IL MITICO CRATERE DI SIDONE

Omero
 

23/02/2001

"Subito per la corsa propose altri premi il Pelìde: / un cratere d’argento sbalzato, che sei misure / teneva e per bellezza vinceva ogni altro su tutta la terra / e molto, perché l’avevano fatto con arte gli esperti Sidoni; / genti fenice l’avevan portato sul mare nebbioso, / l’avevano esposto nei porti, e poi dato a Toante: prezzo pel figlio di Priamo Licàone lo diede / all’eroe Patroclo Euneo Giasonide" (Iliade, XXIII, 740-747). Sono alcuni versi del racconto che Omero fa dei giochi indetti da Achille in onore della morte di Patroclo. Il cratere è messo in palio nella corsa in cui si fronteggiano Aiace Telamonio e Odisseo, con la vittoria di quest’ultimo aiutato dall’intervento divino di Atena (XXIII, 754-783). Omero si sofferma, quindi, nella descrizione delle peripezie del cratere argenteo leggendariamente identificato con quello oggi esposto nella mostra che deve il suo titolo soprattutto a questo pezzo. Sidone, città fenicia, torna più volte nei poemi omerici come luogo di grandi artigiani: un altro cratere con la stessa provenienza appare nell’Odissea (IV, 615-619) quando Menelao, che lo ha ricevuto dal re dei Sidoni, ne regala uno a Telemaco che lo porta con sé ad Itaca. Anche in questo caso l’oggetto è in argento e con orli ageminati d’oro, di tale perfezione da far invidia al dio Efesto. Il cratere diventa, in un certo senso, il punto di partenza di una fascinosa chiave di lettura per chi entra negli ambienti dedicati alla mostra: è facile, infatti, immaginare altri pezzi raccolti per l’esposizione come testimonianze delle storie presenti nei poemi omerici, che, testo alla mano, danno più spunti di questo tipo. Come non pensare ai tanti spostamenti per mare di Ulisse di fronte alla grande ancora in pietra di provenienza siro-palestinese, oppure alle varie cerimonie religiose a cui rimandano i pezzi ex-voto e le immaginette devozionali? Penso sia chiaro che il discorso fatto per il cratere di Sidone potrebbe essere fatto per ciascuno dei reperti esposti, da intendere pertanto come frammenti di unico racconto e collegati a vari episodi che il singolo visitatore, a seconda dei suoi ricordi omerici, può ricostruire di fronte ad ogni vetrina.