L’arte del divino nel mondo greco e romano

I Bronzi dorati di Cartoceto a Pergola
20/09/2002
Architettura e scultura furono arti native della Grecia. Certamente gli artisti greci derivarono tecnica, stile, idee dalle altre nazioni mediterranee. Però, al di fuori di questi prestiti e influenze, essi crearono quel canone classico che decise il destino dell'arte occidentale per oltre duemila anni e influenzò pure l'arte dell'Oriente di religione buddista.
in "Storia degli strumenti musicali" di Sachs Curt
L’arte classica romana non smentisce questo primato, storicamente riconosciuto, dei Greci come paladini dell’arte per antonomasia, semmai lo avvalora, presentando non poche influenze, stilistiche ma anche culturali, di derivazione ellenica.
Gli influssi artistici del mondo greco sono evidenti, in particolare, nei ritratti nei quali spicca la tendenza alla riproduzione “fisiognomica” del volto, ossia la ricerca della sua espressione psicologica. In età romana questo filone ritrattistico viene sviluppato fino in fondo, con risultati di grande resa introspettiva, sia per quanto riguarda il ritratto privato che per quello onorario pubblico.
L’armonia delle forme e la compostezza delle statue romane esposte alla mostra allestita a Pergola non può che ricondurre a quell’ideale di equilibrio estetico che fu proprio non solo dell’arte ma della vita stessa dei Greci. In entrambe le culture, la bellezza dei corpi scolpiti nel bronzo diventa metafora della divinità, così come l’arte diventa celebrazione di un rito. Se dunque è lecito parlare di una “religione di stato” nel mondo romano, dove la sfera del sacro era onnipresente, è possibile anche riconoscere una vera e propria “arte del divino”, dove “divini” sono i soggetti rappresentati ma, sopratutto, “divina” è la stessa arte della raffigurazione (scultorea o pittorica che sia).
L’oggettiva bellezza dei capolavori artistici dell’età romana deve molto all'interpretazione soggettiva dell’esistenza – tutta protesa alla ricerca dell’immortalità divina – e dell’arte che, di tale immortalità, era in qualche modo artefice.
Dalle statue di grandi dimensioni ai piccoli bronzi votivi, le raffigurazioni di dei e dee erano collocate ovunque e non solo nei luoghi deputati al sacro. Fori, terme, teatri, anfiteatri e circhi, persino le dimore private erano pervase dalla presenza del divino. In alcuni casi la funzione era strettamente ornamentale ma il risultato sempre di grande pregio artistico, iconografico e stilistico.
Tra le statue più prestigiose della mostra, dove è riconoscibile l’influenza della grande tradizione greca (classica o ellenistica), l’ “Apollo con la cetra” di Timarchides, il gruppo “Ercole di Fano” e le celebri figure di “Amazzoni” del V secolo a.C.
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