Luoghi Comuni. Vedutisti francesi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo
Antoine Felix Boisselier, Chiesa e convento di Trinità dei Monti, 1811, acquerello, penna e inchiostro
Dal 08 Febbraio 2012 al 27 Maggio 2012
Roma
Luogo: Museo di Roma, Palazzo Braschi
Indirizzo: Piazza Navona 2
Orari: dal martedì alla domenica 10-20
Enti promotori:
- Zètema Progetto Cultura
Costo del biglietto: solo mostra: intero € 4; ridotto € 3; anche museo: intero € 9; ridotto € 7
Telefono per informazioni: 060608 tuti i giorni 9-21
E-Mail info: museodiroma@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museodiroma.it
Gran parte delle opere presentate provengono da due importanti collezioni del Museo di Roma: la raccolta di Basile de Lemmerman (Tiflis 1898-Divonne le Bains 1975) e quella di Anna Laetitia Pecci-Blunt (Roma 1885-Marlia1971). Entrambi raffinati e appassionati collezionisti di opere dedicate a Roma, ne scongiurarono la dispersione prendendo con grande lungimiranza la decisione di donarle a una istituzione pubblica.
Roma, secondo una consuetudine consolidatasi nell’Ottocento, rappresentava una tappa irrinunciabile nella formazione intellettuale di ogni giovane europeo di buona famiglia. Le opere in mostra costituivano una produzione artistica destinata per lo più ad un raffinato pubblico di viaggiatori stranieri con l’intento di soddisfare la crescente richiesta a seguito del viaggio “di istruzione e di piacere” in Italia. Acquerelli e incisioni mostrano visioni insolite della Roma del tempo dove si alternano il Foro Romano e il Colosseo, Villa Borghese e Castel Sant’Angelo, San Pietro e il Pincio, Ponte Milvio e il sepolcro di Cecilia Metella. Non mancano le struggenti, preromantiche, visioni della campagna romana, immagini di un’epoca nella quale non era semplice spostarsi in luoghi ancora selvaggi e poco ospitali.
Capitale internazionale e allo stesso tempo piccola città, sede di accademie, crocevia per artisti e intellettuali di fama, ma piuttosto pericolosa di notte per chi girovagasse per le sue strade, Roma presentava all’epoca molte contraddizioni. Lo stato pontificio era uno dei più arretrati d’Europa e, malgrado le presenze cosmopolite, la città appariva una realtà immobile. Anche i pittori sembravano impegnati in una lotta per rintracciare tra il verde, le rovine, gli alberi e la pietra le tracce di una Roma antica che faticavano ad emergere. Tuttavia, proprio da questo apparente caos, “Robert delle rovine” – com’era soprannominato il pittore parigino Hubert Robert dai contemporanei - e Abraham Louis Rodolphe Ducros traevano ispirazione per le loro creazioni, mentre François Marius Granet realizzava le sue emozionanti immagini della Roma moderna e Victor Jean Nicolle e Charles Joseph Natoire delineavano in nitide vedute o con sentimento visionario la loro idea della città.
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