Dal 16 dicembre a Palazzo Fava
Sentimento macchiaiolo. A Bologna, Fattori sotto una nuova luce
Giovanni Fattori, Cavalli al pascolo, 1872 ca., Olio su tela, cm. 88x176, Viareggio, Istituto Matteucci
Francesca Grego
06/12/2022
Bologna - È il più amato e il più noto tra i Macchiaioli, ma siamo sicuri di conoscerlo fino in fondo? La pittura di Giovanni Fattori si svela sotto una nuova luce a Bologna, nella mostra che inaugura la stagione invernale di Palazzo Fava.
“Perché si premia il quadro del sig. Fattori, si grida da ogni parte, se non ha soggetto che interessi?”, chiedeva sulle pagine del Gazzettino nel 1866 Telemaco Signorini, altro grande protagonista del movimento tardo ottocentesco, quando il dipinto Le Macchiaiole del pittore livornese si aggiudicava il premio della Società di Incoraggiamento di Firenze. “Il sig. Fattori”, rispondeva lo stesso Signorini, “non ha realizzato una forma in questo suo quadro, egli ha realizzato un sentimento”. Ed è proprio attorno al sentimento, visto come un filo rosso che percorre l’arte del maestro toscano in ogni sua espressione, che si muove il progetto Fattori. L’umanità tradotta in pittura, in programma dal 16 dicembre al 1° maggio con la curatela di Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi.
Giovanni Fattori, Le macchiaiole. Adiacenze livornesi presso Antignano, 1866 ca., Olio su tela, cm. 90x180, Collezione privata
Sono oltre 70 le opere in arrivo per l’occasione al Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae con la collaborazione dell’Istituto Matteucci. Tutte insieme restituiranno “l’inconsapevole poesia”, “lo sguardo al contempo innamorato e disincantato” dell’artista sul mondo. “Nella capacità di liberare l’essenza del transitorio, fissandola nei diversi generi pittorici con i quali egli si è confrontato, risiede la modernità di Fattori, intesa come capacità di cogliere l’immutabilità del sentimento umano, l’eternità dietro la contingenza”, scrivono gli ideatori della mostra.
Giovanni Fattori, Soldati francesi del '59, 1859. Olio su tavola. Collezione privata
L’itinerario di Palazzo Fava è un viaggio a tutto tondo nella carriera del maestro della Macchia, dove l’evoluzione creativa nel corso del tempo si intreccia ai suoi temi favoriti: dal racconto del Risorgimento, dove già sperimenta un nuovo uso della luce e del colore, ai paesaggi e alla rappresentazione della figura umana. Ci sono i “ritratti dell’anima”, dove la sensibilità psicologica si combina con il realismo di stampo toscano, dai dipinti più intimi dedicati ad amici e parenti fino ai soggetti legati alla Maremma (il Buttero, Lo scialle rosso, Lupo di mare, Vecchio marinaio).
Giovanni Fattori, Ritratto di buttero, 1882 circa. Olio su tavola. Collezione privata
Il paesaggio toscano è tra i principali protagonisti della pittura di Fattori: dal racconto attento e un po’ nostalgico di una Firenze all’alba della modernità, tra carrozze e tetti rosseggianti, fino alle splendide vedute marine. E naturalmente non possono mancare i paesaggi di Castiglioncello, quell’angolo di Toscana tra terra e mare che fu il laboratorio prediletto dai pittori della Macchia.
In seguito l’artista riconoscerà la traccia della propria anima schietta e genuina nella vitalità primigenia della Maremma, dove la simbiosi tra uomo e animale è una costante della vita quotidiana. L’incontro con le campagne della pianura toscana è una scoperta del Fattori ormai maturo, che trova così un nuovo slancio creativo: in mostra questa straordinaria stagione sarà rappresentata da capolavori come La mena in Maremma e Viale con buoi e spaccapietre, che proiettò la fama di Fattori fuori dall'Italia all’International Exhibition di Philadelphia nel 1876.
Giovanni Fattori, La strada bianca, 1887. Olio su tela. Istituto Matteucci, Viareggio
“La rinnovata attenzione nei confronti dei Macchiaioli”, commentano le curatrici Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi, “è confermata oggi dall’interesse mostrato per la loro pittura da istituzioni museali straniere. É quanto emerso nelle fasi di progettazione di una mostra all’interno della quale spiccano autentiche pietre miliari degne delle più prestigiose collocazioni pubbliche. Proprio nell’opportunità di alzare il velo su di esse consiste l’elemento di maggior attrazione dell’esposizione, restituendo un Fattori, se possiamo dirlo, ‘privato’, meno conosciuto e indagato”.
Giovanni Fattori, Ritratto di Augusta Cecchi Siccoli, 1866. Olio su tela. Istituto Matteucci, Viareggio
Leggi anche:
• Da Pisa a Trieste, un autunno con i Macchiaioli
• Viaggio in Maremma con i Macchiaioli
“Perché si premia il quadro del sig. Fattori, si grida da ogni parte, se non ha soggetto che interessi?”, chiedeva sulle pagine del Gazzettino nel 1866 Telemaco Signorini, altro grande protagonista del movimento tardo ottocentesco, quando il dipinto Le Macchiaiole del pittore livornese si aggiudicava il premio della Società di Incoraggiamento di Firenze. “Il sig. Fattori”, rispondeva lo stesso Signorini, “non ha realizzato una forma in questo suo quadro, egli ha realizzato un sentimento”. Ed è proprio attorno al sentimento, visto come un filo rosso che percorre l’arte del maestro toscano in ogni sua espressione, che si muove il progetto Fattori. L’umanità tradotta in pittura, in programma dal 16 dicembre al 1° maggio con la curatela di Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi.
Giovanni Fattori, Le macchiaiole. Adiacenze livornesi presso Antignano, 1866 ca., Olio su tela, cm. 90x180, Collezione privata
Sono oltre 70 le opere in arrivo per l’occasione al Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae con la collaborazione dell’Istituto Matteucci. Tutte insieme restituiranno “l’inconsapevole poesia”, “lo sguardo al contempo innamorato e disincantato” dell’artista sul mondo. “Nella capacità di liberare l’essenza del transitorio, fissandola nei diversi generi pittorici con i quali egli si è confrontato, risiede la modernità di Fattori, intesa come capacità di cogliere l’immutabilità del sentimento umano, l’eternità dietro la contingenza”, scrivono gli ideatori della mostra.
Giovanni Fattori, Soldati francesi del '59, 1859. Olio su tavola. Collezione privata
L’itinerario di Palazzo Fava è un viaggio a tutto tondo nella carriera del maestro della Macchia, dove l’evoluzione creativa nel corso del tempo si intreccia ai suoi temi favoriti: dal racconto del Risorgimento, dove già sperimenta un nuovo uso della luce e del colore, ai paesaggi e alla rappresentazione della figura umana. Ci sono i “ritratti dell’anima”, dove la sensibilità psicologica si combina con il realismo di stampo toscano, dai dipinti più intimi dedicati ad amici e parenti fino ai soggetti legati alla Maremma (il Buttero, Lo scialle rosso, Lupo di mare, Vecchio marinaio).
Giovanni Fattori, Ritratto di buttero, 1882 circa. Olio su tavola. Collezione privata
Il paesaggio toscano è tra i principali protagonisti della pittura di Fattori: dal racconto attento e un po’ nostalgico di una Firenze all’alba della modernità, tra carrozze e tetti rosseggianti, fino alle splendide vedute marine. E naturalmente non possono mancare i paesaggi di Castiglioncello, quell’angolo di Toscana tra terra e mare che fu il laboratorio prediletto dai pittori della Macchia.
In seguito l’artista riconoscerà la traccia della propria anima schietta e genuina nella vitalità primigenia della Maremma, dove la simbiosi tra uomo e animale è una costante della vita quotidiana. L’incontro con le campagne della pianura toscana è una scoperta del Fattori ormai maturo, che trova così un nuovo slancio creativo: in mostra questa straordinaria stagione sarà rappresentata da capolavori come La mena in Maremma e Viale con buoi e spaccapietre, che proiettò la fama di Fattori fuori dall'Italia all’International Exhibition di Philadelphia nel 1876.
Giovanni Fattori, La strada bianca, 1887. Olio su tela. Istituto Matteucci, Viareggio
“La rinnovata attenzione nei confronti dei Macchiaioli”, commentano le curatrici Claudia Fulgheri, Elisabetta Matteucci e Francesca Panconi, “è confermata oggi dall’interesse mostrato per la loro pittura da istituzioni museali straniere. É quanto emerso nelle fasi di progettazione di una mostra all’interno della quale spiccano autentiche pietre miliari degne delle più prestigiose collocazioni pubbliche. Proprio nell’opportunità di alzare il velo su di esse consiste l’elemento di maggior attrazione dell’esposizione, restituendo un Fattori, se possiamo dirlo, ‘privato’, meno conosciuto e indagato”.
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