Il dipinto sarà esposto a Palazzo Pitti in una mostra ad hoc
Torna agli Uffizi il capolavoro di van Huysum trafugato dai nazisti
Jan van Huysum, Vaso di Fiori, XVIII secolo, Gallerie degli Uffizi, Firenze
Francesca Grego
19/07/2019
Firenze - È tornato a casa dopo 75 anni di assenza il Vaso di fiori di Jan van Huysum, trafugato dalle forze armate naziste nel 1944 e rimasto finora nelle mani di una famiglia tedesca. Una cerimonia solenne nella Sala Bianca di Palazzo Pitti in presenza delle autorità di entrambi i paesi ne ha sancito la restituzione allo Stato italiano e il ricongiugimento alle collezioni delle Gallerie degli Uffizi, arrivati dopo un laborioso lavoro di diplomazia culturale.
Le avventure della preziosa natura morta settecentesca, in effetti, non terminarono affatto con la requisizione da parte dell’esercito hitleriano in ritirata verso il Brennero e con il successivo furto da parte di un caporalmaggiore nazista, che lo prelevò dal deposito di Castel Giovio, in Val Pissiria, per spedirlo in regalo alla moglie.
Fino al novembre del 1989 del dipinto sembrava non essere rimasta traccia. Poche settimane dopo la caduta del Muro di Berlino i suoi detentori contattarono la Pinacoteca di Stato Bavarese in cerca di informazioni sull’autenticità e sul valore del quadro. Dopo averlo fatto restaurare a Monaco di Baviera, tentarono più volte di rivenderla allo Stato italiano attraverso intermediari, minacciando di cederlo a terzi o distruggerlo in caso di rifiuto. Fu allora che il Comando di Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri diede il via a un’indagine sul caso. Quando nel 2016 nuovi emissari contattarono gli Uffizi con un’ulteriore richiesta di pagamento, la Procura della Repubblica di Firenze aprì un fascicolo per tentata estorsione.
Intanto sul piano diplomatico partiva l’operazione congiunta intrapresa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Comitato Nazionale per le Restituzioni, che coinvolgeva anche il Ministero per gli Affari Esteri e le Cooperazioni Internazionali e il Ministero della Giustizia.
Dopo la restituzione di oggi ad opera del ministro degli Affari Esteri tedesco Heiko Maas nelle mani dei ministri italiani Enzo Moavero Milanesi e Alberto Bonisoli, del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri e del direttore degli Uffizi Eike Schmidt, il Vaso di Fiori sarà esposto in una mostra speciale nella Sala della Musica della Galleria Palatina per circa quattro mesi. In seguito tornerà alla sua collocazione originaria nella Sala dei Putti, dove dal primo gennaio 2019 al suo posto era appesa una riproduzione fotografica del quadro con la scritta “rubato” in due lingue. Maas la porterà con sé in Germania come promesso dal direttore del museo fiorentino all’inizio di quest’anno, quando aveva lanciato un appello allo Stato tedesco per la restituzione.
Il Vaso di Fiori è una creazione del più celebre e quotato pittore di nature morte attivo nei Paesi Bassi all’inizio del Settecento. Con Jan van Huysum il genere, che già era una punta di diamante della pittura olandese, raggiunse livelli di precisione naturalistica mai visti prima: per rendersene conto basta osservare le ali semitrasparenti degli insetti e i petali delicatissimi dei fiori presenti nel dipinto degli Uffizi, che rappresenta anche il soggetto preferito dell'artista. A portare il quadro a Firenze nel 1824 fu il granduca Leopoldo II di Asburgo-Lorena, che lo acquistò per completare la più grande e diversificata collezione di nature morte esistenti al mondo: quella messa insieme per Palazzo Pitti dal suo predecessore Cosimo III de’ Medici (1642-1723), grande appassionato di pittura olandese.
Le avventure della preziosa natura morta settecentesca, in effetti, non terminarono affatto con la requisizione da parte dell’esercito hitleriano in ritirata verso il Brennero e con il successivo furto da parte di un caporalmaggiore nazista, che lo prelevò dal deposito di Castel Giovio, in Val Pissiria, per spedirlo in regalo alla moglie.
Fino al novembre del 1989 del dipinto sembrava non essere rimasta traccia. Poche settimane dopo la caduta del Muro di Berlino i suoi detentori contattarono la Pinacoteca di Stato Bavarese in cerca di informazioni sull’autenticità e sul valore del quadro. Dopo averlo fatto restaurare a Monaco di Baviera, tentarono più volte di rivenderla allo Stato italiano attraverso intermediari, minacciando di cederlo a terzi o distruggerlo in caso di rifiuto. Fu allora che il Comando di Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri diede il via a un’indagine sul caso. Quando nel 2016 nuovi emissari contattarono gli Uffizi con un’ulteriore richiesta di pagamento, la Procura della Repubblica di Firenze aprì un fascicolo per tentata estorsione.
Intanto sul piano diplomatico partiva l’operazione congiunta intrapresa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Comitato Nazionale per le Restituzioni, che coinvolgeva anche il Ministero per gli Affari Esteri e le Cooperazioni Internazionali e il Ministero della Giustizia.
Dopo la restituzione di oggi ad opera del ministro degli Affari Esteri tedesco Heiko Maas nelle mani dei ministri italiani Enzo Moavero Milanesi e Alberto Bonisoli, del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Giovanni Nistri e del direttore degli Uffizi Eike Schmidt, il Vaso di Fiori sarà esposto in una mostra speciale nella Sala della Musica della Galleria Palatina per circa quattro mesi. In seguito tornerà alla sua collocazione originaria nella Sala dei Putti, dove dal primo gennaio 2019 al suo posto era appesa una riproduzione fotografica del quadro con la scritta “rubato” in due lingue. Maas la porterà con sé in Germania come promesso dal direttore del museo fiorentino all’inizio di quest’anno, quando aveva lanciato un appello allo Stato tedesco per la restituzione.
Il Vaso di Fiori è una creazione del più celebre e quotato pittore di nature morte attivo nei Paesi Bassi all’inizio del Settecento. Con Jan van Huysum il genere, che già era una punta di diamante della pittura olandese, raggiunse livelli di precisione naturalistica mai visti prima: per rendersene conto basta osservare le ali semitrasparenti degli insetti e i petali delicatissimi dei fiori presenti nel dipinto degli Uffizi, che rappresenta anche il soggetto preferito dell'artista. A portare il quadro a Firenze nel 1824 fu il granduca Leopoldo II di Asburgo-Lorena, che lo acquistò per completare la più grande e diversificata collezione di nature morte esistenti al mondo: quella messa insieme per Palazzo Pitti dal suo predecessore Cosimo III de’ Medici (1642-1723), grande appassionato di pittura olandese.
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