A Milano fino all’11 settembre, lo spaccato di un continente attraverso l’arte

Il PAC racconta l’Africa

Malala Andrialavidrazana (Madagascar 1971), Figures 1850, Various Empires, Kingdoms, States and Republics, 2015, Pigment print on Hahnemuehle cotton rag, laminated on aluminium and framed under glass, 148.7 x 116 x 5 cm | Courtesy of Private collection
 

Francesca Grego

30/06/2017

Milano - Difficile tracciare il ritratto artistico di un continente esteso e vario come l’Africa.
Ci ha provato nel lontano 1989 il Centre Pompidou di Parigi con Magiciens de la Terre, suscitando polemiche a non finire. In tempi più recenti la sfida è stata raccolta dalla Biennale di Venezia (Authentic/Excentric: Africa in and out of Africa, 2001) e dalla produzione internazionale Africa Remix, itinerante tra i maggiori musei del mondo tra il 2004 e il 2007.

Ora a cimentarsi è il PAC - Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano con il progetto Africa. Raccontare un mondo, nuova tappa del percorso di esplorazione del pianeta attraverso l’arte inaugurato nel 2015.
Dopo Cuba. Tatuare la storia (2016) e la collettiva di artisti cinesi del 2015, e in attesa della mostra dedicata al Brasile prevista per il prossimo anno, il PAC propone un ampio itinerario nel Continente Nero attraverso fotografie, installazioni, dipinti, disegni e sculture, ma anche video e performance di autori residenti in Africa o sparsi per il mondo, diversi per stile, approccio e generazione.

Ben 33 i protagonisti, divisi in quattro sezioni.
Ci sono gli artisti del Dopo l’indipendenza, tra cui un astro della fotografia come Malick Sidibé (Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2007) brilla in compagnia di altri quattro maestri maestosamente ancorati al proprio contesto culturale, da Frédéric Bruly Buabré a Seydou Keita.

I protagonisti di Introspezione identitaria hanno invece in comune l’impegno politico e la problematizzazione dell’essere africani, in uno scenario ancora molto legato alle eredità del colonialismo. Guerre, genocidi, questioni energetiche e ambientali, corruzione, AIDS, povertà sono al centro delle riflessioni di artisti ormai internazionalmente noti come George Adeagbo, Berthélémy Toguo o Chéri Samba, mentre tra batik, abiti vittoriani e biblioteche ottocentesche una star come Yinka Shonibare decostruisce l’essenza stessa degli stereotipi sull’Africa.

Con Generazione Africa siamo un passo più avanti. Una nuova leva di artisti e soprattutto di artiste, perfettamente consapevoli della propria identità ibrida, si fa strada sulla scena internazionale senza più bisogno di classificazioni ed etichette. Dall’immigrazione alle questioni di genere, Malala Andrialavidrazana, Omar Ba, Kudnazai Chiurai, Senzeni Marasela, Billie Zangewa portano negli spazi espositivi di tutto il mondo il proprio sguardo multiplo sulle emergenze contemporanee.

Video arte e performance sono infine in primo piano in una sezione tutta femminile, Il Corpo e le Politiche della Distanza: nove artiste si confrontano qui con il linguaggio del corpo e della prossemica, che diventano allo stesso tempo linguaggio e territorio di indagine.

Il percorso espositivo si arricchisce di una selezione di sedute di brillanti designer africani, mentre il collettivo di artiste sudafricane Donna Kukama, Buhlebezwe Siwani e Anne Historical è presente con un’installazione site specific anche nello spazio dell’Edicola Radetzsky, sulla Darsena di Milano.

Curata da Adelina Von Füstenberg, curatrice internazionale non nuova a progetti multiculturali, e da Ginevra Bria per video e performance, Africa. Raccontare un mondo sarà in programma al PAC fino all’11 settembre.
 

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