DE:COSTRUZIONE
esposizione riccardo Pocci
09/03/2005
Il giovane artista toscano Riccardo Pocci, espone per la prima volta a Roma in una mostra personale che evidenzia una ricerca artistica densa e riuscita. Cantore di architetture scarne, di strutture ridotte a scheletri ferrosi e demiurgo attraverso tecniche esecutive a volte tradizionali, a volte insolite. L’artista, infatti, suddivide la propria produzione soprattutto in opere grafiche e pittoriche, saltuariamente però stabilisce anomali supporti, come jute o pallets. Pragmatico, rigoroso, smisuratamente iconico, Riccardo Pocci racconta la convivenza tra uomo e ambiente attraverso rappresentazioni di edifici industriali, risolti con schiettezza e nitore negli oli e con arbitrio poetico, estraniante, nelle chine.
Nel catalogo, Lorenzo Canova ci introduce nelle atmosfere dell’opera dell’artista.
“Le opere di Pocci seguono dunque le trame sottili di edifici che dialogano con la luce e con il cielo, moltiplicate negli snodi e nelle articolazioni dei fabbricati, si smarriscono nelle macchie e nei flussi di pigmento che descrivono e ricostruiscono le grandi volte di ferro e di vetro delle stazioni ferroviarie, si annullano nell’ingannevole riflesso azzurrato dei cristalli di un grattacielo. Il pennello dell’artista si distingue infatti per una misteriosa qualità metamorfica, per la sua capacità di trasformare le sue caratteristiche espressive seguendo i differenti soggetti della sua poetica, trasformando i luoghi più cupi e incombenti in spazi percorsi dalla leggerezza e dalla rapidità di un segno pittorico che coglie i suoi bersagli come un colpo di freccia, e raffigurando altre volte le costruzioni con una maggiore “solennità” plastica basata su un rapporto cromatico fondato sulle possibili evocazioni e sulle suggestive “corrispondenze” del colore azzurro.
I dipinti di Pocci si articolano quindi su due registri: uno, più evidente basato sul rapporto tra costruzione e ambiente, tra spazio fisico e spazio progettato ed edificato, l’altro sull’analogia misteriosa e allusiva che lega l’uomo alla sua architettura, la figura umana alla sua parafrasi affidata alle modulazioni costruttive. L’iconografia del pittore appare di conseguenza sospesa tra la presenza quasi obsoleta di un mondo siderurgico e industriale, di un tempo “antico” dominato dal metallo e dal cemento armato e da una visione “postindustriale” dove il centro sembra perdere la sua importanza di fronte ad una “rete” di terminali fisici o virtuali di cui le immagini di Pocci appaiono come una probabile metafora. La pittura dell’autore riesce in questo modo ad evocare misteriosamente un senso di levità , fisica e concettuale, pur basandosi su un “pesante” immaginario industriale, sulla descrizione di un mondo dominato dall’acciaio e dalla ghisa, di territori descritti e attraversati dalle trame metalliche di edifici che tracciano la nostra estensione visiva come le vene, le arterie e i capillari di un sistema circolatorio sintetico”.
DE:COSTRUZIONE
IL SOLE ARTE CONTEMPORANEA
da sabato 12 marzo a sabato 9 aprile 2005
via Nomentana 169-00161-Roma
tel.06 4404940 – 06 44251315
ilsoleco@ilsoleproject.191.it
dal martedì al sabato, dalle ore 15:30 alle ore 19:30
Nel catalogo, Lorenzo Canova ci introduce nelle atmosfere dell’opera dell’artista.
“Le opere di Pocci seguono dunque le trame sottili di edifici che dialogano con la luce e con il cielo, moltiplicate negli snodi e nelle articolazioni dei fabbricati, si smarriscono nelle macchie e nei flussi di pigmento che descrivono e ricostruiscono le grandi volte di ferro e di vetro delle stazioni ferroviarie, si annullano nell’ingannevole riflesso azzurrato dei cristalli di un grattacielo. Il pennello dell’artista si distingue infatti per una misteriosa qualità metamorfica, per la sua capacità di trasformare le sue caratteristiche espressive seguendo i differenti soggetti della sua poetica, trasformando i luoghi più cupi e incombenti in spazi percorsi dalla leggerezza e dalla rapidità di un segno pittorico che coglie i suoi bersagli come un colpo di freccia, e raffigurando altre volte le costruzioni con una maggiore “solennità” plastica basata su un rapporto cromatico fondato sulle possibili evocazioni e sulle suggestive “corrispondenze” del colore azzurro.
I dipinti di Pocci si articolano quindi su due registri: uno, più evidente basato sul rapporto tra costruzione e ambiente, tra spazio fisico e spazio progettato ed edificato, l’altro sull’analogia misteriosa e allusiva che lega l’uomo alla sua architettura, la figura umana alla sua parafrasi affidata alle modulazioni costruttive. L’iconografia del pittore appare di conseguenza sospesa tra la presenza quasi obsoleta di un mondo siderurgico e industriale, di un tempo “antico” dominato dal metallo e dal cemento armato e da una visione “postindustriale” dove il centro sembra perdere la sua importanza di fronte ad una “rete” di terminali fisici o virtuali di cui le immagini di Pocci appaiono come una probabile metafora. La pittura dell’autore riesce in questo modo ad evocare misteriosamente un senso di levità , fisica e concettuale, pur basandosi su un “pesante” immaginario industriale, sulla descrizione di un mondo dominato dall’acciaio e dalla ghisa, di territori descritti e attraversati dalle trame metalliche di edifici che tracciano la nostra estensione visiva come le vene, le arterie e i capillari di un sistema circolatorio sintetico”.
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IL SOLE ARTE CONTEMPORANEA
da sabato 12 marzo a sabato 9 aprile 2005
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