Terminata la prima fase dei lavori nella Basilica di Santa Croce
In the Name of Michelangelo: restaurata la tomba dell’artista
Intervento di restauro sulla Tomba Monumentale di Michelangelo. Photo Dario Garofalo, courtesy Opera di Santa Croce
Francesca Grego
27/03/2018
Firenze - Torna a splendere la luce sulla tomba di Michelangelo in Santa Croce, sull’effigie del maestro, sulle statue della Scultura, della Pittura e dell’Architettura che Giorgio Vasari mise a vegliare sul monumento all’amico e stimato collega.
Oltre 100 donatori di 12 diversi paesi del mondo – dalla Norvegia all’Australia, con una netta prevalenza degli USA - hanno risposto all’appello lanciato dall’Opera di Santa Croce lo scorso settembre, fornendo in brevissimo tempo i fondi necessari a completare l’intervento di restauro e ripulitura delle superfici del sepolcro, dell’Altare Buonarroti e della sua pala raffigurante Cristo che per la via del Calvario incontra la Veronica. Sarà proprio quest’ultima la protagonista della seconda tappa dei lavori: danneggiata dall’alluvione del 1966 e in critico stato di conservazione, tornerà nuova il prossimo autunno, rendendo finalmente leggibile nell’insieme il complesso progettato da Vasari.
L’operazione In The Name of Michelangelo dunque prosegue, sotto gli occhi dei visitatori che possono osservare dal vivo il procedere del restauro.
Voluta da Lionardo Buonarroti, nipote ed erede del genio rinascimentale, la tomba monumentale fu in parte finanziata da Cosimo de’ Medici, desideroso di legare la fama dell’artista alla propria. Fu proprio il duca ad appoggiare l’iniziativa di Lionardo, che riuscì a trafugare rocambolescamente il corpo dello zio, morto a Roma, per riportarlo a Firenze.
Vasari concepì un imponente complesso in candidi marmi di Carrara e in breccia medicea, la pietra purpurea di Seravezza, integrando al monumento funebre vero e proprio l’altare di famiglia, ai piedi del quale riposano oltre 60 Buonarroti. Vasari non visse abbastanza per vedere completato il progetto, che fu portato a termine dai suoi collaboratori.
Riguarda proprio questa fase una scoperta venuta alla luce durante le indagini diagnostiche contestuali al restauro: analizzando la statua della Scultura, i restauratori hanno trovato tracce di un importante cambiamento di rotta in corso d’opera. Il progetto originario prevedeva infatti che al centro, al posto d’onore, fosse collocata la Pittura, come sul catafalco realizzato per le solenni esequie dell’artista in San Lorenzo. In omaggio alle idee sull’arte dello zio, Lionardo ottenne poi da Cosimo de’ Medici che a dominare la composizione fosse la Scultura. Giovan Battista Lorenzi, noto come Battista del Cavaliere, che in quel momento era al lavoro sulla statua centrale, la modificò quindi per soddisfare il desiderio dell’erede di Michelangelo.
Leggi anche:
• Sulle tracce di Michelangelo: la “stanza segreta” e il nuovo museo di Carrara
• Tutto pronto per il Giudizio Universale, lo show totale dedicato a Michelangelo
• Dentro il “Giudizio Universale” con la regista Lulu Helbek
Oltre 100 donatori di 12 diversi paesi del mondo – dalla Norvegia all’Australia, con una netta prevalenza degli USA - hanno risposto all’appello lanciato dall’Opera di Santa Croce lo scorso settembre, fornendo in brevissimo tempo i fondi necessari a completare l’intervento di restauro e ripulitura delle superfici del sepolcro, dell’Altare Buonarroti e della sua pala raffigurante Cristo che per la via del Calvario incontra la Veronica. Sarà proprio quest’ultima la protagonista della seconda tappa dei lavori: danneggiata dall’alluvione del 1966 e in critico stato di conservazione, tornerà nuova il prossimo autunno, rendendo finalmente leggibile nell’insieme il complesso progettato da Vasari.
L’operazione In The Name of Michelangelo dunque prosegue, sotto gli occhi dei visitatori che possono osservare dal vivo il procedere del restauro.
Voluta da Lionardo Buonarroti, nipote ed erede del genio rinascimentale, la tomba monumentale fu in parte finanziata da Cosimo de’ Medici, desideroso di legare la fama dell’artista alla propria. Fu proprio il duca ad appoggiare l’iniziativa di Lionardo, che riuscì a trafugare rocambolescamente il corpo dello zio, morto a Roma, per riportarlo a Firenze.
Vasari concepì un imponente complesso in candidi marmi di Carrara e in breccia medicea, la pietra purpurea di Seravezza, integrando al monumento funebre vero e proprio l’altare di famiglia, ai piedi del quale riposano oltre 60 Buonarroti. Vasari non visse abbastanza per vedere completato il progetto, che fu portato a termine dai suoi collaboratori.
Riguarda proprio questa fase una scoperta venuta alla luce durante le indagini diagnostiche contestuali al restauro: analizzando la statua della Scultura, i restauratori hanno trovato tracce di un importante cambiamento di rotta in corso d’opera. Il progetto originario prevedeva infatti che al centro, al posto d’onore, fosse collocata la Pittura, come sul catafalco realizzato per le solenni esequie dell’artista in San Lorenzo. In omaggio alle idee sull’arte dello zio, Lionardo ottenne poi da Cosimo de’ Medici che a dominare la composizione fosse la Scultura. Giovan Battista Lorenzi, noto come Battista del Cavaliere, che in quel momento era al lavoro sulla statua centrale, la modificò quindi per soddisfare il desiderio dell’erede di Michelangelo.
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