Il Piemonte dell'Ottocento nell'opera di Anselmo Sacerdote
Il Piemonte dell'Ottocento nell'opera di Anselmo Sacerdote
Dal 9 May 2013 al 29 September 2013
Torino
Luogo: Borgo Medievale
Indirizzo: viale Virgilio 107
Orari: da lunedì a domenica 10-18
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 4431701/ 02
E-Mail info: borgomedievale@fondazionetorinomusei.it
Sito ufficiale: http://www.borgomedievaletorino.it//
Il Borgo Medievale propone a partire dal 9 maggio 2013 una mostra che documenta l’attività di Anselmo Sacerdote (Torino, 1868-1926), pittore, incisore e fotografo, che fu per ventitre anni segretario-conservatore al Museo Civico di Torino. Il percorso, realizzato grazie alla generosa collaborazione degli eredi, seleziona diciassette dipinti, fotografie, incisioni e oggetti dell’archivio dell’artista ed evoca il clima e le atmosfere degli anni che videro la nascita, a Torino, del Museo Civico (1863) e del Borgo Medievale (1884).
Anselmo Sacerdote iniziò la sua carriera come assistente di Vittorio Avondo, direttore del museo fino al 1910, artista ed erudito conoscitore dell’arte medievale. Sacerdote partecipò attivamente alla vita e agli interessi che ruotavano intorno alle associazioni artistiche torinesi, in particolare la Società Promotrice delle Belle Arti, dove espose in modo continuativo dal 1900, e il Circolo degli Artisti, dove fu ammesso socio nel 1903. Negli stessi anni suoi dipinti furono ospitati nelle mostre delle Società Promotrici di Genova e di Firenze.
La pittura di Sacerdote si inserisce nel filone del nuovo interesse per il paesaggio maturato nella seconda metà dell’Ottocento dai pittori torinesi. Vittorio Avondo, la scuola di Rivara, Lorenzo Delleani svilupparono una particolare attenzione per la natura, dipingendo nelle campagne e nelle vallate piemontesi en plein air, per misurarsi dal vero con le variazioni della luce e dell’atmosfera. Aderendo a questa ispirazione Sacerdote frequentò la Valtournenche, le valli di Gressoney e di Cogne, o quelle più vicine di Lanzo e del Sangone in compagnia di Vittorio Cavalleri, Giovanni Colmo e Carlo Pollonera, dove realizzò studi ad acquarello, bozzetti ad olio e fotografie. Raffigurò anche i dintorni di Torino, con le cascine della piana del Po, i carri trainati dai buoi, i lavori sulle aie: immagini di una campagna che sarebbe di lì a poco scomparsa con l’espandersi dell’industrializzazione.
Inoltre, seguendo le curiosità di Avondo, di D’Andrade e dei pittori della Scuola di Rivara, avvertì il fascino pittoresco del medioevo, documentando l’architettura di chiese e castelli.
Utilizzò la fotografia come ausilio per la pratica artistica, memoria visiva da rielaborare poi attraverso la pittura e l’incisione. Sperimentò anche la fotografia stereoscopica, il primo metodo di riproduzione delle immagini in tre dimensioni, ottenute con una fotocamera a due obiettivi che riprendevano due distinte immagini dello stesso soggetto alla distanza degli occhi umani.
La mostra espone il visore binoculare del tipo Brewster posseduto da Anselmo Sacerdote.
Anselmo Sacerdote iniziò la sua carriera come assistente di Vittorio Avondo, direttore del museo fino al 1910, artista ed erudito conoscitore dell’arte medievale. Sacerdote partecipò attivamente alla vita e agli interessi che ruotavano intorno alle associazioni artistiche torinesi, in particolare la Società Promotrice delle Belle Arti, dove espose in modo continuativo dal 1900, e il Circolo degli Artisti, dove fu ammesso socio nel 1903. Negli stessi anni suoi dipinti furono ospitati nelle mostre delle Società Promotrici di Genova e di Firenze.
La pittura di Sacerdote si inserisce nel filone del nuovo interesse per il paesaggio maturato nella seconda metà dell’Ottocento dai pittori torinesi. Vittorio Avondo, la scuola di Rivara, Lorenzo Delleani svilupparono una particolare attenzione per la natura, dipingendo nelle campagne e nelle vallate piemontesi en plein air, per misurarsi dal vero con le variazioni della luce e dell’atmosfera. Aderendo a questa ispirazione Sacerdote frequentò la Valtournenche, le valli di Gressoney e di Cogne, o quelle più vicine di Lanzo e del Sangone in compagnia di Vittorio Cavalleri, Giovanni Colmo e Carlo Pollonera, dove realizzò studi ad acquarello, bozzetti ad olio e fotografie. Raffigurò anche i dintorni di Torino, con le cascine della piana del Po, i carri trainati dai buoi, i lavori sulle aie: immagini di una campagna che sarebbe di lì a poco scomparsa con l’espandersi dell’industrializzazione.
Inoltre, seguendo le curiosità di Avondo, di D’Andrade e dei pittori della Scuola di Rivara, avvertì il fascino pittoresco del medioevo, documentando l’architettura di chiese e castelli.
Utilizzò la fotografia come ausilio per la pratica artistica, memoria visiva da rielaborare poi attraverso la pittura e l’incisione. Sperimentò anche la fotografia stereoscopica, il primo metodo di riproduzione delle immagini in tre dimensioni, ottenute con una fotocamera a due obiettivi che riprendevano due distinte immagini dello stesso soggetto alla distanza degli occhi umani.
La mostra espone il visore binoculare del tipo Brewster posseduto da Anselmo Sacerdote.
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