Elizabeth Ruchti. La luna e oltre

Elizabeth Ruchti, LUNE 26, 2023, post produzione fotografica su dibond, cm. 20x25
Dal 20 Maggio 2023 al 10 Giugno 2023
Trieste
Luogo: Mercato Coperto ·
Indirizzo: Via Carducci 36
Orari: da lunedì a sabato 11-14
Curatori: Marianna Accerboni
Enti promotori:
- AIDIA Trieste
- ideata da Anita Cendon con il coordinamento di Lucia Krasovec-Lucas e la linea grafica di Riccardo Moro
Telefono per informazioni: +39 335 6750946
E-Mail info: eliruchti@gmail.com
La mostra “La luna e oltre”, propone una quarantina di opere, tra assemblaggi a tecnica mista e fotografie, di Elizabeth Ruchti, artista che vive tra Milano, la Grecia e Trieste, sua città d’adozione. Nata a San Paolo del Brasile, nelle sue vene scorre sangue svizzero, russo, brasiliano e gaucho. Diciassettenne, si trasferisce per motivi di studio a Roma, dove si laurea in antropologia culturale e da quel momento vive e opera nel capoluogo lombardo, dove ha sempre coltivato la passione per l’arte, formandosi all’Accademia di Belle Arti di San Luca e partecipando a mostre personali e collettive. Organizzata da AIDIA Trieste e ideata da Anita Cendon con il coordinamento di Lucia Krasovec-Lucas e la linea grafica di Riccardo Moro, l’esposizione sarà introdotta dalla curatrice Marianna Accerboni.Seguirà un vin d'honneur.
“Elizabeth – scrive Accerboni - si affida ai parametri dell’arte povera, sfiora a volte il concettuale, si abbandona a un mondo in cui risuonano ancora i riti e i simboli della tradizione popolare, il canto delle sirene bambine, le predizioni ancestrali scandite sulla sabbia, le fiabe con i loro misteri. E, mentre in modo e attraverso un ritmo e suggestioni quasi animistiche, interpreta i segreti della natura e i loro riflessi sulla vita e sulla crescita interiore e fisica dell’uomo, accade che si palesa la via d’uscita imprevista, legata ancora una volta alla capacità dell’artista di captare le forze sottili, silenziose e potenti che governano l’universo nella sua apparenza e nella sua sostanza e i suoi ritmi segreti”.
“Elizabeth – scrive Accerboni - si affida ai parametri dell’arte povera, sfiora a volte il concettuale, si abbandona a un mondo in cui risuonano ancora i riti e i simboli della tradizione popolare, il canto delle sirene bambine, le predizioni ancestrali scandite sulla sabbia, le fiabe con i loro misteri. E, mentre in modo e attraverso un ritmo e suggestioni quasi animistiche, interpreta i segreti della natura e i loro riflessi sulla vita e sulla crescita interiore e fisica dell’uomo, accade che si palesa la via d’uscita imprevista, legata ancora una volta alla capacità dell’artista di captare le forze sottili, silenziose e potenti che governano l’universo nella sua apparenza e nella sua sostanza e i suoi ritmi segreti”.
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