L’occhio in gioco. Percezioni, impressioni e illusioni nell’arte dal Medioevo alla Contemporaneità
Dal 21 Marzo 2023 al 03 Settembre 2023
Venaria Reale | Torino
Luogo: Reggia di Venaria Reale
Indirizzo: Piazza della Repubblica 4
Curatori: Alessandra Rodolfo ed Andrea Merlotti
Costo del biglietto: intero 10 €; ridotto 8 €; ridotto ragazzi 6 €; ridotto scuole 3 €. Tutti i biglietti dedicati alla mostra comprendono la visita ai Giardini. Biglietto Tutto in una Reggia: intero 20 €; ridotto 16 €; ridotto ragazzi 10 €; ridotto scuole 6 €. Il biglietto Tutto in una Reggia comprende la visita alla Reggia, ai Giardini e alle mostre in corso. Ingresso gratuito per i bambini di età inferiore ai 6 anni
Sito ufficiale: http://lavenaria.it
La mostra è organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude con l’importante partecipazione dei Musei Vaticani e raccoglie opere provenienti, oltre che dai Musei Vaticani stessi, dal Palazzo del Quirinale, dal Museo di Roma, dai Musei Reali di Torino, dal Museo Diocesano Tridentino, dalla Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli di Milano e da diverse collezioni private.
Si tratta di un’occasione imperdibile per compiere un viaggio all’interno di alcune fra le più importanti cerimonie papali: la Lavanda dei piedi e la Coena Domini che si svolgevano il Giovedì Santo nel cuore del Palazzo Vaticano, in ambienti solenni impreziositi da straordinarie opere d’arte, legate a nomi di Leonardo e Raffaello. Cogliendo il senso di antiche cerimonie, ricche di simboli e di significati, arazzi, quadri, incisioni ed oggetti raccontano una storia che affonda le sue radici lontano nel tempo, immergendo il visitatore in un mondo di tradizioni e antichi riti. Non solo atti esteriori, ma importanti testimonianze della Chiesa Romana.
La storia che si racconta ebbe inizio nel 1533 quando, in occasione del matrimonio di Caterina de’ Medici, nipote di papa Clemente VII, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia Francesco I, quest’ultimo donò al pontefice un prezioso arazzo raffigurante l’Ultima Cena di Leonardo. Un matrimonio e un regalo importante che suggellavano l’alleanza tra la Francia e il Papato contro l’imperatore Carlo V (responsabile del sacco di Roma, avvenuto solo sei anni prima, nel 1527).
L’opera fu realizzata dopo il 1516 su ordine dello stesso Francesco I e di sua madre Luisa di Savoia. Questo spiega la presenza di simboli sabaudi lungo tutta la bordura dell’arazzo. Nel prezioso panno, interamente tessuto in oro e seta, l’Ultima Cena milanese è trasposta con assoluta fedeltà, ma con un’importante variazione. Lo sfondo –che nell’originale è quasi un’astrazione– diviene un’architettura rinascimentale: come se l’Ultima Cena si svolgesse alla corte di Francia. Francesco I era un grande estimatore di Leonardo, tanto da averlo chiamato alla sua corte presso il Castello di Amboise (nella Valle della Loira) dove l’artista visse dal 1516 al 1519, ed è ormai opinione di molti che il cartone dell’arazzo, su cui fu poi effettuata la successiva tessitura, sia stato realizzato in Francia sotto la supervisione dello stesso Leonardo.
Quando lo ebbero nelle loro collezioni, i pontefici decisero di utilizzare l’arazzo per alcune delle più importanti e suggestive cerimonie religiose della corte papale. In particolare nella Lavanda dei Piedi che si svolgeva nella sala Ducale del Palazzo Vaticano e in occasione della quale il pontefice, a imitazione di Cristo, lavava i piedi a tredici sacerdoti poveri (dodici rappresentavano gli apostoli, uno forse Cristo stesso) posti a sedere su un palco sotto l’arazzo leonardesco. Lo stesso pontefice, poi, coadiuvato dal suo seguito, serviva la cena (Coena Domini) ai tredici con chiaro rimando all’Ultima Cena.
Qui il panno leonardesco intrecciò la sua storia con un altro arazzo, di grande rilievo e bellezza: quello per il dossale del baldacchino papale, realizzato sempre per Clemente VII, appassionato collezionista di prodotti tessili. A disegnarlo per lui erano stati gli allievi di Raffaello, gli stessi che avevano lavorato con il Maestro nelle celeberrime Stanze Vaticane e nelle Logge del palazzo.
A quarant’anni di distanza dalla sua ultima esposizione l’imponente baldacchino, realizzato nella stessa manifattura brussellese da cui uscirono i famosi arazzi di Raffaello della Cappella Sistina, verrà ricostruito in mostra, munito della sua copertura impreziosita dai suoi pendenti di straordinaria bellezza. All’inizio della cerimonia della Lavanda dei piedi il pontefice si levava dal trono, sotto il baldacchino raffaellesco, e si portava sotto l’arazzo leonardesco, all’ombra del quale lavava i piedi ai poveri.
Benché generalmente il solenne rito della lavanda si svolgesse nel Palazzo Vaticano e successivamente nella Basilica di San Pietro, almeno una volta (nel 1831) essa ebbe luogo anche al Quirinale, già Palazzo Pontificio. Una storia ricordata indirettamente con il grande arazzo raffigurante Gesù che lava i piedi agli Apostoli. Donato da Napoleone a papa Pio VII, il raffinato panno, realizzato a Parigi nella celebre Manifattura dei Gobelins, è ancora oggi esposto nelle Sale del Carracci del palazzo presidenziale italiano.
Il rito della Lavanda non era però una prerogativa pontificia. Tutti i sovrani cattolici -e sino a fine Seicento anche il protestante re d’Inghilterra a imitazione della corte papale- la praticarono per molti secoli, in alcuni casi sino a meno d’un secolo fa. Una storia anch’essa ricordata nella mostra da una splendida brocca (aiguiere) usata da Carlo Felice e Carlo Alberto di Savoia, ora nei depositi dei Musei Reali di Torino. È associata ad altre due analoghe, provenienti dalla Sagrestia Pontificia, usate probabilmente per lo stesso scopo.
Dichiarano Michele Briamonte e Guido Curto, Presidente e Direttore Generale del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude: «All'ombra di Leonardo è una mostra prestigiosa, non solo per la preziosa collaborazione con i Musei Vaticani che l'ha permessa, ma anche e soprattutto in quanto occasione imperdibile per ammirare da vicino capolavori unici che consentono di conoscere rituali e cerimonie ricchi di simboli e significati lontani nel tempo. L'importanza dei prestiti raccolti ci rende particolarmente soddisfatti di inaugurare la nuova stagione con questo evento espositivo, e con uno speciale riconoscimento ai Musei Vaticani che grazie al loro prestigio internazionale sono partner ideali per la Reggia».
Barbara Jatta, Direttore di Musei Vaticani, ha definito l’iniziativa «una collaborazione importante fra le due istituzioni nel periodo quaresimale incentrata su due opere significative per la storia delle collezioni pontificie e per il ruolo di evangelizzazione che hanno avuto nei secoli».
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