Il percorso espositivo

Opera di Le Corbusier
26/03/2003
Dal 1928 entrano in gioco gli "oggetti a reazione poetica", radici, ossa, sassi, forme comunque organiche che da objets trouvés si trasformano in attivatori plastici della composizione pittorica. L'irruzione di un oggetto, di una forma biologica concreta, vanifica l'ordine compositivo preventivo: si va alla ricerca della ragione formativa interna, degli equilibri e dei processi di stabilizzazione degli oggetti rappresentati.
"…Questi frammenti di elementi naturali, schegge di pietra, fossili, pezzi di legno, queste cose martirizzate dagli elementi, l'usura, l'erosione, la dissoluzione, eccetera, non solo hanno delle qualità plastiche, ma anche uno straordinario potenziale poetico", quello che si cerca di far emergere è la intrinseca poeticità –formale innanzitutto- di oggetti apparentemente semplici, rozzi.
Dagli anni Trenta, ecco sempre più affacciarsi una declinazione monumentale dell'immagine che, pur fedele ai generi originari, indaga sempre più sulla forma come esplicitazione della poesia: prevale su tutti, il corpo femminile.
Le Corbusier introduce le trasparenze, e si avverte maggiormente la curiosità e la disponibilità dell'artista verso soluzioni appartenenti alla cultura decorativa. La sempre maggior responsabilità data alla grafia, all'interno della composizione, con quei segni fluenti che si avvolgono e dipanano verso zone dalle tonalità più alto, danno l'idea di una pittura libera, solare, moderna.
Gli anni '50 e '60, poi, sono documentati dalla serie dei grandi "Taureaux", cui si collegano due grandi arazzi e un gruppo di sculture. Non mancano, naturalmente, i celebri oggetti di design e una sezione specifica dedicata alla "Main Ouverte", la grande Mano Aperta che Le Corbusier progettò nel 1952 per la piazza della città di Chandigarh: un monumento che si pone come cifra stilistica e morale di Le Corbusier. Come l'artista stesso ebbe a scrivere poco prima della morte, "questo segno della Mano Aperta per ricevere ricchezze create, per distribuirle ai popoli del mondo, deve essere il segno della nostra epoca".
La sintesi poetica ed intellettuale del pensiero di Le Corbusier, portentoso architetto del movimento moderno, che nella sua carriera ha saputo coniugare avanguardia architettonica con velleità romantiche, tecnologia sperimentale con utopia progettuale, fino ad arrivare al concetto di mano aperta.
L'ultima sezione è dedicata ai disegni, le litografie e le opere relative a questa impresa che chiude, come una sorta di chiosa ideologica, questa straordinaria esposizione.
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