La poesia della luce. Disegni veneziani dalla National Gallery di Washington
Dal 06 Dicembre 2014 al 15 Marzo 2015
Venezia
Luogo: Museo Correr
Indirizzo: San Marco 52
Orari: 10-17
Curatori: Andrew Robinson
Enti promotori:
- National Gallery di Washington
Costo del biglietto: intero € 16, ridotto € 10, studenti € 5.50
Telefono per informazioni: +39 041 2405211
E-Mail info: info@fmcvenezia.it
Sito ufficiale: http://www.disegnivenezianinga.it
Disegni preparatori, schizzi rapidi a fermare l’idea, modelli e studi per la bottega ma anche composizioni finite, opere autonome capaci di proporre una poetica diversa, fatta di linee, ombre, chiaroscuri, lumeggiature, definizione di forme e movimenti, traduzione di sentimenti e visioni, esplorazione delle infinite possibilità della luce.
In mostra a Venezia, al Museo Correr dal 6 dicembre 2014 al 15 marzo 2015, giungono della National Gallery of Art di Washington oltre centotrenta opere realizzate tra il XVI e il XIX secolo a Venezia, quando la città dei Dogi e la terraferma rappresentavano la culla dei più raffinati artisti italiani.
Un nucleo sceltissimo di una delle più importanti collezioni di disegni al mondo, ricondotti in laguna per un’irripetibile esplorazione del genio artistico dei grandi maestri veneti e del loro rapporto con l’arte grafica: da Mantegna, Bellini e Carpaccio a Giorgione, Lotto e Tiziano, fino a Bassano, Veronese, Tintoretto, Piazzetta, Canaletto, Tiepolo, Guardi, per approdare alle passioni veneziane di “foresti” come Whistler, von Alt, Lear, Werner, Callow e soprattutto Sargent.
Un percorso affascinante, che ripercorre gli sviluppi dell’arte veneziana dal Cinquecento all’Ottocento attraverso lo strumento primario dell’espressione figurativa e, sullo sfondo, Venezia: non solo centro di produzione artistica ma anche soggetto figurativo vero e proprio.
L’esposizione, curata da Andrew Robison, preziosa anche per l’estrema fragilità delle opere esposte che impongono complesse tutele conservative, si apre dunque con i disegni dei più importanti maestri del Rinascimento: Andrea Mantegna, Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio di cui è presentata anche una Sacra conversazione in un paesaggio di grande lirismo, esempio significativo di opera su carta dell’artista veneto.
Quindi, uno straordinario foglio raffigurante un immaginario imperatore orientale, eseguito da Dürer durante il suo soggiorno veneziano e poi i disegni di Giorgione – che introduce in laguna il cosiddetto genere delle Poesie - Domenico Campagnola e Gerolamo Romanino.
Dell’’artista, bresciano di nascita ma veneto d’adozione, viene eccezionalmente presentato un disegno firmato, magnifica combinazione di effetti sfumati inondati di una luce straordinaria – “Madonna con bambino, Sant’Antonio Abate, San Francesco e un donatore “– che è considerato dalla critica la pietra di paragone dell’arte su carta del maestro, sia dal punto di vista dell’autenticità sia da quello della massima qualità.
Non mancano disegni di Lorenzo Lotto e Tiziano e neppure un magnifico foglio con un angelo e un profeta di Sebastiano del Piombo, acclamato fin dalla sua comparsa ad un’asta del 1977 – ricorda Robison – come capolavoro dell’artista e, di fatto, come uno dei disegni più raffinati del Rinascimento veneziano.
In questo caso l’aggettivo “veneziano” si riferisce a quel connubio più unico che raro di sensibilità veneziana e forma romana che è caratteristico dell’arte matura di Sebastiano, come mostra il disegno in questione realizzato tra il 1517 e il 1519, per la decorazione della cappella Borgherini di San Pietro in Montorio, su uno schizzo di Michelangelo.
Magistralmente pittorico, evocativo delle origini veneziane dell’artista fin dalla scelta di una carta azzurra, più che “disegnare” l’artista “dipinse” su questo foglio, giungendo a un’opera finita ancor più complessa e drammatica di quella realizzata poi su tela.
Opera chiave appare anche il rarissimo disegno a gessi colorati di Jacopo Bassano, che introduce la selezione di lavori del Cinquecento maturo. Il “Cristo deriso” è una delle opere più raffinate dello straordinario gruppo di sei disegni compositivi sulla vita di Gesú, di dimensioni insolitamente grandi, eseguiti da Jacopo in gessi policromi su carta azzurra veneziana e tutti risalenti alla fine degli anni Sessanta o agli inizi degli anni Settanta del XVI secolo. Divisi tra Parigi, Amburgo, Berlino, Ottawa, Malibu e appunto Washington e caratterizzati da potenza straordinaria e da notevole inventiva, in questi lavori Jacopo seppe sviluppare anche una notevole originalità nell’ uso del colore.
Seguono studi di nudo e schizzi compositivi di Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese e Palma il Giovane.
La felice stagione del Settecento veneziano è documentata in tutti i suoi aspetti attraverso esempi di grande qualità, nella maggior parte dei casi mai esposti in Italia.
I maestri del rococò come Sebastiano Ricci, Antonio Guardi e Antonio Pellegrini (del quale viene proposta un’opera di nuova attribuzione) sono tutti presenti in mostra con disegni caratterizzati da una fragrante libertà di tocco.
Fanno da contro altare le Teste di carattere di Giambattista Piazzetta, eseguite a gessetto: immagini di malinconica intimità, fra i primi disegni a essere intesi come opere d’arte compiute e, come tali, esposti già dai contemporanei sulle pareti di casa, protetti da un cristallo.
I lavori esposti nell’occasione al Museo Correr ne sono un esempio significativo, in particolare il sorprendente Giovane uomo abbraccia una fanciulla del 1743 ca. (in cui Piazzetta ritrae probabilmente la figlia Barbara), realizzato in carboncino – come scoperto grazie agli studi ora eseguiti – e in gesso bianco: potenza straordinaria e poesia.
In mostra anche ben 12 opere di Giambattista Tiepolo, una selezione semplicemente imponente che copre quasi tutto l’arco cronologico della sua attività documentando ogni aspetto della produzione grafica dell’artista – studi compositivi a penna, il disegno del nudo, le caricature – e quindi una speciale sezione dedicata ai paesaggi.
Qui si ammirano le pitture a guazzo colorate realizzate da Marco Ricci e Francesco Zuccarelli, insieme a viste di canali, lagune e palazzi realizzate dai protagonisti del vedutismo veneziano Francesco Guardi, Bernardo Bellotto e Canaletto – di cui è doveroso segnalare i due disegni della serie dei Fasti dogali – oltre a un nucleo davvero notevole di “rendering” architettonici e immagini fantastiche di Giovanni Battista Piranesi di cui la National Gallery of Art di Washington possiede una delle collezioni più importanti al mondo.
Se la grande storia dell’arte veneziana si fa generalmente terminare con la caduta della Repubblica nel 1797, nel corso dell’Ottocento la città, con i suoi canali e le calme ed evocative atmosfere lagunari, diventa invece fonte d’ispirazione per i pittori stranieri dal Romanticismo all’Impressionismo.
La parte finale della mostra ci porta nel mito, in quel sogno che ha costruito e diffuso nel mondo l’immaginario romantico e fatale di Venezia, non più Serenissima ma sempre unica.
Non a caso, la mostra si chiude, con alcuni suggestivi disegni di James McNeill Whistler e di John Singer Sargent, entrambi amici di Henry James, dove la stessa luce si fa poesia.
Ad accompagnare la mostra un importante catalogo edito da Marsilio pubblicato con il sostegno della Delmas Foundation.
In mostra a Venezia, al Museo Correr dal 6 dicembre 2014 al 15 marzo 2015, giungono della National Gallery of Art di Washington oltre centotrenta opere realizzate tra il XVI e il XIX secolo a Venezia, quando la città dei Dogi e la terraferma rappresentavano la culla dei più raffinati artisti italiani.
Un nucleo sceltissimo di una delle più importanti collezioni di disegni al mondo, ricondotti in laguna per un’irripetibile esplorazione del genio artistico dei grandi maestri veneti e del loro rapporto con l’arte grafica: da Mantegna, Bellini e Carpaccio a Giorgione, Lotto e Tiziano, fino a Bassano, Veronese, Tintoretto, Piazzetta, Canaletto, Tiepolo, Guardi, per approdare alle passioni veneziane di “foresti” come Whistler, von Alt, Lear, Werner, Callow e soprattutto Sargent.
Un percorso affascinante, che ripercorre gli sviluppi dell’arte veneziana dal Cinquecento all’Ottocento attraverso lo strumento primario dell’espressione figurativa e, sullo sfondo, Venezia: non solo centro di produzione artistica ma anche soggetto figurativo vero e proprio.
L’esposizione, curata da Andrew Robison, preziosa anche per l’estrema fragilità delle opere esposte che impongono complesse tutele conservative, si apre dunque con i disegni dei più importanti maestri del Rinascimento: Andrea Mantegna, Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio di cui è presentata anche una Sacra conversazione in un paesaggio di grande lirismo, esempio significativo di opera su carta dell’artista veneto.
Quindi, uno straordinario foglio raffigurante un immaginario imperatore orientale, eseguito da Dürer durante il suo soggiorno veneziano e poi i disegni di Giorgione – che introduce in laguna il cosiddetto genere delle Poesie - Domenico Campagnola e Gerolamo Romanino.
Dell’’artista, bresciano di nascita ma veneto d’adozione, viene eccezionalmente presentato un disegno firmato, magnifica combinazione di effetti sfumati inondati di una luce straordinaria – “Madonna con bambino, Sant’Antonio Abate, San Francesco e un donatore “– che è considerato dalla critica la pietra di paragone dell’arte su carta del maestro, sia dal punto di vista dell’autenticità sia da quello della massima qualità.
Non mancano disegni di Lorenzo Lotto e Tiziano e neppure un magnifico foglio con un angelo e un profeta di Sebastiano del Piombo, acclamato fin dalla sua comparsa ad un’asta del 1977 – ricorda Robison – come capolavoro dell’artista e, di fatto, come uno dei disegni più raffinati del Rinascimento veneziano.
In questo caso l’aggettivo “veneziano” si riferisce a quel connubio più unico che raro di sensibilità veneziana e forma romana che è caratteristico dell’arte matura di Sebastiano, come mostra il disegno in questione realizzato tra il 1517 e il 1519, per la decorazione della cappella Borgherini di San Pietro in Montorio, su uno schizzo di Michelangelo.
Magistralmente pittorico, evocativo delle origini veneziane dell’artista fin dalla scelta di una carta azzurra, più che “disegnare” l’artista “dipinse” su questo foglio, giungendo a un’opera finita ancor più complessa e drammatica di quella realizzata poi su tela.
Opera chiave appare anche il rarissimo disegno a gessi colorati di Jacopo Bassano, che introduce la selezione di lavori del Cinquecento maturo. Il “Cristo deriso” è una delle opere più raffinate dello straordinario gruppo di sei disegni compositivi sulla vita di Gesú, di dimensioni insolitamente grandi, eseguiti da Jacopo in gessi policromi su carta azzurra veneziana e tutti risalenti alla fine degli anni Sessanta o agli inizi degli anni Settanta del XVI secolo. Divisi tra Parigi, Amburgo, Berlino, Ottawa, Malibu e appunto Washington e caratterizzati da potenza straordinaria e da notevole inventiva, in questi lavori Jacopo seppe sviluppare anche una notevole originalità nell’ uso del colore.
Seguono studi di nudo e schizzi compositivi di Jacopo Tintoretto, Paolo Veronese e Palma il Giovane.
La felice stagione del Settecento veneziano è documentata in tutti i suoi aspetti attraverso esempi di grande qualità, nella maggior parte dei casi mai esposti in Italia.
I maestri del rococò come Sebastiano Ricci, Antonio Guardi e Antonio Pellegrini (del quale viene proposta un’opera di nuova attribuzione) sono tutti presenti in mostra con disegni caratterizzati da una fragrante libertà di tocco.
Fanno da contro altare le Teste di carattere di Giambattista Piazzetta, eseguite a gessetto: immagini di malinconica intimità, fra i primi disegni a essere intesi come opere d’arte compiute e, come tali, esposti già dai contemporanei sulle pareti di casa, protetti da un cristallo.
I lavori esposti nell’occasione al Museo Correr ne sono un esempio significativo, in particolare il sorprendente Giovane uomo abbraccia una fanciulla del 1743 ca. (in cui Piazzetta ritrae probabilmente la figlia Barbara), realizzato in carboncino – come scoperto grazie agli studi ora eseguiti – e in gesso bianco: potenza straordinaria e poesia.
In mostra anche ben 12 opere di Giambattista Tiepolo, una selezione semplicemente imponente che copre quasi tutto l’arco cronologico della sua attività documentando ogni aspetto della produzione grafica dell’artista – studi compositivi a penna, il disegno del nudo, le caricature – e quindi una speciale sezione dedicata ai paesaggi.
Qui si ammirano le pitture a guazzo colorate realizzate da Marco Ricci e Francesco Zuccarelli, insieme a viste di canali, lagune e palazzi realizzate dai protagonisti del vedutismo veneziano Francesco Guardi, Bernardo Bellotto e Canaletto – di cui è doveroso segnalare i due disegni della serie dei Fasti dogali – oltre a un nucleo davvero notevole di “rendering” architettonici e immagini fantastiche di Giovanni Battista Piranesi di cui la National Gallery of Art di Washington possiede una delle collezioni più importanti al mondo.
Se la grande storia dell’arte veneziana si fa generalmente terminare con la caduta della Repubblica nel 1797, nel corso dell’Ottocento la città, con i suoi canali e le calme ed evocative atmosfere lagunari, diventa invece fonte d’ispirazione per i pittori stranieri dal Romanticismo all’Impressionismo.
La parte finale della mostra ci porta nel mito, in quel sogno che ha costruito e diffuso nel mondo l’immaginario romantico e fatale di Venezia, non più Serenissima ma sempre unica.
Non a caso, la mostra si chiude, con alcuni suggestivi disegni di James McNeill Whistler e di John Singer Sargent, entrambi amici di Henry James, dove la stessa luce si fa poesia.
Ad accompagnare la mostra un importante catalogo edito da Marsilio pubblicato con il sostegno della Delmas Foundation.
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