Li Xiangyang. Respiro
Dal 28 Marzo 2015 al 31 Maggio 2015
Spoleto | Perugia
Luogo: Galleria Civica d'Arte Moderna Palazzo Collicola
Indirizzo: piazza Collicola 1
Orari: tutti i giorni 10.30-13 / 14.30-17.30
Curatori: Gianluca Marziani
Costo del biglietto: intero € 4, ridotto € 2
Telefono per informazioni: +39 0743 238920
E-Mail info: gcamspoleto@virgilio.it
Sito ufficiale: http://www.comunespoleto.gov.it/
Gianluca Marziani: “Il dialogo con un artista cinese assume a Spoleto significati speciali: perché la città del Festival si conferma luogo di scambio, laboratorio del dialogo aperto, roccaforte di contaminazioni linguistiche. Come direttore artistico sentivo l’urgenza del confronto: con un Paese al centro del dibattito geopolitico, così da captare le direzioni connettive del prossimo futuro. Per dare narrazione visiva allo scambio, nulla di più azzeccato del nomadismo di Xiangyang, simbolo di fusione benevola tra Occidente e Oriente, campagna e metropoli, sogno e realtà, utopia e coscienza del reale.
Le opere giovanili camminano nel solco della tradizione figurativa, figlie come sono degli impressionismi francesi, dei generi canonici del modernismo, di un Ottocento europeo che ha influenzato la cultura accademica cinese. Al contempo, gli esordi di Xiangyang aggiungono gli echi di un ritorno europeo e americano al citazionismo pittorico anni Ottanta, nel solco di una Transavanguardia che in Italia, tramite l’intuito di Achille Bonito Oliva, avrebbe preso il centro del dibattito teorico. Li Xiangyang rappresenta, in modo esemplare, la generazione dei figli ribelli, aperti al mondo che cambia, decisi a confrontarsi con gli archetipi e i grandi maestri occidentali, nel rispetto del proprio Paese ma con la coscienza del relativismo storico.
Ovvio che non si poteva continuare tra paesaggi di campagna e nature floreali. Le cose iniziano presto a trasformarsi, Xiangyang sente il vincolo dei generi tradizionali e predilige altre direzioni, verso la riduzione del segno e poi, seguendo l’attitudine figurativa, verso le note surreali del suo racconto metropolitano. Ma cominciamo dalla prima direzione, dal suo segno che diventa denso e informale, una specie di marea che copre idealmente le figurazioni giovanili. Uno tsunami materico che, però, tiene fuori qualcosa del corpo: intravedi volti e occhi, appaiono figure stilizzate, come se dalle sabbie informali uscisse la natura figurativa dell’artista, la sua coscienza che non si lascia soffocare dal gesto. La seconda direzione nasce proprio dallo spiraglio, da quel buco d’ossigeno che riporta a galla la figurazione sommersa. Ovvio che un soffocamento informale trasformi i generi tradizionali (ritratto, paesaggio, nature) in un metagenere, una figurazione “altra” in attesa del momento giusto per distendersi.
L’attitudine di Xiangyang somiglia al respiro polmonare di un corpo vivente. Contrazione ed espansione sono il ritmo incessante del respirare: inspirare aria dall’esterno, filtrare l’utile e convertirlo nel giusto processo aerobico. Il nostro artista compie un passaggio simile nel suo approccio culturale: si confronta con le molteplici identità dell’occidente artistico, ne assorbe radici e sviluppi lineari, metabolizzando le contraddizioni nel suo processo di espirazione figurativa.
Nelle opere recenti l’artista vola sopra la città contemporanea, dedicando una zona della tela al ricordo in bianconero, alle origini naturali, al paesaggio di campagna, al disegno tipico dell’iconografia orientale su carta pergamena. Inspirazione verso il passato delle origini, espirazione verso il caos del presente: due occhi, uno sguardo doppio, un’anima divisa in due ma sempre ricongiunta. Un respiro figurativo nel cuore onesto della pittura, dove il presente trattiene tracce di memoria, dove il progresso non dimentica le sue radici millenarie.
Le opere giovanili camminano nel solco della tradizione figurativa, figlie come sono degli impressionismi francesi, dei generi canonici del modernismo, di un Ottocento europeo che ha influenzato la cultura accademica cinese. Al contempo, gli esordi di Xiangyang aggiungono gli echi di un ritorno europeo e americano al citazionismo pittorico anni Ottanta, nel solco di una Transavanguardia che in Italia, tramite l’intuito di Achille Bonito Oliva, avrebbe preso il centro del dibattito teorico. Li Xiangyang rappresenta, in modo esemplare, la generazione dei figli ribelli, aperti al mondo che cambia, decisi a confrontarsi con gli archetipi e i grandi maestri occidentali, nel rispetto del proprio Paese ma con la coscienza del relativismo storico.
Ovvio che non si poteva continuare tra paesaggi di campagna e nature floreali. Le cose iniziano presto a trasformarsi, Xiangyang sente il vincolo dei generi tradizionali e predilige altre direzioni, verso la riduzione del segno e poi, seguendo l’attitudine figurativa, verso le note surreali del suo racconto metropolitano. Ma cominciamo dalla prima direzione, dal suo segno che diventa denso e informale, una specie di marea che copre idealmente le figurazioni giovanili. Uno tsunami materico che, però, tiene fuori qualcosa del corpo: intravedi volti e occhi, appaiono figure stilizzate, come se dalle sabbie informali uscisse la natura figurativa dell’artista, la sua coscienza che non si lascia soffocare dal gesto. La seconda direzione nasce proprio dallo spiraglio, da quel buco d’ossigeno che riporta a galla la figurazione sommersa. Ovvio che un soffocamento informale trasformi i generi tradizionali (ritratto, paesaggio, nature) in un metagenere, una figurazione “altra” in attesa del momento giusto per distendersi.
L’attitudine di Xiangyang somiglia al respiro polmonare di un corpo vivente. Contrazione ed espansione sono il ritmo incessante del respirare: inspirare aria dall’esterno, filtrare l’utile e convertirlo nel giusto processo aerobico. Il nostro artista compie un passaggio simile nel suo approccio culturale: si confronta con le molteplici identità dell’occidente artistico, ne assorbe radici e sviluppi lineari, metabolizzando le contraddizioni nel suo processo di espirazione figurativa.
Nelle opere recenti l’artista vola sopra la città contemporanea, dedicando una zona della tela al ricordo in bianconero, alle origini naturali, al paesaggio di campagna, al disegno tipico dell’iconografia orientale su carta pergamena. Inspirazione verso il passato delle origini, espirazione verso il caos del presente: due occhi, uno sguardo doppio, un’anima divisa in due ma sempre ricongiunta. Un respiro figurativo nel cuore onesto della pittura, dove il presente trattiene tracce di memoria, dove il progresso non dimentica le sue radici millenarie.
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