Dal 6 dicembre al 6 maggio 2018

L'arte inedita dei Musei di Strada Nuova rivive grazie ai mecenati di ieri e di oggi

Paris Bordon, Sacra famiglia con i Santi Gerolamo, Caterina d’ Alessandria e angeli, 1535, olio su tela, 275 x 193 cm, Genova, Musei di Strada Nuova, Palazzo Rosso
 

Samantha De Martin

04/12/2017

Genova - Un fil rouge che corre lungo la cinquecentesca Strada Nuova, attualmente via Garibaldi, unisce la pittura fiamminga, la scuola piemontese e lombarda ai maestri genovesi di epoca barocca. E forse non è un caso che proprio di questa strada, Patrimonio Unesco - dove oggi sorgono tre importanti istituzioni museali della città - Rubens abbia studiato i palazzi, realizzando disegni che avrebbero contribuito alla diffusione dello stile rinascimentale nel Nord Europa.

Ha come titolo Mecenati di ieri e di oggi. Restauri e restituzioni nei Musei di Strada Nuova, l’itinerario espositivo che dal 6 dicembre al 6 maggio 2018 presenterà ai visitatori di Palazzo Bianco - una delle tre dimore storiche che ospitano i Musei di Strada Nuova - dipinti inediti, restaurati di recente grazie a contributi di privati e alla collaborazione di importanti istituzioni museali nazionali e internazionali.

«I Mecenati di ieri - spiega Raffaella Besta, curatrice della mostra - ovvero i grandi personaggi ottocenteschi che, come Maria Brignole-Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, contribuirono fortementre alla nascita delle nostre sedi museali, grazie alle loro generose donazioni - affiancheranno, in questa mostra, i mecenati di oggi, che, come lo Studio Legale Rubini di Milano, hanno contribuito, negli ultimi anni, al restauro di opere finora custodite nei depositi».
In questo raffinato percorso, opere cinquecentesche di scuola italiana e fiamminga - da Correggio ad Albrecht Dürer - dialogano con capolavori di scuola piemontese e lombarda - come il sontuoso Carlo Francesco Nuvolone e la pittrice Orsola Maddalena Caccia - e ancora con i maestri genovesi di primo Seicento e di età barocca.
Oltre ai lavori di Simone Barabino e Domenico Piola, la mostra presenterà l’inedita opera su tavola di Lorenzo De Ferrari raffigurante Alessandro Magno che scioglie il nodo gordiano e l’autografo disegno preparatorio della figura centrale del condottiero. Un dipinto di altissima qualità, ma che, come spiega la curatrice, «giaceva nel sottotetto, ricoperto da vernice ingiallita».

Accanto a questi capolavori inediti - per un totale di 25 lavori distribuiti in tre sale - non mancano le tele, anche queste fresche di restauro, che caratterizzato il consueto percorso di visita del museo di Palazzo Bianco. La sala dei veneti sfodera infatti la Susanna e i vecchioni del Veronese, già nella prestigiosa collezione del marchese del Carpio e in comodato presso i Musei di Strada Nuova, mentre al primo piano dell’adiacente Palazzo Rosso si potrà ammirare la Sacra famiglia con i Santi Gerolamo, Caterina d'Alessandria e angeli di Paris Bordon.
«Questa tela - commenta Raffaella Besta - è stata restaurata grazie al contributo della National Gallery di Londra e del museo di Castelvecchio di Verona, ai quali abbiamo prestato, in cambio, Giuditta e Oloferne del Veronese».
Il restauro ha restituito particolari trasformati non soltanto dal tempo, ma da mani a quanto pare “pudìche”.
«Ad esempio abbiamo scoperto che il San Gerolamo era stato vestito con un drappo, quando prima si presentava in parte ignudo, mentre il delizioso piede di Santa Caterina era stato racchiuso in un sandalo».

Sempre a Palazzo Rosso si potrà ammirare la grande tela di Guercino con La cacciata dei mercanti dal tempio e il delicato ritratto giovanile di Luisa Brignole-Sale, sorella di Maria, Duchessa di Galliera, opera di Camillo Pucci.

Accanto a quadri ancora anonimi o di recente attribuzione - che costituiscono anche un invito agli studiosi a proporre nomi e confronti - molte opere in mostra saranno al centro di una vera e propria “restituzione” resa possibile grazie ai contributi ricevuti da altri musei per l’attività di scambio.
Grazie ai prestiti di opere a importanti istituzioni, da Roma a Los Angeles, da Mosca a Madrid, ad esclusione, per il momento, soltanto dei Paesi Arabi e della Cina, è stato possibile realizzare il restauro dei pezzi più piccoli, ma di uguale pregio, strappando diversi capolavori alla polvere dei depositi.

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