Robert Davis. Wine, cigarettes, songs and such
Dal 27 Marzo 2013 al 11 Maggio 2013
Torino
Luogo: Luce Gallery
Indirizzo: corso San Maurizio 25
Orari: da mercoledì a sabato 15.30-19.30
Telefono per informazioni: +39 331 3286744
E-Mail info: silviaorlando@ufficiostampa.to.it
Sito ufficiale: http://www.lucegallery.com
Robert Davis terrà martedì 26 marzo p.v. alle ore 18.30 la sua prima mostra personale assoluta europea alla Luce Gallery in cui presenterà un suo nuovo corpo di lavori.
Con l'uso di materiali non convenzionali quali vino, birra, caffè o cenere, e la combinazione dell'uso di olio e pastelli ad olio, l'artista usa elementi che normalmente stimolano la vita ordinaria di ogni persona per esplorare i limiti e le differenze della percezione sensoriale relazionata al dipinto, sia per ciò che riguarda l'elemento ottico che per la senzazione che i materiali rivelano allo spettatore.
Rappresentando forme gestuali, l'artista fa slittare il punto di interesse su come i materiali usati reagiscono con le tele, il lino, il cuoio o la juta che egli usa per dipingere. La casualità di queste reazioni spesso dipendono dal singolo tipo di materiale, ma ognuno è differente ed ha una diversa reazione cromatica con il mezzo usato, come ogni vino o birra sono diversi nel colore e nell'intensità, contenendo un unico sapore visuale quando vengono posti sulla tela. Questa varietà di sostanze è accompagnata dalla natura gestuale del segno. L'atto stesso del dipingere emerge in modo inequivocabile e quindi traspare la pennellata, il graffo, il versare una sostanza sulla tela.
"Quando comincio a dipingere non voglio avere alcun punto di riferimento. La cosa deve evolvere in modo visuale. I miei dipinti hanno una stretta relazione al disegno ed alla sua struttura, alla direzione ed al ritmo. Mi piace il vino. Mi piacciono anche caffè e sigarette. Visionare un dipinto è un po' come consumare queste sostanze. Le prendiamo e poi decidiamo se ci piacciono o meno. Da un'altro punto di vista capisco che per me il dipinto è anche nostalgico. Amo i lavori che evocano un periodo passato. Dipingo spesso con questa nostalgia nella mente accostandomi con il colore ed i titoli delle singole opere. Il mio uso del colore è qualcosa nella pratica pittorica che si riferisce chiaramente a elementi al di fuori dell'opera stessa. Certi eventi, stanze, luoghi, cose che ho letto, sentito o vissuto, in qualche modo dettano la scelta del colore. Questo stesso senso di nostalgia condiziona i poster paintings. A volte una fotografa cade nelle mie mani e fa esattamente quello che si suppone che faccia".
L'uso della scrittura, di immagini trovate e di materiali non convenzionali sono un punto di rottura nella lettura dell'opera che richiamano l'attenzione ai codici. Ma pensare a Robert Davis come un'artista che rompe le regole, fa perdere il profondo impatto del suo lavoro, che è tutto legato all'affezione. In un aggiornamento della texturogia di Dubuffet, Robert Davis fa uso della tela e delle sostanze addittive scelte al fne svolgere forme gestuali che si riallacciano alla reale senzazione del mondo odierno ed al nostro senso di inadeguatezza nel capirlo. I suoi titoli sono un parte importante del lavoro, non qualcosa che serve solo a nominare le cose, ma che si ricollega alle profonda intenzione sentimentale dell'artista. "So che è giusto essere ispirati da John Cougar Mellencamp come da Malevich, e so che è corretto essere un banchiere con una bomboletta spray fetish, e so che quando guardo ad un dipinto di Robert Davis sto guardando a qualcosa che trascende gli elementi biblicamente elementari.
Dipinti fatti di vino od erba, caffè e sigarette con le loro linee sacramentali e perfette, odorano di storia e supportano l'altare del segno" (V. Dermody).
Robert Davis, vive e lavora a New York. Ha iniziato la sua carriera artistica presentando opere collaborative con Michael Langlois. Durante questa attiva collaborazione il duo artistico è stato ospitato nella personale al Museo di Arte Contemporanea di Chicago e al Museo di Magdeburgo in Germania per una seconda personale curata dall'amico Rashid Johnson, con cui tutt'ora Robert Davis lavora. Tra le recenti mostre collettive ricordiamo quella tenuta alla Sommer Contemporary ed alla Southern London Gallery.
Con l'uso di materiali non convenzionali quali vino, birra, caffè o cenere, e la combinazione dell'uso di olio e pastelli ad olio, l'artista usa elementi che normalmente stimolano la vita ordinaria di ogni persona per esplorare i limiti e le differenze della percezione sensoriale relazionata al dipinto, sia per ciò che riguarda l'elemento ottico che per la senzazione che i materiali rivelano allo spettatore.
Rappresentando forme gestuali, l'artista fa slittare il punto di interesse su come i materiali usati reagiscono con le tele, il lino, il cuoio o la juta che egli usa per dipingere. La casualità di queste reazioni spesso dipendono dal singolo tipo di materiale, ma ognuno è differente ed ha una diversa reazione cromatica con il mezzo usato, come ogni vino o birra sono diversi nel colore e nell'intensità, contenendo un unico sapore visuale quando vengono posti sulla tela. Questa varietà di sostanze è accompagnata dalla natura gestuale del segno. L'atto stesso del dipingere emerge in modo inequivocabile e quindi traspare la pennellata, il graffo, il versare una sostanza sulla tela.
"Quando comincio a dipingere non voglio avere alcun punto di riferimento. La cosa deve evolvere in modo visuale. I miei dipinti hanno una stretta relazione al disegno ed alla sua struttura, alla direzione ed al ritmo. Mi piace il vino. Mi piacciono anche caffè e sigarette. Visionare un dipinto è un po' come consumare queste sostanze. Le prendiamo e poi decidiamo se ci piacciono o meno. Da un'altro punto di vista capisco che per me il dipinto è anche nostalgico. Amo i lavori che evocano un periodo passato. Dipingo spesso con questa nostalgia nella mente accostandomi con il colore ed i titoli delle singole opere. Il mio uso del colore è qualcosa nella pratica pittorica che si riferisce chiaramente a elementi al di fuori dell'opera stessa. Certi eventi, stanze, luoghi, cose che ho letto, sentito o vissuto, in qualche modo dettano la scelta del colore. Questo stesso senso di nostalgia condiziona i poster paintings. A volte una fotografa cade nelle mie mani e fa esattamente quello che si suppone che faccia".
L'uso della scrittura, di immagini trovate e di materiali non convenzionali sono un punto di rottura nella lettura dell'opera che richiamano l'attenzione ai codici. Ma pensare a Robert Davis come un'artista che rompe le regole, fa perdere il profondo impatto del suo lavoro, che è tutto legato all'affezione. In un aggiornamento della texturogia di Dubuffet, Robert Davis fa uso della tela e delle sostanze addittive scelte al fne svolgere forme gestuali che si riallacciano alla reale senzazione del mondo odierno ed al nostro senso di inadeguatezza nel capirlo. I suoi titoli sono un parte importante del lavoro, non qualcosa che serve solo a nominare le cose, ma che si ricollega alle profonda intenzione sentimentale dell'artista. "So che è giusto essere ispirati da John Cougar Mellencamp come da Malevich, e so che è corretto essere un banchiere con una bomboletta spray fetish, e so che quando guardo ad un dipinto di Robert Davis sto guardando a qualcosa che trascende gli elementi biblicamente elementari.
Dipinti fatti di vino od erba, caffè e sigarette con le loro linee sacramentali e perfette, odorano di storia e supportano l'altare del segno" (V. Dermody).
Robert Davis, vive e lavora a New York. Ha iniziato la sua carriera artistica presentando opere collaborative con Michael Langlois. Durante questa attiva collaborazione il duo artistico è stato ospitato nella personale al Museo di Arte Contemporanea di Chicago e al Museo di Magdeburgo in Germania per una seconda personale curata dall'amico Rashid Johnson, con cui tutt'ora Robert Davis lavora. Tra le recenti mostre collettive ricordiamo quella tenuta alla Sommer Contemporary ed alla Southern London Gallery.
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