A Milano fino al 28 gennaio 2018
“Dentro Caravaggio”: un racconto sulla vera vita dell’artista
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Marta e Maria Maddalena, 1598 1599. Olio e tempera su tela, 100 x 134,5 cm. Detroit Institute of Arts © Detroit Institute of Arts Conservation Imaging Lab
Eleonora Zamparutti
28/09/2017
Milano - Cervello stravagantissimo, come lo definì il Cardinal del Monte, Caravaggio è l’artista più desiderato di tutti i tempi.
Ora è Milano che gli dedica una mostra, “Dentro Caravaggio” dal 29 settembre a Palazzo Reale, a cura di Rossella Vodret e frutto dellacoproduzione tra Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira con il sostegno del Gruppo Bracco.
Venti capolavori provenienti dai principali musei italiani e stranieri: anche una pala d’altare, concessa dalla Basilica di Sant’Agostino di Roma.
Nessun prestito invece da Galleria Borghese di Roma che in questo momento sta organizzando la trasferta di alcuni lavori di Caravaggio al Getty Museum di Los Angeles per un’esposizione che inaugurerà il prossimo novembre. Presente invece il Martirio di Sant’Orsola, un prestito di Intesa Sanpaolo, main sponsor della mostra, sul quale però pende il vincolo di restituzione anticipata perché da fine novembre dovrà andare a Gallerie d’Italia in piazza della Scala a inaugurare “L’Ultimo Caravaggio”, esposizone dedicata ai caravaggisti e agli artisti che, partendo dal maestro, sono andati oltre la lezione.
Insomma, Caravaggio se lo litigano un po’ tutti.
Il grande pregio della mostra milanese, realizzata da Mondo Mostre con un budget di produzione di 3,5 milioni di Euro, è quello di svelare al grande pubblico nuovi elementi intorno alla figura dell’artista, emersi grazie al lavoro di revisione documentaria e alle indagini diagnostiche applicate alle 22 opere autografe dell’artista presenti a Roma e ampliata poi ai 13 prestiti ottenuti in occasione dell’evento milanese.
NUOVI ASPETTI SULLA BIOGRAFIA DI CARAVAGGIO
Visitando le sale di Palazzo Reale si tocca con mano la personalità inquieta, e moderna al tempo stesso, di Caravaggio, uomo pieno di nevrosi, paure, intemperanze. E al tempo stesso si scopre l’evoluzione della sua tecnica pittorica grazie a una vasta panoramica della produzione dell’artista che abbraccia opere giovanili, a cui si aggiungono le commissioni religiose, i lavori della maturità, le tele napoletane e le ultime tele dove ormai la pittura appare disgregata e la luce soccombe alle ombre scure.
Caravaggio si distingueva a Roma per la sua parlata “alla lombarda” come ebbe a testimoniare il suo barbiere Pietropaolo Pellegrino in un verbale d’arresto conservato presso l’Archivio di Stato di Roma. Dall’inventario dei beni personali che gli furono pignorati in seguito all’azione legale mossa dalla padrona di casa a cui mancavano 6 mesi d’affitto, emerge una lista di oggetti che la dicono lunga sulla vita che conduceva: 2 soli piatti, 11 bicchieri e fiasche, vestiti malconci, una chitarra e un violino, 2 spade e 3 pugnali, 12 libri, 2 orecchini (probabilmente quelli indossati dalla Giuditta del celebre dipinto), uno scudo a specchio (che compare in Marta e Maria Maddalena e che serviva a creare i fasci di luce bruciante riprodotti nelle opere).
Secondo le nuove tesi, si deve spostare di quattro anni in avanti l’arrivo di Caravaggio a Roma, con conseguente nuova datazione delle opere giovanili.
Un vuoto compare adesso nella sua biografia: dal 1592 al 1596 si perdono le tracce del maestro. Non se ne sa nulla. La recente scoperta di una biografia di Caravaggio scritta da Gaspare Celio, pittore, databile 1614 e rinvenuta grazie alla ricerca condotta da Riccardo Gandolfi, aggiunge nuovi elementi alla storia. Pare che Caravaggio sia dovuto scappare da Milano perché aveva ucciso un conoscente e che avesse trascorso un anno in carcere.
COME LAVORAVA CARAVAGGIO
Gli esiti dell’analisi diagnostica delle opere sono stati elaborati dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e CNR e tradotti in contenuto informativo grazie ai pannelli multimediali che accompagnano le opere e che sintetizzano con il supporto di materiale video le caratteristiche tecniche esecutive di ciascun dipinto, non visibili altrimenti a occhio nudo.
Dall’analisi delle 35 opere studiate emerge l’evoluzione tecnica di Caravaggio, il quale si avviò alla carriera eseguendo le opere come qualsiasi pittore del suo tempo. E cioè sulla tela poneva una preparazione chiara e poi con pennello sottile o carboncino tracciava il disegno. La svolta il Caravaggio avvenne con la commissione dei lavori per la Cappella Contarelli presso la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Per l’artista si trattava di un debutto pubblico, importante, in un ambiente piuttosto ostile. La commissione comprendeva la realizzazione di due grandi tele di 3,40 metri per 3,20 metri da consegnare entro un anno dietro un compenso all’epoca straordinario: 400 scudi. Caravaggio si trovò obbligato a elaborare un sistema che gli consentisse di velocizzare l’esecuzione. Optò per la stesura di una preparazione scura che divenne anche il fondo dell’opera. Nelle ombre stagliò le figure dipingendo solo le parti chiare. Non utilizzò più il disegno a pennello, ma ricorse alle incisioni per tracciare le linee guida della composizione.
Grazie all’indagine radiografica emergono anche le immagini nascoste, cancellate dopo i ripensamenti.
Caravaggio non eseguì mai disegni preparatori ma sperimentò, modificò, spostò le figure nelle sue composizioni. Ad esempio nella bellissima tela della Fuga in Egitto, grazie alle radiografie, si scopre che l’Angelo ritratto al centro della tela, inizialmente era stato collocato in basso a destra e la sua figura era più piccola. Successivi ripensamenti indussero Caravaggio a posizionare l’angelo al centro della composizione, a ingrandirlo e a spostare la Vergine a destra sul paesaggio che era già stato dipinto. Un’opera che non fu neppure realizzata su tela, ma su una tovaglia di Fiandra. Il che la dice lunga sul tenore di vita del maestro.
CARAVAGGIO IN FUTURO DI CHI SARA’?
E’ di oggi l’annuncio da parte dell’assessore Del Corno che Milano si fa città promotrice di un nuovo centro di studi intorno all’artista. Di pochi giorni fa è la notizia che alla Galleria Borghese di Roma verrà costituito un Caravaggio Reasearch Center, in collaborazione con l’Università di Pisa, che avrà come scopo quello di creare il grande database delle opere di Caravaggio a cui potranno avere accesso gli studiosi e i ricercatori da tutto il mondo.
Per ora resta da capire se ci sarà coordinamento tra le tante iniziative sul tavolo così come sarà bello scoprire se la produzione del lungometraggio che Sky sta realizzando intorno a Caravaggio terrà conto delle nuove scoperte della ricerca e della diagnostica, frutto di anni di studio e di analisi.
Ora è Milano che gli dedica una mostra, “Dentro Caravaggio” dal 29 settembre a Palazzo Reale, a cura di Rossella Vodret e frutto dellacoproduzione tra Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostre Skira con il sostegno del Gruppo Bracco.
Venti capolavori provenienti dai principali musei italiani e stranieri: anche una pala d’altare, concessa dalla Basilica di Sant’Agostino di Roma.
Nessun prestito invece da Galleria Borghese di Roma che in questo momento sta organizzando la trasferta di alcuni lavori di Caravaggio al Getty Museum di Los Angeles per un’esposizione che inaugurerà il prossimo novembre. Presente invece il Martirio di Sant’Orsola, un prestito di Intesa Sanpaolo, main sponsor della mostra, sul quale però pende il vincolo di restituzione anticipata perché da fine novembre dovrà andare a Gallerie d’Italia in piazza della Scala a inaugurare “L’Ultimo Caravaggio”, esposizone dedicata ai caravaggisti e agli artisti che, partendo dal maestro, sono andati oltre la lezione.
Insomma, Caravaggio se lo litigano un po’ tutti.
Il grande pregio della mostra milanese, realizzata da Mondo Mostre con un budget di produzione di 3,5 milioni di Euro, è quello di svelare al grande pubblico nuovi elementi intorno alla figura dell’artista, emersi grazie al lavoro di revisione documentaria e alle indagini diagnostiche applicate alle 22 opere autografe dell’artista presenti a Roma e ampliata poi ai 13 prestiti ottenuti in occasione dell’evento milanese.
NUOVI ASPETTI SULLA BIOGRAFIA DI CARAVAGGIO
Visitando le sale di Palazzo Reale si tocca con mano la personalità inquieta, e moderna al tempo stesso, di Caravaggio, uomo pieno di nevrosi, paure, intemperanze. E al tempo stesso si scopre l’evoluzione della sua tecnica pittorica grazie a una vasta panoramica della produzione dell’artista che abbraccia opere giovanili, a cui si aggiungono le commissioni religiose, i lavori della maturità, le tele napoletane e le ultime tele dove ormai la pittura appare disgregata e la luce soccombe alle ombre scure.
Caravaggio si distingueva a Roma per la sua parlata “alla lombarda” come ebbe a testimoniare il suo barbiere Pietropaolo Pellegrino in un verbale d’arresto conservato presso l’Archivio di Stato di Roma. Dall’inventario dei beni personali che gli furono pignorati in seguito all’azione legale mossa dalla padrona di casa a cui mancavano 6 mesi d’affitto, emerge una lista di oggetti che la dicono lunga sulla vita che conduceva: 2 soli piatti, 11 bicchieri e fiasche, vestiti malconci, una chitarra e un violino, 2 spade e 3 pugnali, 12 libri, 2 orecchini (probabilmente quelli indossati dalla Giuditta del celebre dipinto), uno scudo a specchio (che compare in Marta e Maria Maddalena e che serviva a creare i fasci di luce bruciante riprodotti nelle opere).
Secondo le nuove tesi, si deve spostare di quattro anni in avanti l’arrivo di Caravaggio a Roma, con conseguente nuova datazione delle opere giovanili.
Un vuoto compare adesso nella sua biografia: dal 1592 al 1596 si perdono le tracce del maestro. Non se ne sa nulla. La recente scoperta di una biografia di Caravaggio scritta da Gaspare Celio, pittore, databile 1614 e rinvenuta grazie alla ricerca condotta da Riccardo Gandolfi, aggiunge nuovi elementi alla storia. Pare che Caravaggio sia dovuto scappare da Milano perché aveva ucciso un conoscente e che avesse trascorso un anno in carcere.
COME LAVORAVA CARAVAGGIO
Gli esiti dell’analisi diagnostica delle opere sono stati elaborati dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e CNR e tradotti in contenuto informativo grazie ai pannelli multimediali che accompagnano le opere e che sintetizzano con il supporto di materiale video le caratteristiche tecniche esecutive di ciascun dipinto, non visibili altrimenti a occhio nudo.
Dall’analisi delle 35 opere studiate emerge l’evoluzione tecnica di Caravaggio, il quale si avviò alla carriera eseguendo le opere come qualsiasi pittore del suo tempo. E cioè sulla tela poneva una preparazione chiara e poi con pennello sottile o carboncino tracciava il disegno. La svolta il Caravaggio avvenne con la commissione dei lavori per la Cappella Contarelli presso la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Per l’artista si trattava di un debutto pubblico, importante, in un ambiente piuttosto ostile. La commissione comprendeva la realizzazione di due grandi tele di 3,40 metri per 3,20 metri da consegnare entro un anno dietro un compenso all’epoca straordinario: 400 scudi. Caravaggio si trovò obbligato a elaborare un sistema che gli consentisse di velocizzare l’esecuzione. Optò per la stesura di una preparazione scura che divenne anche il fondo dell’opera. Nelle ombre stagliò le figure dipingendo solo le parti chiare. Non utilizzò più il disegno a pennello, ma ricorse alle incisioni per tracciare le linee guida della composizione.
Grazie all’indagine radiografica emergono anche le immagini nascoste, cancellate dopo i ripensamenti.
Caravaggio non eseguì mai disegni preparatori ma sperimentò, modificò, spostò le figure nelle sue composizioni. Ad esempio nella bellissima tela della Fuga in Egitto, grazie alle radiografie, si scopre che l’Angelo ritratto al centro della tela, inizialmente era stato collocato in basso a destra e la sua figura era più piccola. Successivi ripensamenti indussero Caravaggio a posizionare l’angelo al centro della composizione, a ingrandirlo e a spostare la Vergine a destra sul paesaggio che era già stato dipinto. Un’opera che non fu neppure realizzata su tela, ma su una tovaglia di Fiandra. Il che la dice lunga sul tenore di vita del maestro.
CARAVAGGIO IN FUTURO DI CHI SARA’?
E’ di oggi l’annuncio da parte dell’assessore Del Corno che Milano si fa città promotrice di un nuovo centro di studi intorno all’artista. Di pochi giorni fa è la notizia che alla Galleria Borghese di Roma verrà costituito un Caravaggio Reasearch Center, in collaborazione con l’Università di Pisa, che avrà come scopo quello di creare il grande database delle opere di Caravaggio a cui potranno avere accesso gli studiosi e i ricercatori da tutto il mondo.
Per ora resta da capire se ci sarà coordinamento tra le tante iniziative sul tavolo così come sarà bello scoprire se la produzione del lungometraggio che Sky sta realizzando intorno a Caravaggio terrà conto delle nuove scoperte della ricerca e della diagnostica, frutto di anni di studio e di analisi.
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