Sugimoto a Napoli

courtesy of © Sugimoto | Lady Diana fotografata da Hiroshi Sugimoto
 

15/01/2004

Napoli, nella verde, magnifica cornice di Capodimonte, ospita la mostra personale di Hiroshi Sugimoto, celebre fotografo giapponese, noto in tutto il mondo. Di formazione statunitense, il maestro ha incantato i musei americani, europei, asiatici con i suoi lavori sofisticati e raffinati, frutto di intensa elaborazione speculativa. Addentrandosi nelle sale dell'esposizione napoletana, il tempo sembra fermarsi nell'estatica contemplazione di un'idea. Il contatto emozionale con le immagini di Sugimoto non avviene tramite la bellezza o la ricchezza dei dettagli, ma attraverso la percezione dell'idea che le sottende e sorpassa. Sugimoto fotografa idee, non persone. Per lui la fotografia è semplice strumento di traduzione visiva di un concetto. Il privilegio dell'astrazione non va però a discapito delle soluzioni formali, cui l'autore dedica un'attenzione quasi assoluta: il suo lavoro si esprime "in serie", declinate in varianti minime, che insistono per anni sullo stesso tema. I dodici grandi pannelli in bianco e nero, esposti alla mostra, lasciano sospeso, quasi interdetto lo sguardo dello spettatore. L'impatto con l'estrema intensità dell'arte concettuale di Sugimoto è forte. La mostra si articola in tre serie: I Mari (dal 1980), le Architetture (dal 1997), i Ritratti (dagli anni '80). Una vitale tendenza al "classico", il desiderio dell'autore di catturare l'essenza immutabile di esseri e di scene viste e immaginate da altri lo spingono a scegliere soggetti "invariati" (il mare) o "invariabili" (le cere) o "fuori fuoco", come nel caso delle "Architetture", la serie più recente, in cui il suo sguardo anela a collocarsi nello scarto tra il progetto originale dell'architetto e la sua realizzazione. I dettagli si perdono in un gioco di ombre che sfuma la distanza tra passato e presente. Le immagini, essenziali, assumono iconicità pittorica, fino ad annullare l'immediatezza dello scatto. Il contatto con la realtà sfuma progressivamente in astrazione, man mano che si avanza nel percorso espositivo. I "Mari" non si offrono come paesaggi riconoscibili, ma come composizioni estemporanee, divise simmetricamente tra acqua e cielo, e gettano l'animo dell'osservatore in un vuoto cosmico, "di fronte all'immensità insondabile dell'oceano" (Sugimoto). Le sagome di famosi edifici sfumano negli indefiniti contorni di una visione quasi onirica: rosoni, croci appaiono sospesi come varchi esistenziali tra le volte di architetture definite da ombre e luci. Nell'ultima sala dell'esposizione incantano i grandi ritratti di Papa Giovanni Paolo II e Lady Diana Spencer, elaborati dalle cere del "Madame Tussaud" di Londra, e la serie di pannelli raffiguranti "L'ultima cena", suggestiva, sofisticata interpretazione del soggetto principe della pittura occidentale. I personaggi vengono astratti dalla loro realtà spazio temporale, e fissati nella immobilità della cera o di una scena. Hiroshi Sugimoto 20 dicembre 2003-29 febbraio 2004, Napoli, Museo di Capodimonte, via Miano, 2, 0817499111. Tutti i giorni, 10.30-18.30. Lunedì chiuso. Informazioni e prenotazioni: n. verde 848800288

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