Cenni biografici
Schifano
07/12/2001
Mario Schifano nasce a Homs, in Libia, il 20 settembre del 1934.
Negli anni Cinquanta debutta con opere di stile informale, tele di alto spessore materico. Al 1959 risale la prima personale alla Galleria Appia Antica di Roma.
L’anno seguente, in occasione di una mostra che lo vede esporre al fianco di Angeli, Lo Savio e Uncini, la critica inizia ad interessarsi alla sua pittura.
Chiusa la parentesi informale Schifano passa alla realizzazione di grandi quadri monocromi, fatti di grandi carte incollate su tela e ricoperte di colore: il dipinto si fa uno schermo sul quale, pochi anni dopo, appariranno le prime scritte della civiltà consumistica. E’ la premessa per l’ingresso di Schifano nella Pop Art. Fondamentale per questa esperienza il viaggio negli Stati Uniti del 1962 durante il quale ammira l’opera di Dine e Kline e, allo stesso tempo, espone alla Sidney Janis Gallery di New York per la mostra “The new realist”.
Nel 1964 Schifano approda alla Biennale di Venezia.
A questa data critici come Maurizio Calvesi, Maurizio Fagiolo e Alberto Boatto, si soffermano sulle opere di Schifano, così come fanno negli stessi anni persino grandi scrittori come Alberto Moravia e Goffredo Parise.
A metà anni Sessanta appaiono le prime esperienze cinematografiche di Schifano, un ulteriore campo artistico che gli permette di investigare e rappresentare “l’ininterrotto flusso di immagini prodotto nella nostra civiltà tecnologica in cui il reale viene sempre sostituito dal suo doppio, sia esso fotografico o televisivo o cinematografico”. I titoli più famosi di questa produzione sono certamente quelli della trilogia “Satellite”, “Umano non umano”, “Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani”.
Schifano torna alla Biennale di Venezia del 1982 e del 1984, proprio in quegli anni la sua pittura si focalizza sull’indagine del naturale: paesaggi, gigli d’acqua, campi di grano, distese di sabbia, ecc.
Nel 1990 il Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione della sua riapertura, dedica una personale intitolata “Divulgare”, con opere di grande formato realizzate appositamente per la rassegna stessa.
Nel 1996 Schifano omaggia la sua “Musa ausiliaria”, la televisione, le cui immagini ora vengono estrapolate dai loro contesti e trattate pittoricamente dall’artista, mutandone il senso.
Mario Schifano muore a Roma il 26 gennaio del 1998.
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