A Bergamo dal 6 dicembre al 1° aprile
Tiziano e Pietro Aretino. All'Accademia Carrara il ritratto di un protagonista del Rinascimento
Tiziano Vecellio, Ritratto di Pietro Aretino, 1545, olio su tela. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina
Samantha De Martin
04/12/2023
Bergamo - Accade talvolta, nella storia dei ritratti, che un’opera assurga al ruolo di immagine per eccellenza, divenendo icona e consegnando non solo il volto di un personaggio all’eternità, ma anche il rapporto che questo intrattenne con il pittore.
Un esempio, tra i più eclatanti, è il ritratto di Pietro Aretino, una delle personalità più amate e discusse del Cinquecento, eseguito dall’amico Tiziano e custodito oggi nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Gallerie degli Uffizi) di Firenze.
In una posa dal piglio orgoglioso e risoluto, con la lunga barba ad accentuarne l’aspetto virile, la catena d’oro al collo e l’ampio soprabito color rosso, Aretino viene colto da Tiziano assieme ai tratti precipui del suo carattere.
Dal 4 dicembre al 1° aprile la tela che immortala “L'uom tre volte chiarissimo e divino / il famoso immortal Pietro Aretino”, diplomatico anticonformista, primo a praticare la critica d’arte così come oggi la intendiamo, sarà in prestito all’Accademia Carrara di Bergamo, al centro di un prezioso progetto espositivo. Il progetto intitolato Tiziano e Aretino. Il ritratto di un protagonista del Rinascimento è sostenuto da Intesa Sanpaolo in qualità di main partner. Una collaborazione, quella tra Accademia Carrara e Intesa Sanpaolo, consolidata anche in occasione del prestito di alcuni dipinti di Giovan Battista Moroni, parte della collezione Carrara, alla mostra Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo, visitabile alle Gallerie d’Italia di Milano dal 6 dicembre al 1° aprile 2024.
Alessandro Vittoria, Medaglia di Pietro Aretino / Scena di udienza, 1552 circa, bronzo D: Brescia, Musei Civici | R: Parigi, BNF, (già collezione Armand Valton)
A Bergamo, Maria Cristina Rodeschini, Paolo Plebani e Giulia Zaccariotto, curatori della mostra Tiziano e Aretino. Il ritratto di un protagonista del Rinascimento, proporranno al pubblico una riflessione che dal dipinto di Tiziano si allarga attraverso una serie di opere che spaziano dalla grafica all’editoria, arti ben note allo scrittore, chiamate a celebrarlo.
Eseguito da Tiziano nel 1545, il Ritratto di Pietro Aretino è un esempio straordinario della produzione matura del maestro, potente, abbozzata nella materia pittorica, a tratti non finita. Soggetto e committente del dipinto, il “poeta Tosco” avrebbe voluto donare il suo ritratto a Cosimo I de’ Medici al fine di riceverne la protezione, realizzando un’operazione di autopromozione a tutti gli effetti, certo non comune per l’epoca.
“Certo [questa mia sembianza] respira, batte i polsi e muove lo spirito nel modo ch’io mi faccio in la vita; et si più fossero stati gli scudi, che glie ne ho dati invero [a Tiziano], e drappi sarieno più lucidi, morbidi e rigidi, insinuando – con tono beffardo – che il lavoro del pittore fosse proporzionato al denaro ricevuto”. Con queste parole rivolte in una lettera a Cosimo I nel 1545, Aretino commentava l’opera.
Lo scrittore aveva stretto una grande amicizia con Tiziano, del quale apprezzava il temperamento impetuoso, affinità che permise, dal canto suo, al pittore di interpretare con autorevolezza la spiccata personalità del poeta abituato a frequentare gli artisti più importanti dell’epoca e gli esponenti del mondo politico e culturale.
Tiziano celebra così Aretino al culmine del suo successo personale, restituendoci la raffigurazione della ostinata volontà messa in campo dallo scrittore nel promuovere la sua figura di intellettuale attraverso un uso tanto consapevole quanto spregiudicato della propria immagine. Per evocare questa vicenda, in mostra la tela eseguita da Tiziano dialogherà con altre celebri testimonianze dell’iconografia aretiniana, come una serie medaglie realizzate da diversi artisti, che testimoniano quanto la ritrattistica fosse utilizzata come strumento per promuovere le pubblicazioni. A queste si aggiunge la medaglia con al rovescio la testa di falli, nata invece con lo scopo di irridere Aretino. Completeranno il percorso due volumi a stampa che richiamano i Sonetti lussuriosi, scritti nel 1525 dopo aver visto le invenzioni di Giulio Romano incise da Marcantonio Raimondi (1480 circa - 1534) e l’allestimento della commedia La Talanta scritta da Aretino a Venezia e messa in scena durante il Carnevale del 1542 con la collaborazione di Giorgio Vasari.
Tiziano e Aretino. Il ritratto di un protagonista del Rinascimento, Allestimento | Courtesy Accademia Carrara
Dalla collaborazione tra Maria Cristina Rodeschini, direttore di Accademia Carrara, ed Enrico Maria Dal Pozzolo, è nata, inoltre, l’idea di un dialogo tra il dipinto di Tiziano e Giovan Battista Moroni. Aretino fu l’alfiere del “ritratto naturale”, pratica nella quale Tiziano e Moroni raggiunsero traguardi straordinari. Così il percorso mette a confronto i due pittori, vicini seppur nelle loro distanze, se si considera che fu sempre lo scrittore a sostenere che i ritratti dovessero raffigurare personalità di rango e non, come ebbe a dire, "sarti e beccai", suggerimento al quale Moroni si sottrasse apertamente.
Il confronto tra Tiziano e Giovan Battista Moroni, maestro del quale l’Accademia Carrara conserva il più importante corpus di opere, prosegue poi per il pubblico nelle sale del museo, attraverso capolavori emblematici come Ritratto di Leonello d’Este di Pisanello, Ritratto di giovane uomo di Giovanni Bellini, Ritratto di Giuliano de’ Medici di Sandro Botticelli, Ritratto di Lucina Brembati di Lorenzo Lotto.
“La mostra che la Carrara dedica alla figura di Pietro Aretino – spiega Rodeschini, direttore Accademia Carrara e curatore della mostra - offre al pubblico un cammeo sul grande letterato del Cinquecento, scrittore, polemista, diplomatico, inventore di nuovi generi letterari, poeta disposto a trattare senza alcuna remora dei liberi costumi della società in cui visse perfettamente a suo agio, in dialogo con gli umanissimi ritratti di Giovan Battista Moroni. La poliedrica figura di Aretino è qui descritta attraverso più medium espressivi, dalla grafica, alla medaglistica, all’editoria, tutti ben conosciuti dallo scrittore e chiamati, per mano di capaci artefici, a celebrarlo e a preservarne la memoria”.
Tiziano Vecellio, Ritratto di Pietro Aretino, 1545, Olio su tela, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina
Un esempio, tra i più eclatanti, è il ritratto di Pietro Aretino, una delle personalità più amate e discusse del Cinquecento, eseguito dall’amico Tiziano e custodito oggi nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti (Gallerie degli Uffizi) di Firenze.
In una posa dal piglio orgoglioso e risoluto, con la lunga barba ad accentuarne l’aspetto virile, la catena d’oro al collo e l’ampio soprabito color rosso, Aretino viene colto da Tiziano assieme ai tratti precipui del suo carattere.
Dal 4 dicembre al 1° aprile la tela che immortala “L'uom tre volte chiarissimo e divino / il famoso immortal Pietro Aretino”, diplomatico anticonformista, primo a praticare la critica d’arte così come oggi la intendiamo, sarà in prestito all’Accademia Carrara di Bergamo, al centro di un prezioso progetto espositivo. Il progetto intitolato Tiziano e Aretino. Il ritratto di un protagonista del Rinascimento è sostenuto da Intesa Sanpaolo in qualità di main partner. Una collaborazione, quella tra Accademia Carrara e Intesa Sanpaolo, consolidata anche in occasione del prestito di alcuni dipinti di Giovan Battista Moroni, parte della collezione Carrara, alla mostra Moroni (1521-1580). Il ritratto del suo tempo, visitabile alle Gallerie d’Italia di Milano dal 6 dicembre al 1° aprile 2024.
Alessandro Vittoria, Medaglia di Pietro Aretino / Scena di udienza, 1552 circa, bronzo D: Brescia, Musei Civici | R: Parigi, BNF, (già collezione Armand Valton)
A Bergamo, Maria Cristina Rodeschini, Paolo Plebani e Giulia Zaccariotto, curatori della mostra Tiziano e Aretino. Il ritratto di un protagonista del Rinascimento, proporranno al pubblico una riflessione che dal dipinto di Tiziano si allarga attraverso una serie di opere che spaziano dalla grafica all’editoria, arti ben note allo scrittore, chiamate a celebrarlo.
Eseguito da Tiziano nel 1545, il Ritratto di Pietro Aretino è un esempio straordinario della produzione matura del maestro, potente, abbozzata nella materia pittorica, a tratti non finita. Soggetto e committente del dipinto, il “poeta Tosco” avrebbe voluto donare il suo ritratto a Cosimo I de’ Medici al fine di riceverne la protezione, realizzando un’operazione di autopromozione a tutti gli effetti, certo non comune per l’epoca.
“Certo [questa mia sembianza] respira, batte i polsi e muove lo spirito nel modo ch’io mi faccio in la vita; et si più fossero stati gli scudi, che glie ne ho dati invero [a Tiziano], e drappi sarieno più lucidi, morbidi e rigidi, insinuando – con tono beffardo – che il lavoro del pittore fosse proporzionato al denaro ricevuto”. Con queste parole rivolte in una lettera a Cosimo I nel 1545, Aretino commentava l’opera.
Lo scrittore aveva stretto una grande amicizia con Tiziano, del quale apprezzava il temperamento impetuoso, affinità che permise, dal canto suo, al pittore di interpretare con autorevolezza la spiccata personalità del poeta abituato a frequentare gli artisti più importanti dell’epoca e gli esponenti del mondo politico e culturale.
Tiziano celebra così Aretino al culmine del suo successo personale, restituendoci la raffigurazione della ostinata volontà messa in campo dallo scrittore nel promuovere la sua figura di intellettuale attraverso un uso tanto consapevole quanto spregiudicato della propria immagine. Per evocare questa vicenda, in mostra la tela eseguita da Tiziano dialogherà con altre celebri testimonianze dell’iconografia aretiniana, come una serie medaglie realizzate da diversi artisti, che testimoniano quanto la ritrattistica fosse utilizzata come strumento per promuovere le pubblicazioni. A queste si aggiunge la medaglia con al rovescio la testa di falli, nata invece con lo scopo di irridere Aretino. Completeranno il percorso due volumi a stampa che richiamano i Sonetti lussuriosi, scritti nel 1525 dopo aver visto le invenzioni di Giulio Romano incise da Marcantonio Raimondi (1480 circa - 1534) e l’allestimento della commedia La Talanta scritta da Aretino a Venezia e messa in scena durante il Carnevale del 1542 con la collaborazione di Giorgio Vasari.
Tiziano e Aretino. Il ritratto di un protagonista del Rinascimento, Allestimento | Courtesy Accademia Carrara
Dalla collaborazione tra Maria Cristina Rodeschini, direttore di Accademia Carrara, ed Enrico Maria Dal Pozzolo, è nata, inoltre, l’idea di un dialogo tra il dipinto di Tiziano e Giovan Battista Moroni. Aretino fu l’alfiere del “ritratto naturale”, pratica nella quale Tiziano e Moroni raggiunsero traguardi straordinari. Così il percorso mette a confronto i due pittori, vicini seppur nelle loro distanze, se si considera che fu sempre lo scrittore a sostenere che i ritratti dovessero raffigurare personalità di rango e non, come ebbe a dire, "sarti e beccai", suggerimento al quale Moroni si sottrasse apertamente.
Il confronto tra Tiziano e Giovan Battista Moroni, maestro del quale l’Accademia Carrara conserva il più importante corpus di opere, prosegue poi per il pubblico nelle sale del museo, attraverso capolavori emblematici come Ritratto di Leonello d’Este di Pisanello, Ritratto di giovane uomo di Giovanni Bellini, Ritratto di Giuliano de’ Medici di Sandro Botticelli, Ritratto di Lucina Brembati di Lorenzo Lotto.
“La mostra che la Carrara dedica alla figura di Pietro Aretino – spiega Rodeschini, direttore Accademia Carrara e curatore della mostra - offre al pubblico un cammeo sul grande letterato del Cinquecento, scrittore, polemista, diplomatico, inventore di nuovi generi letterari, poeta disposto a trattare senza alcuna remora dei liberi costumi della società in cui visse perfettamente a suo agio, in dialogo con gli umanissimi ritratti di Giovan Battista Moroni. La poliedrica figura di Aretino è qui descritta attraverso più medium espressivi, dalla grafica, alla medaglistica, all’editoria, tutti ben conosciuti dallo scrittore e chiamati, per mano di capaci artefici, a celebrarlo e a preservarne la memoria”.
Tiziano Vecellio, Ritratto di Pietro Aretino, 1545, Olio su tela, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina
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