Verso la conclusione del cinquecentenario della morte
Il mito di Raffello continua: le ultime mostre dedicate al divino pittore
Raffaello Sanzio, La Muta, 1507, olio su tavola. Galleria Nazionale delle Marche, Urbino
Samantha De Martin
21/10/2020
Nell’ultimo coup de caude dell’anno dedicato a Raffaello, tra gli appuntamenti che celebrano i 500 anni dalla morte dell’Urbinate c’è ancora spazio per un omaggio da parte dell’arte al pittore gentile.
Sfogliamo l’agenda degli ultimi appuntamenti dell'anno dedicati al pittore, in corso (o in programma) da Milano a Roma.
Raffaello (tradizionalmente attribuito), San Luca dipinge la Vergine, XVI secolo, Olio su tavola trasportato su tela, Roma Accademia Nazionale di San Luca
L’Accademia di San Luca e il mito dell'Urbinate
Dal 22 ottobre al 5 marzo 2021 l’Accademia Nazionale di San Luca dedica a Raffaello una mostra che, attraverso 55 opere, allestite sui tre piani di Palazzo Carpegna, indaga il ruolo svolto dall’Accademia, tra Cinque e Novecento, nella costruzione, nella custodia e nella diffusione del mito dell’Urbinate. Fulcro del percorso espositivo in cinque sezioni è il San Luca “Di Raffaello”, la pala tradizionalmente attribuita al maestro di Urbino, assunta, a partire dagli anni Ottanta del Cinquecento, come immagine-simbolo dell’Accademia.
L’opera - nella quale Raffaello si ritrae accanto a san Luca - raffigura il santo nell’atto di dipingere la Vergine. Per la prima volta accanto all’opera dell’Accademia è esposta una sua fedele copia eseguita da Antiveduto Gramatica nel 1623 e attualmente conservata sull’altare principale della chiesa dei Santi Luca e Martina.
Quanto dello stile raffaellesco resta traccia nelle opere degli artisti a lui successivi che sentono il bisogno di citare e riprendere le composizioni del maestro? Su questa domanda si sofferma la mostra definita dal segretario generale dell’Accademia Nazionale di San Luca, “necessaria e austera, fondamentale per celebrare il quinto centenario raffaellesco e per aprire questioni e problematiche”.
Allestita con il patrimonio dell’Accademia, con opere provenienti dai depositi di grafica, pittura e scultura, la mostra, come sottolinea una delle curatrici, Valeria Rotili, “vuole unire le diverse anime dell’Accademia, evidenziate da alcune opere esemplificative tra disegni, sculture, materiali di studio, tavole incise”.
Ripercorrendo la fortuna del Putto reggifestone, attribuito a Raffaello e giunto in Accademia attraverso il lascito testamentario del pittore Jean-Baptiste Wicar nel 1834, il visitatore scivola nella terza parte del percorso, un focus sul ruolo dell’opera di Raffaello nella cultura e nella didattica, attraverso i disegni realizzati dai giovani artisti in occasione dei concorsi accademici. Completano la sezione oggetti che raccontano altre forme di promozione del mito di Raffaello attuate dall’Accademia, come il disegno di Tommaso Minardi raffigurante il Cranio del pittore. Rimanda al culto e alle superstizioni legate alla presunta reliquia conservata in Accademia fino alla fine del XIX secolo. L’eredità di Raffaello nell’opera dei maestri dell’Accademia, da Angelika Kauffmann a Francesco Podesti, con il suo monumentale San Luca, chiude il percorso.
Alla Pinacoteca di Brera Raffaello sotto la lente di Bruno Munari
Lo Sposalizio della Vergine osservato attraverso il foro di una lastra, interponendo un reticolato che chiarisce le linee principali della costruzione geometrica. È il progetto al centro di Performing Raffaello, la riproposizione dell’installazione concepita nel 1976 da Bruno Munari per ammirare con nuovi occhi il capolavoro di Brera.
A partire da domani, giovedì 22 ottobre, la sala XXIV della Pinacoteca di Brera si prepara ad assistere a un evento eccezionale riproponendo lo storico allestimento dello Sposalizio della Vergine realizzato dal designer milanese.
Tutto ha avuto inizio nel 1977, quando, in occasione della provocatoria mostra ideata da Franco Russoli, Munari fu invitato a progettare uno strumento per una nuova lettura dello Sposalizio, privilegiandone ancora una volta la componente razionale, matematica e prospettica. Questa visione monoculare darà risalto alla componente scientifica e speculativa dell’arte di Raffaello, considerata invece, per tutto l’Ottocento, soprattutto per le sue qualità espressive, sentimentali e di armoniosa euritmia.
Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, Milano, Pinacoteca di Brera
A Brescia il mito di Raffaello attraverso le stampe
Il legame tra Brescia e il maestro di Urbino costituisce il fil rouge del percorso Raffaello. L’invenzione del divino pittore, in corso fino al 10 gennaio al Museo di Santa Giulia. Ragionando sul concetto di creazione ed elaborazione del mito, ma anche sulla sua custodia e sulla conservazione, la mostra si sofferma sulle maestose collezioni grafiche bresciane che ripercorrono l’ininterrotta fortuna dei modelli raffaelleschi nelle arti e tra i collezionisti dal Cinquecento all’Ottocento, oltre che sulla nascita di un vero e proprio ‘mito del divino pittore’.
Da non perdere la collezione di stampe d’après Raffaello, realizzate dall’inizio del Cinquecento alla metà dell’Ottocento, insieme a una scelta di dipinti e oggetti d'arte.
Il collezionista e l’Urbinate si incontrano al Castello Sforzesco
Dal 27 novembre al 7 marzo le sale del Castello Sforzesco accolgono un dialogo tra Raffaello e il pittore e collezionista Giuseppe Bossi, attraverso disegni, incisioni e maioliche rinascimentali tratte da invenzioni dell'Urbinate.
A partire da un nucleo di 30 opere, la mostra consente di approfondire un particolare aspetto della fortuna di Raffaello a Milano tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento.
All’Accademia Carrara di Bergamo Raffaello e Giulio Paolini per la prima volta a confronto
Dal 2 ottobre fino a gennaio all’Accedemia Carrara saranno esposti, per la prima volta insieme, il San Sebastiano di Raffaello e lo Studio per Estasi di San Sebastiano di Giulio Paolini. Lo Studio per Estasi di S. Sebastiano era stato realizzato dall’artista nel 2017, in occasione della mostra che il museo dedicò a Raffaello giovane, ed entrata poi nelle collezioni della Carrara.
Raffaello Sanzio, San Sebastiano, 1501-1502 ca., tempera e olio su tavola. Accademia Carrara, Bergamo | Courtesy Fondazione Accademia Carrara, Bergamo
A Palazzo Pitti il ritorno del Papa Medici (con alcune novità)
Quali segreti si celano dietro il celeberrimo Ritratto di Papa Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi? Come si è giunti alla conclusione che il capolavoro sia nato integralmente dalla mano di Raffaello? E in che modo i cambiamenti climatici stanno influendo sulla conservazione della tavola?
Dopo il restauro nei laboratori nell’Opificio delle Pietre Dure e la partecipazione alla grande mostra alle Scuderie del Quirinale, il Ritratto torna nella sua Firenze con in serbo tante nuove chicche da svelare al pubblico.
La mostra attesa a Palazzo Pitti dal 27 ottobre al 31 gennaio, dal titolo Raffaello e il ritorno del Papa Medici: restauri e scoperte, sarà l’occasione per comunicare al pubblico alcune importanti novità acquisite durante il restauro.
Raffaello Sanzio, Ritratto di Papa Leone X de’Medici con i cardinali Giulio de’Medici e Luigi de’Rossi, 1518, olio su tavola, 118,9 x 155,2 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi
Raffaello e gli arazzi di palazzo Ducale a Mantova
I signori di Mantova, da attenti appassionati d’arte quali erano, corteggiarono a lungo Raffaello cercando con insistenza di ottenere una sua opera autografa. Ma solo il cardinale Ercole Gonzaga riuscì in questo intento intorno alla metà del Cinquecento, acquistando una delle serie di arazzi tessuti a partire dai celebri cartoni realizzati dall’artista per il ciclo destinato alla Cappella Sistina, su commissione di papa Leone X. La serie mantovana, costituita da nove arazzi, fu realizzata presumibilmente intorno al 1550, a Bruxelles, dove erano rimasti i cartoni raffaelleschi. Il ciclo non fu eseguito appositamente per Ercole Gonzaga, ma quest’ultimo lo acquistò presso l’atelier di Bruxelles quando era già pronto, facendone personalizzare i panni con l’aggiunta del proprio stemma nella parte superiore delle bordure laterali di ciascun pezzo.
Dal 24 ottobre al 7 febbraio 2021 la mostra “Raffaello trama e ordito. Gli arazzi di Palazzo Ducale a Mantova” allestita negli spazi di Corte Vecchia punterà i riflettori su questi preziosi tessuti con le storie dei santi Pietro e Paolo, attraverso documenti legati alla storia del ciclo, dall’acquisto da parte di Ercole Gonzaga fino alle più recenti vicende novecentesche.
Raffaello, La guarigione dello storpio, Palazzo Ducale di Mantova
La lezione di Raffaello a dialogo con l’Appia antica
La fortuna della celebre Lettera a Leone X, l'epistola datata 1519 e nella quale il Sanzio indicava al papa la via maestra per preservare i monumenti antichi dalle distruzioni e dagli sventramenti perpetrati a Roma nei primi decenni del Cinquecento, è il fulcro della piccola, ma interessante mostra allestita fino al 29 novembre al Complesso di Capo di Bove, a Roma.
Dal tema della tutela l'esposizione si allarga al culto da parte dei pittori nei confronti dell’Urbinate. Tra questi, Ingres del quale si riconosce in mostra il foglio acquarellato Vergine dei candelabri.
A Urbino Baldassarre Castiglione e Raffaello si incontrano a corte
Mantovano di origine, urbinate d’adozione, Baldassarre Castiglione fornì con il suo Cortegiano il modello di comportamento per l’alta società dell’intero continente. Una mostra, allestita fino al 1° novembre, negli spazi delle Sale del Castellare del Palazzo Ducale di Urbino ne ricostruisce l’intera vicenda ponendola accanto a figure altrettanto affascinanti, da Guidobaldo da Montefeltro allo stesso Raffaello. Particolarmente interessanti in mostra i focus sugli abiti per feste, sui tornei e le parate, le armi, le antiche edizioni e i manoscritti, o ancora la musica.
La Madonna Diotallevi torna a Rimini dopo 178 anni
Dalla Gemäldegalerie di Berlino a Rimini, dopo un’assenza lunga 178 anni. Una delle più affascinanti Madonne di Raffaello torna temporaneamente in Italia in occasione di una mostra che ha l’obiettivo di contestualizzare il capolavoro nell’ambito della storia del collezionismo e, al tempo stesso, di approfondire l’attività giovanile del pittore, nel cui ambito la Madonna Diotallevi si colloca.
L’opera, che rimarrà a Rimini fino al 10 gennaio 2021, sarà esposta a Palazzo di Città accanto al Crocifisso di Giovanni da Rimini e all’Incoronazione della Vergine di Giuliano da Rimini, più nota come Polittico di Norfolk.
Oltre a svelare al pubblico italiano un’opera fondamentale del giovane Sanzio, la mostra sarà un’importante occasione di studio. La piccola tavola infatti sarà restituita al Museo di Berlino con un surplus di conoscenze, relative al dipinto, ma anche al proprietario della collezione, il marchese Audiface Diotallevi.
A Torino sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude
Seguire la fortuna dell’Urbinate in Piemonte ed esplorare la diffusione dei modelli derivati dalle sue opere dalla prima metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento. Nasce con questo intento la mostra Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude, che, in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte del pittore, si terrà alle Gallerie Sabaude dal 30 ottobre al 14 marzo 2021.
Particolarmente attesi i risultati delle indagini diagnostiche e l’intervento di restauro attualmente in corso sulla cosiddetta Madonna della Tenda della Galleria Sabauda, in cui la critica più recente ha riconosciuto l’intervento diretto di Raffaello.
Raffaello Sanzio, Madonna Diotallevi, 1503, Olio su tavola, 52.2 x 72.8 cm | © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie
Leggi anche:
• La Lombardia omaggia Raffaello e i suoi custodi
• Andar per mostre a Firenze: gli appuntamenti da non perdere
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L’Accademia di San Luca e il mito dell'Urbinate
Dal 22 ottobre al 5 marzo 2021 l’Accademia Nazionale di San Luca dedica a Raffaello una mostra che, attraverso 55 opere, allestite sui tre piani di Palazzo Carpegna, indaga il ruolo svolto dall’Accademia, tra Cinque e Novecento, nella costruzione, nella custodia e nella diffusione del mito dell’Urbinate. Fulcro del percorso espositivo in cinque sezioni è il San Luca “Di Raffaello”, la pala tradizionalmente attribuita al maestro di Urbino, assunta, a partire dagli anni Ottanta del Cinquecento, come immagine-simbolo dell’Accademia.
L’opera - nella quale Raffaello si ritrae accanto a san Luca - raffigura il santo nell’atto di dipingere la Vergine. Per la prima volta accanto all’opera dell’Accademia è esposta una sua fedele copia eseguita da Antiveduto Gramatica nel 1623 e attualmente conservata sull’altare principale della chiesa dei Santi Luca e Martina.
Quanto dello stile raffaellesco resta traccia nelle opere degli artisti a lui successivi che sentono il bisogno di citare e riprendere le composizioni del maestro? Su questa domanda si sofferma la mostra definita dal segretario generale dell’Accademia Nazionale di San Luca, “necessaria e austera, fondamentale per celebrare il quinto centenario raffaellesco e per aprire questioni e problematiche”.
Allestita con il patrimonio dell’Accademia, con opere provenienti dai depositi di grafica, pittura e scultura, la mostra, come sottolinea una delle curatrici, Valeria Rotili, “vuole unire le diverse anime dell’Accademia, evidenziate da alcune opere esemplificative tra disegni, sculture, materiali di studio, tavole incise”.
Ripercorrendo la fortuna del Putto reggifestone, attribuito a Raffaello e giunto in Accademia attraverso il lascito testamentario del pittore Jean-Baptiste Wicar nel 1834, il visitatore scivola nella terza parte del percorso, un focus sul ruolo dell’opera di Raffaello nella cultura e nella didattica, attraverso i disegni realizzati dai giovani artisti in occasione dei concorsi accademici. Completano la sezione oggetti che raccontano altre forme di promozione del mito di Raffaello attuate dall’Accademia, come il disegno di Tommaso Minardi raffigurante il Cranio del pittore. Rimanda al culto e alle superstizioni legate alla presunta reliquia conservata in Accademia fino alla fine del XIX secolo. L’eredità di Raffaello nell’opera dei maestri dell’Accademia, da Angelika Kauffmann a Francesco Podesti, con il suo monumentale San Luca, chiude il percorso.
Alla Pinacoteca di Brera Raffaello sotto la lente di Bruno Munari
Lo Sposalizio della Vergine osservato attraverso il foro di una lastra, interponendo un reticolato che chiarisce le linee principali della costruzione geometrica. È il progetto al centro di Performing Raffaello, la riproposizione dell’installazione concepita nel 1976 da Bruno Munari per ammirare con nuovi occhi il capolavoro di Brera.
A partire da domani, giovedì 22 ottobre, la sala XXIV della Pinacoteca di Brera si prepara ad assistere a un evento eccezionale riproponendo lo storico allestimento dello Sposalizio della Vergine realizzato dal designer milanese.
Tutto ha avuto inizio nel 1977, quando, in occasione della provocatoria mostra ideata da Franco Russoli, Munari fu invitato a progettare uno strumento per una nuova lettura dello Sposalizio, privilegiandone ancora una volta la componente razionale, matematica e prospettica. Questa visione monoculare darà risalto alla componente scientifica e speculativa dell’arte di Raffaello, considerata invece, per tutto l’Ottocento, soprattutto per le sue qualità espressive, sentimentali e di armoniosa euritmia.
Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, Milano, Pinacoteca di Brera
A Brescia il mito di Raffaello attraverso le stampe
Il legame tra Brescia e il maestro di Urbino costituisce il fil rouge del percorso Raffaello. L’invenzione del divino pittore, in corso fino al 10 gennaio al Museo di Santa Giulia. Ragionando sul concetto di creazione ed elaborazione del mito, ma anche sulla sua custodia e sulla conservazione, la mostra si sofferma sulle maestose collezioni grafiche bresciane che ripercorrono l’ininterrotta fortuna dei modelli raffaelleschi nelle arti e tra i collezionisti dal Cinquecento all’Ottocento, oltre che sulla nascita di un vero e proprio ‘mito del divino pittore’.
Da non perdere la collezione di stampe d’après Raffaello, realizzate dall’inizio del Cinquecento alla metà dell’Ottocento, insieme a una scelta di dipinti e oggetti d'arte.
Il collezionista e l’Urbinate si incontrano al Castello Sforzesco
Dal 27 novembre al 7 marzo le sale del Castello Sforzesco accolgono un dialogo tra Raffaello e il pittore e collezionista Giuseppe Bossi, attraverso disegni, incisioni e maioliche rinascimentali tratte da invenzioni dell'Urbinate.
A partire da un nucleo di 30 opere, la mostra consente di approfondire un particolare aspetto della fortuna di Raffaello a Milano tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento.
All’Accademia Carrara di Bergamo Raffaello e Giulio Paolini per la prima volta a confronto
Dal 2 ottobre fino a gennaio all’Accedemia Carrara saranno esposti, per la prima volta insieme, il San Sebastiano di Raffaello e lo Studio per Estasi di San Sebastiano di Giulio Paolini. Lo Studio per Estasi di S. Sebastiano era stato realizzato dall’artista nel 2017, in occasione della mostra che il museo dedicò a Raffaello giovane, ed entrata poi nelle collezioni della Carrara.
Raffaello Sanzio, San Sebastiano, 1501-1502 ca., tempera e olio su tavola. Accademia Carrara, Bergamo | Courtesy Fondazione Accademia Carrara, Bergamo
A Palazzo Pitti il ritorno del Papa Medici (con alcune novità)
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Dopo il restauro nei laboratori nell’Opificio delle Pietre Dure e la partecipazione alla grande mostra alle Scuderie del Quirinale, il Ritratto torna nella sua Firenze con in serbo tante nuove chicche da svelare al pubblico.
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Raffaello Sanzio, Ritratto di Papa Leone X de’Medici con i cardinali Giulio de’Medici e Luigi de’Rossi, 1518, olio su tavola, 118,9 x 155,2 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi
Raffaello e gli arazzi di palazzo Ducale a Mantova
I signori di Mantova, da attenti appassionati d’arte quali erano, corteggiarono a lungo Raffaello cercando con insistenza di ottenere una sua opera autografa. Ma solo il cardinale Ercole Gonzaga riuscì in questo intento intorno alla metà del Cinquecento, acquistando una delle serie di arazzi tessuti a partire dai celebri cartoni realizzati dall’artista per il ciclo destinato alla Cappella Sistina, su commissione di papa Leone X. La serie mantovana, costituita da nove arazzi, fu realizzata presumibilmente intorno al 1550, a Bruxelles, dove erano rimasti i cartoni raffaelleschi. Il ciclo non fu eseguito appositamente per Ercole Gonzaga, ma quest’ultimo lo acquistò presso l’atelier di Bruxelles quando era già pronto, facendone personalizzare i panni con l’aggiunta del proprio stemma nella parte superiore delle bordure laterali di ciascun pezzo.
Dal 24 ottobre al 7 febbraio 2021 la mostra “Raffaello trama e ordito. Gli arazzi di Palazzo Ducale a Mantova” allestita negli spazi di Corte Vecchia punterà i riflettori su questi preziosi tessuti con le storie dei santi Pietro e Paolo, attraverso documenti legati alla storia del ciclo, dall’acquisto da parte di Ercole Gonzaga fino alle più recenti vicende novecentesche.
Raffaello, La guarigione dello storpio, Palazzo Ducale di Mantova
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La Madonna Diotallevi torna a Rimini dopo 178 anni
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L’opera, che rimarrà a Rimini fino al 10 gennaio 2021, sarà esposta a Palazzo di Città accanto al Crocifisso di Giovanni da Rimini e all’Incoronazione della Vergine di Giuliano da Rimini, più nota come Polittico di Norfolk.
Oltre a svelare al pubblico italiano un’opera fondamentale del giovane Sanzio, la mostra sarà un’importante occasione di studio. La piccola tavola infatti sarà restituita al Museo di Berlino con un surplus di conoscenze, relative al dipinto, ma anche al proprietario della collezione, il marchese Audiface Diotallevi.
A Torino sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude
Seguire la fortuna dell’Urbinate in Piemonte ed esplorare la diffusione dei modelli derivati dalle sue opere dalla prima metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento. Nasce con questo intento la mostra Sulle tracce di Raffaello nelle collezioni sabaude, che, in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte del pittore, si terrà alle Gallerie Sabaude dal 30 ottobre al 14 marzo 2021.
Particolarmente attesi i risultati delle indagini diagnostiche e l’intervento di restauro attualmente in corso sulla cosiddetta Madonna della Tenda della Galleria Sabauda, in cui la critica più recente ha riconosciuto l’intervento diretto di Raffaello.
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