico - esistenziale: internazionale, libertaria, rivoluzionaria, antiborghese, austera, che divise la ricerca artistica del secolo in prima e dopo.
L’informale si sviluppò in America, in Europa ed in Oriente, nelle nazioni che avevano partecipato al secondo conflitto mondiale, dagli anni quaranta fino allo sbarco dell’uomo sulla Luna, per poi allungare la sua ombra lirica e linguistica fino alla contemporaneità.
La stagione informale vide attiva una poliedricità di artisti con un’azione culturale che non trovò subito comprensione critica né istituzionale, né collezionistica. I Maestri del periodo eroico vissero un doppio dramma: la solitudine interiore e l’incomprensione di una società industrializzata ed alienante. Spesso anche la povertà. Solo sostegno al movimento venne da gallerie private e galleristi illuminati.
Dopo la cinica morte di milioni di persone e lo scoppio della bomba atomica, elevata fu l’angoscia per la malva-gità che annichilì l’esistenza umana, come elevata fu la paura per la scomparsa della Civiltà.
Gli Artisti più sensibili si resero conto che le categorie tradizionali della conoscenza, basate sulla ragione e in arte sulla forma, non avevano più senso e per poter ancora esternare il naturale bisogno di creatività e dare valore avrebbero dovuto rifondare l’Etica e l’Estetica su basi totalmente inedite. Come?
Attraverso la illimitata libertà espressiva, attingendo alle classi dell’esoterismo del volksgeist, dell’intuito, del folklore, nelle primordiali profondità dell’inconscio, nella natura, nel misticismo, nell’eros, nella causalità, nella pulsione. Tra gli artefici informali molti non provenivano dai canonici studi artistici ed in America per il loro antiaccademismo, furono appellati “coonskinists”, - senza arte - primitivi.
Quindi caduta la dittatura della ragione e della cultura scientifica la forma, intesa come realizzazione del pensiero, non ha più ragione di essere e per l ‘Artista l’unica possibilità di esistenza, di risposta alla ”nausea“ esistenziale, è la categorica sperimentazione di nuovissime espressioni: azioni, gesti, materie, per costruire una nuova estetica ed una nuova Umanità, meno alienata e più vera “esprimersi e modificarsi con nuove azioni costituisce la sola differenza tra essere morti e l’esser vivi”. (M.Yourcenar)
In America Jackson Pollock (Cody 1912 - New York 1956), Maestro dell‘espressionismo astratto inventò il dripping (sgocciolamento), una pittura fondata sul potere del gesto creativo e realizzata danzando sulla tela una primitiva azione sciamanica. Pollock morirà a New York, alcolizzato, in un incidente d’auto abbracciato ad un’amica. Con l’Action Painting New York City sostituirà Parigi come capitale dell’arte moderna con la benedizione del Governo degli Stati Uniti d‘America.
In Europa Jean Fautrier (Parigi 1898 - Chatenay Malabry 1964) con la celebre serie Tetes d’Otages, (ritratti di prigionieri di guerra) rende la forma così repellente, con graffiature, incisioni, abrasioni, da azzerare l’immagine. L’azione di Fautrier è un atto di pietas, dolore e protesta contro le barbarie della guerra e l’assurdo esistenziale.
In Italia gli Artisti informali, tra cui giganteggiano a livello globale le personalità di Burri e Fontana, oltre alla rottura con l’arte del passato e la ricerca di innovativi ed originali linguaggi si opposero in chiave aniconica alla pittura “figurativa” in particolare al realismo socialista asservito alla politica. Peculiarità italica fu la teorizzazione degli intenti poetici - linguistici con manifesti o gruppi, come al tempo del Futurismo di Marinetti, anche perché, nella contemplazione dei secoli, l‘unico senso dell’esistenza è condividerla.
L’informale italiano, ed in genere quello europeo, pur attingendo alle istanze del” primitivismo” d’oltre oceano, si differenzia dal movimento americano per una più calda elaborazione poetica e strutturale. Sulla tematica caldo - freddo in arte ci piace ricordare una querelle artistica: alcuni decenni fa un giornalista del TIMES scrisse, con una metafora culinaria, che l’informale americano era più importante dell’europeo perché “crudo” mentre quello europeo era “cucinato”. Alberto Burri rispose, sempre sul TIMES: i barbari mangiano crudo, le civiltà cucinano.
Lucio Fontana (Santa Fe’ 1899 - Milano 1968), già Maestro scultore e redattore del Manifiesto Blanco, testimonia la condizione Autre realizzando i celebri tagli che titola “attese”, frutto di un gesto provocatorio sulla tela, spazio tradizionale della pittura, alla ricerca di una spazialità altra: cosmologica. Da Lui nascerà lo Spazialismo. Fontana, per le Sue doti caratteriali ed invenzioni artistiche, fu molto benvoluto tra i giovani artisti d’avanguardia, che sempre incoraggiò e sostenne.
Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995) medico, con una scelta morale perentoria e radicale re-alizza opere con materie povere i famosi Sacchi portatori di un vissuto umano - culturale. Con Burri la materia aggettante diventa colore, spesso monocromo, resa solenne alla luce della Sua profonda cultura classica, riaprendo il dialogo con la storia e la metafisica. Emilio Villa, poeta, critico d’arte e glottologo, così si espresse sul rivoluzionario e straordinario lavoro di Burri ‘’ecco un’opera che poteva esser fatta solo oggi, ecco un’azione che poteva essere compiuta soltanto oggi, non ieri, non domani..’’.
In Oriente il giapponese gruppo Gutai, fondato nel 1956, nella ricerca di nuove e spirituali espressioni userà la materia non per trasformarla ma per dare “vita” alla stessa. Anche il New - Dada americano assorbirà la lezione del Maestro tifernate, come pure i protagonisti dell’Arte Povera europea.
Giuseppe Capogrossi (Roma 1900 -1972) nobiluomo, abbandona una ricca, felice ed onorata carriera di pittore figurativo rinnovando totalmente il suo linguaggio per realizzare una pittura segnica, le famose” forchette”: un alfabeto magico ed arcaico, cifra che non presume significato altro da sé, una meccanica astratta ed eterna.
Anche il friulano Afro (Afro Basaldella Udine 1912 - Zurigo 1976) ed il veneziano Emilio Vedova (Venezia 1919 - 2006) sentiranno le istanze segnico - gestuali. Afro, pittore di antica classe, coniuga il lirismo della scuola veneta con la libertà del segno inconscio ed il ricordo. Vedova realizzando opere di acceso gestualismo, pictando pennellate di grande forza all’ interno o all‘esterno del campo pittorico, testimonia una intima sofferenza e protesta sociale.
Il ligure Emilio Scanavino (Genova 1922 - 1986) spezzando la linea e aggrovigliando i segni crea una pittura di essenziale grazia confermando la riflessione di alcuni grafologi che la verità è sempre nella rotondità.
Ettore Colla (Parma1886- Roma1968) scultore, è personaggio di rilevanza oltre che per la sua arte per l’impegno divulgativo delle ricerche informali tra l’Europa e le Americhe. Ricordiamo la rivista Arti Visive, stampata a Città di Castello presso l’Istituto Grafico, ex Baldelli, con l’aiuto di Nuvolo e il patrocinio di Burri. Le sculture di Colla, costruite con materiali industriali di recupero come il ferro, sono fantastiche composizioni astratto - materiche che rimandano ad una iconografia allegorica, mai dadaista. Colla fu firmatario del Manifesto del Gruppo Origine 1949, con Ballocco, Burri e Capogrossi, le cui istanze poetiche erano la ricerca del più profondo e originario sentire.
L’informale italiano sviluppò poi una situazione naturalistica con autori di alta qualità come Ennio Morlotti (Lecco 1910 - Milano 1992) che traduce il sentimento dell’organico in pittura.
Gli umbri Giuseppe de Gregorio (Spoleto 1920 - 2007) e Piero Raspi (Spoleto - Roma 1928) cofondatori del Gruppo di Spoleto, passando dalla lezione cubista e materica ricercheranno nella natura la profondità del segno.
Questa piccola rassegna sull’informale italiano e le sue declinazioni, promossa dalla “Galleria delle Arti” di Città di Castello (fondata nel 1976 ha ospitato personali di molti autori presenti in questa esposizione) è un invito alla riflessione sulle vie maestre, imprescindibili, dell’arte moderna italiana ed internazionale del secondo dopoguerra perché l’uomo: “giunto in quella fase dell’esistenza, variabile per ciascuno, in cui l’essere umano si abbandona al suo demone o al suo genio, segue una legge misteriosa che gli ingiunge di distruggere o superare se stesso” (M. Y.)
Invece il secolo ”pesante” o “breve” vide due guerre mondiali, genocidi, scontri politici drammatici che portarono l’umanità al caos ed all’abbandono del cartesiano “cogito ergo sum” su cui si reggeva l’impianto culturale dell’Occidente.
Sulle macerie fisiche ed etiche della seconda guerra mondiale nasce e si sviluppa l’informel - informale, (letteralmente senza forma) denominazione del critico M. Tapiè 1952, che non fu una corrente artistica monolitica, tante sono le variabili poetiche - morfologiche, ma una condizione estetico - esistenziale: internazionale, libertaria, rivoluzionaria, antiborghese, austera, che divise la ricerca artistica del secolo in prima e dopo.
L’informale si sviluppò in America, in Europa ed in Oriente, nelle nazioni che avevano partecipato al secondo conflitto mondiale, dagli anni quaranta fino allo sbarco dell’uomo sulla Luna, per poi allungare la sua ombra lirica e linguistica fino alla contemporaneità.
La stagione informale vide attiva una poliedricità di artisti con un’azione culturale che non trovò subito comprensione critica né istituzionale, né collezionistica. I Maestri del periodo eroico vissero un doppio dramma: la solitudine interiore e l’incomprensione di una società industrializzata ed alienante. Spesso anche la povertà. Solo sostegno al movimento venne da gallerie private e galleristi illuminati.
Dopo la cinica morte di milioni di persone e lo scoppio della bomba atomica, elevata fu l’angoscia per la malva-gità che annichilì l’esistenza umana, come elevata fu la paura per la scomparsa della Civiltà.
Gli Artisti più sensibili si resero conto che le categorie tradizionali della conoscenza, basate sulla ragione e in arte sulla forma, non avevano più senso e per poter ancora esternare il naturale bisogno di creatività e dare valore avrebbero dovuto rifondare l’Etica e l’Estetica su basi totalmente inedite. Come?
Attraverso la illimitata libertà espressiva, attingendo alle classi dell’esoterismo del volksgeist, dell’intuito, del folklore, nelle primordiali profondità dell’inconscio, nella natura, nel misticismo, nell’eros, nella causalità, nella pulsione. Tra gli artefici informali molti non provenivano dai canonici studi artistici ed in America per il loro antiaccademismo, furono appellati “coonskinists”, - senza arte - primitivi.
Quindi caduta la dittatura della ragione e della cultura scientifica la forma, intesa come realizzazione del pensiero, non ha più ragione di essere e per l ‘Artista l’unica possibilità di esistenza, di risposta alla ”nausea“ esistenziale, è la categorica sperimentazione di nuovissime espressioni: azioni, gesti, materie, per costruire una nuova estetica ed una nuova Umanità, meno alienata e più vera “esprimersi e modificarsi con nuove azioni costituisce la sola differenza tra essere morti e l’esser vivi”. (M.Yourcenar)
In America Jackson Pollock (Cody 1912 - New York 1956), Maestro dell‘espressionismo astratto inventò il dripping (sgocciolamento), una pittura fondata sul potere del gesto creativo e realizzata danzando sulla tela una primitiva azione sciamanica. Pollock morirà a New York, alcolizzato, in un incidente d’auto abbracciato ad un’amica. Con l’Action Painting New York City sostituirà Parigi come capitale dell’arte moderna con la benedizione del Governo degli Stati Uniti d‘America.
In Europa Jean Fautrier (Parigi 1898 - Chatenay Malabry 1964) con la celebre serie Tetes d’Otages, (ritratti di prigionieri di guerra) rende la forma così repellente, con graffiature, incisioni, abrasioni, da azzerare l’immagine. L’azione di Fautrier è un atto di pietas, dolore e protesta contro le barbarie della guerra e l’assurdo esistenziale.
In Italia gli Artisti informali, tra cui giganteggiano a livello globale le personalità di Burri e Fontana, oltre alla rottura con l’arte del passato e la ricerca di innovativi ed originali linguaggi si opposero in chiave aniconica alla pittura “figurativa” in particolare al realismo socialista asservito alla politica. Peculiarità italica fu la teorizzazione degli intenti poetici - linguistici con manifesti o gruppi, come al tempo del Futurismo di Marinetti, anche perché, nella contemplazione dei secoli, l‘unico senso dell’esistenza è condividerla.
L’informale italiano, ed in genere quello europeo, pur attingendo alle istanze del” primitivismo” d’oltre oceano, si differenzia dal movimento americano per una più calda elaborazione poetica e strutturale. Sulla tematica caldo - freddo in arte ci piace ricordare una querelle artistica: alcuni decenni fa un giornalista del TIMES scrisse, con una metafora culinaria, che l’informale americano era più importante dell’europeo perché “crudo” mentre quello europeo era “cucinato”. Alberto Burri rispose, sempre sul TIMES: i barbari mangiano crudo, le civiltà cucinano.
Lucio Fontana (Santa Fe’ 1899 - Milano 1968), già Maestro scultore e redattore del Manifiesto Blanco, testimonia la condizione Autre realizzando i celebri tagli che titola “attese”, frutto di un gesto provocatorio sulla tela, spazio tradizionale della pittura, alla ricerca di una spazialità altra: cosmologica. Da Lui nascerà lo Spazialismo. Fontana, per le Sue doti caratteriali ed invenzioni artistiche, fu molto benvoluto tra i giovani artisti d’avanguardia, che sempre incoraggiò e sostenne.
Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995) medico, con una scelta morale perentoria e radicale re-alizza opere con materie povere i famosi Sacchi portatori di un vissuto umano - culturale. Con Burri la materia aggettante diventa colore, spesso monocromo, resa solenne alla luce della Sua profonda cultura classica, riaprendo il dialogo con la storia e la metafisica. Emilio Villa, poeta, critico d’arte e glottologo, così si espresse sul rivoluzionario e straordinario lavoro di Burri ‘’ecco un’opera che poteva esser fatta solo oggi, ecco un’azione che poteva essere compiuta soltanto oggi, non ieri, non domani..’’.
In Oriente il giapponese gruppo Gutai, fondato nel 1956, nella ricerca di nuove e spirituali espressioni userà la materia non per trasformarla ma per dare “vita” alla stessa. Anche il New - Dada americano assorbirà la lezione del Maestro tifernate, come pure i protagonisti dell’Arte Povera europea.
Giuseppe Capogrossi (Roma 1900 -1972) nobiluomo, abbandona una ricca, felice ed onorata carriera di pittore figurativo rinnovando totalmente il suo linguaggio per realizzare una pittura segnica, le famose” forchette”: un alfabeto magico ed arcaico, cifra che non presume significato altro da sé, una meccanica astratta ed eterna.
Anche il friulano Afro (Afro Basaldella Udine 1912 - Zurigo 1976) ed il veneziano Emilio Vedova (Venezia 1919 - 2006) sentiranno le istanze segnico - gestuali. Afro, pittore di antica classe, coniuga il lirismo della scuola veneta con la libertà del segno inconscio ed il ricordo. Vedova realizzando opere di acceso gestualismo, pictando pennellate di grande forza all’ interno o all‘esterno del campo pittorico, testimonia una intima sofferenza e protesta sociale.
Il ligure Emilio Scanavino (Genova 1922 - 1986) spezzando la linea e aggrovigliando i segni crea una pittura di essenziale grazia confermando la riflessione di alcuni grafologi che la verità è sempre nella rotondità.
Ettore Colla (Parma1886- Roma1968) scultore, è personaggio di rilevanza oltre che per la sua arte per l’impegno divulgativo delle ricerche informali tra l’Europa e le Americhe. Ricordiamo la rivista Arti Visive, stampata a Città di Castello presso l’Istituto Grafico, ex Baldelli, con l’aiuto di Nuvolo e il patrocinio di Burri. Le sculture di Colla, costruite con materiali industriali di recupero come il ferro, sono fantastiche composizioni astratto - materiche che rimandano ad una iconografia allegorica, mai dadaista. Colla fu firmatario del Manifesto del Gruppo Origine 1949, con Ballocco, Burri e Capogrossi, le cui istanze poetiche erano la ricerca del più profondo e originario sentire.
L’informale italiano sviluppò poi una situazione naturalistica con autori di alta qualità come Ennio Morlotti (Lecco 1910 - Milano 1992) che traduce il sentimento dell’organico in pittura.
Gli umbri Giuseppe de Gregorio (Spoleto 1920 - 2007) e Piero Raspi (Spoleto - Roma 1928) cofondatori del Gruppo di Spoleto, passando dalla lezione cubista e materica ricercheranno nella natura la profondità del segno.
Questa piccola rassegna sull’informale italiano e le sue declinazioni, promossa dalla “Galleria delle Arti” di Città di Castello (fondata nel 1976 ha ospitato personali di molti autori presenti in questa esposizione) è un invito alla riflessione sulle vie maestre, imprescindibili, dell’arte moderna italiana ed internazionale del secondo dopoguerra perché l’uomo: “giunto in quella fase dell’esistenza, variabile per ciascuno, in cui l’essere umano si abbandona al suo demone o al suo genio, segue una legge misteriosa che gli ingiunge di distruggere o superare se stesso” (M. Y.)
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