L'inaugurazione il 13 dicembre nell'ex carcere di via Piangipane
Presto a Ferrara il museo dell'ebraismo

Veduta esterna del Meis, in fase di cantiere. Courtesy of Museo Nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah (Meis)
Samantha De Martin
06/09/2017
Ferrara - Da luogo di segregazione a centro di cultura, inclusione e dialogo. A Ferrara apre una parte del Meis, il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah, uno scrigno che si appresta a raccontare i 2200 anni di vitale e ininterrotta presenza degli Ebrei in Italia, e a promuovere la valorizzazione delle tradizioni di questo popolo che ha offerto stimolanti contributi alla storia e alla cultura del Paese.
Ad annunciare l'apertura della prima parte dell'edificio - che avverrà il prossimo 13 dicembre in concomitanza con la mostra Ebrei, una storia italiana: i primi mille anni - è stato il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, in occasione della presentazione della nuova linea grafica del Meis e del programma della Giornata europea della Cultura ebraica.
«Non si tratterà, come in genere accade, di una semplice esposizione temporanea su di un determinato tema - ha spiegato il presidente del Meis, Dario Disegni parlando dell'esposizione - bensì di una vera e propria mostra di prefigurazione del museo, di cui rappresenterà sostanzialmente, dal punto di vista scientifico ed espositivo, la prima grande sezione».
L'edificio di via Piangipane, utilizzato fino al 1992 come carcere della città - lo stesso in cui furono rinchiusi antifascisti e partigiani e, dall'8 settembre 1943, membri della comunità ebraica, tra i quali Giorgio Bassani - si appresta a ripercorrere la storia dell'ebraismo italiano, diventando un laboratorio di idee e riflessioni, punto di incontro tra culture diverse.
Il progetto architettonico del Museo, nato da un'idea di Vittorio Sgarbi e Alain Elkann, è stato avviato nel 2011 sotto la direzione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Da allora la palazzina di via Piangipane 81 ospita gli uffici della Fondazione e 200 metri quadri di aree espositive aperte al pubblico.
Il 13 dicembre verrà inaugurato il secondo edificio restaurato: tre piani, per un totale di 1.269 metri quadri netti, da suddividere tra spazi espositivi e ambienti dedicati alla biblioteca e al centro di documentazione.
Per vedere completata la costruzione dei restanti cinque edifici moderni - che richiamano i cinque libri della Torà - bisognerà invece attendere il 2020, quando si aggiungeranno al museo altri 2733 metri quadri, che includeranno anche un ristorante, un auditorium, un bookshop, un archivio e laboratori didattici.
Un'operazione definita dal ministro «di grande importanza, alla cui promozione siamo ora chiamati a lavorare e che non a caso abbiamo voluto legare alla Giornata della cultura ebraica che si celebra domenica 10 settembre».
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«Non si tratterà, come in genere accade, di una semplice esposizione temporanea su di un determinato tema - ha spiegato il presidente del Meis, Dario Disegni parlando dell'esposizione - bensì di una vera e propria mostra di prefigurazione del museo, di cui rappresenterà sostanzialmente, dal punto di vista scientifico ed espositivo, la prima grande sezione».
L'edificio di via Piangipane, utilizzato fino al 1992 come carcere della città - lo stesso in cui furono rinchiusi antifascisti e partigiani e, dall'8 settembre 1943, membri della comunità ebraica, tra i quali Giorgio Bassani - si appresta a ripercorrere la storia dell'ebraismo italiano, diventando un laboratorio di idee e riflessioni, punto di incontro tra culture diverse.
Il progetto architettonico del Museo, nato da un'idea di Vittorio Sgarbi e Alain Elkann, è stato avviato nel 2011 sotto la direzione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Da allora la palazzina di via Piangipane 81 ospita gli uffici della Fondazione e 200 metri quadri di aree espositive aperte al pubblico.
Il 13 dicembre verrà inaugurato il secondo edificio restaurato: tre piani, per un totale di 1.269 metri quadri netti, da suddividere tra spazi espositivi e ambienti dedicati alla biblioteca e al centro di documentazione.
Per vedere completata la costruzione dei restanti cinque edifici moderni - che richiamano i cinque libri della Torà - bisognerà invece attendere il 2020, quando si aggiungeranno al museo altri 2733 metri quadri, che includeranno anche un ristorante, un auditorium, un bookshop, un archivio e laboratori didattici.
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