Palazzo Barberini

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Palazzo Barberini
Nel 1623 salì al soglio papale, con il nome di Urbano VIII, il cardinale Maffeo Barberini. Fin dalla giovinezza il futuro pontefice era dotato di una raffinata cultura umanistica che caratterizzò il mecenatismo esercitato da lui e dalla sua famiglia negli anni del suo lungo pontificato (1623-1644). La potente famiglia Barberini, di origine toscana, volle tra l'altro costruire come sede di rappresentanza, una residenza fastosa e degna delle più prestigiose famiglie romane.
I lavori di costruzione di Palazzo Barberini iniziarono nel 1627 sotto la direzione dell'architetto Carlo Maderno (1556-1629), il quale inizialmente ideò una costruzione quadrangolare che inglobava la preesistente Villa Sforza secondo lo schema tradizionale del palazzo rinascimentale, ispirato al modello di Palazzo Farnese. Solo in seguito fu elaborato il progetto ad ali aperte che trasformava l'edificio in palazzo-villa, unendo le due funzioni di abitazione di rappresentanza della famiglia papale e di villa suburbana. Tale impianto, attraverso soluzioni comuni alle ville cinquecentesche,  assicurava un perfetto inserimento dell'edificio nell'ambiente circostante.
Nel 1629, alla morte di Carlo Maderno, subentrò alla direzione dei lavori Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), allora trentunenne. E' argomento di dibattito quanta parte del primitivo progetto, ideato da Carlo Maderno, sia stato poi utilizzato da Bernini. Nel cantiere lavorò anche il giovane FrancescoBorromini (1599-1667), nipote del Maderno, al quale sono riferibili alcuni particolari architettonici, oltre la scala elicoidale a destra del porticato. La stretta collaborazione dei due artisti, entrambi vincolati dal precedente progetto del Maderno, rende assai complesse e controverse le attribuzioni di molte parti dell'edificio. La concezione della loggia vetrata sorretta da un profondo portico, costituisce il fulcro di rappresentanza della costruzione che s'incentra sul grande volume del Salone. Quest'ultimo, si sviluppa su due piani con la grande volta affrescata tra il 1632 ed il 1639 da Pietro da Cortona con il Trionfo della Divina Provvidenza, glorificazione temporale e spirituale del pontefice e della famiglia Barberini. La composizione, il cui carattere illusionistico potenzia la monumentalità di quello spazio, apre l'epoca della grande decorazione barocca.  La facciata del palazzo su via delle Quattro Fontane scandiva, con il doppio ingresso a destra e a sinistra del porticato, la suddivisione delle due ali aggettanti del palazzo: quella a sud destinata agli ecclesiastici, i cardinali Antonio e Francesco Barberini, all'ultimo piano della quale il cardinal Francesco, uomo di grande cultura, collezionista e letterato aveva collocato la sua celebre biblioteca, l'ala nord era invece occupata dal ramo secolare della famiglia, in origine da Taddeo, nipote di Urbano VIII e dalla sua sposa Anna Colonna. I locali adibiti a Galleria Nazionale d'Arte Antica sono ubicati al piano nobile di questa parte del palazzo.