Intervista a Paola Zatti, curatrice della mostra
Le fotografie di Elisa Sighicelli rianimano i depositi della GAM di Milano
Elisa Sighicelli, Untitled (9512), 2021
Eleonora Zamparutti
25/03/2022
Milano - A pochi giorni dall’inaugurazione della Milano Art Week, visitiamo la mostra “As Above, So Below” allestita alla GAM di Milano con fotografie di Elisa Sighicelli e curata da Paola Zatti, conservatore responsabile della GAM. L’esposizione, frutto della collaborazione tra il museo di arte moderna e l'artista torinese, fotografa e scultrice contemporanea, sarà aperta al pubblico dal 29 marzo al 3 luglio.
E’ un’iniziativa potente e distintiva che infonde nuova linfa vitale agli ambienti del museo. “E’ un intervento di arte contemporanea molto particolare che ha un forte legame con l’arte moderna e con il tema del ‘museo’ sul quale vale la pena riflettere” afferma Paola Zatti. “Attraverso lo sguardo di un’artista contemporanea il museo prende vita e diventa un luogo che si mette in discussione”.
Elisa Sighicelli è scesa nei depositi e il suo sguardo ha animato un mondo nascosto, abitato da figure di donne e uomini di ogni foggia, gesso, bronzo, marmo, sculture che hanno resistito al tempo e alla storia, sopravvissute intere o a pezzi, che sembrano vivere una vita nuova, segreta mai conosciuta.
“L’artista ha la grande capacità di aiutarti a metterti in discussione perché ti invita a guardati in maniera differente da come sei abituato a fare” continua Paola Zatti.
Elisa Sighicelli, ritratto
Elisa Sighicelli che è un’artista di origini torinesi che in questi anni ha ottenuto vari riconoscimenti in Italia e all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra dove ha studiato scultura e ha avuto lo studio per molti anni a Londra. Ha fatto vari lavori sulla reinterpretazione della scultura, trasportando l’immagine fotografica su diversi supporti e diversi formati.
E’ stata chiamata da Paola Zatti per lavorare sui i depositi della GAM che si trovano nei sotterranei di Villa Reale in via Palestro. Sono ambienti molto suggestivi perché sono le vecchie cucine della Villa settecentesca, spazi di servizio con ancora le tracce della vita dell’edificio allora fresco di costruzione.
Da dove nasce l’idea di una mostra legata ai depositi?
“La mostra è nata come ideale prosecuzione di un progetto che avevamo realizzato 5 anni fa. All’epoca avevamo restaurato 100 sculture conservate nei depositi e le avevamo esposte nella mostra ‘Sottosopra’ dedicata a 100 anni di storia della scultura che documentava la supremazia della scuola scultorea milanese tra ‘800 e ‘900 rispetto agli altri centri artistici italiani.”
Negli anni successivi è stato intrapreso un intervento di restauro degli spazi che ospitano i depositi e di risistemazione degli ambienti secondo criteri conservativi. A breve i lavori saranno completati con la realizzazione delle armadiature nuove e l’installazione di contenitori differenti per le opere che avranno una disposizione completamente diversa rispetto a quella attuale.
Ma perché portare l’arte contemporanea nei depositi?
“Mi è venuto in mente che si poteva sfruttare il deposito per le sue ampie e articolate potenzialità, non soltanto come luogo di conservazione, studio, manutenzione delle opere ma parte viva, anzi cuore del museo anche se spesso spazio non visibile né visitabile. Volevo usare tutta la sua suggestività. Secondo me questo aspetto doveva essere colto da un’artista e tradotto in un’opera d’arte.”
Paola Zatti, ritratto
Come hai lavorato insieme a Elisa Sighicelli?
“Per un anno abbiamo lavorato nei depositi e riflettuto sul fatto che le opere così come erano disposte si prestavano a vari sguardi, a varie interpretazione. Elisa ha usato la macchina fotografica che è il mezzo che usa normalmente per il suo lavoro, e ha colto dei momenti della vita del deposito suggerendo implicitamente dei dialoghi o comunque dei fili sottili che tengono uniti i lavori. Il suo sguardo ha colto anche degli aspetti ironici. Sono istanti che scompariranno perché presto le opere saranno disposte diversamente. E' un mondo che abbiamo vissuto per anni lì sotto e che non ci sarà più. Però un’artista ci lascia delle opere. Ci lascia molto di più di una campagna fotografica che avremmo potuto scattare anche noi con un semplice cellulare. La mostra documenta il mondo dei depositi attraverso una quarantina di immagini che Elisa ha riprodotto in vari formati più o meno grandi selezionando insieme a me alcuni dei numerosissime scene che lei ha colto. Ha realizzato delle stampe su carta di cotone che hanno una resa molto materica, quasi pittorica. E quindi ti consentono anche uno sguardo sulla tridimensionalità, ti riportano alla scultura nella sua materia in maniera molto esplicita ed evidente.”
Hai mai pensato a un progetto specifico per i depositi della GAM?
“A me piacerebbe molto poter un giorno rendere visitabili i depositi, aprirli al pubblico e di farli diventare un nuovo pezzo del museo. E' un tema sul quale si discute molto a livello nazionale e internazionale dopo che tanti musei hanno puntato molto sull’apertura di sedi museali nuove dedicate ai loro depositi. L’ultimo a Rotterdam, con un’operazione meravigliosa (ndr il Depot Boijmans Van Beuningen è il primo deposito d’arte aperto al mondo). Numerosi musei, da San Pietroburgo agli Stati Uniti, hanno reso visibili parte delle loro opere in deposito. Trovo che sia un’operazione non solo intelligente, ma anche definitiva: mette un punto anche su tanti discorsi che facciamo sulla possibilità di vendere opere custodite nei depositi. A parte il fatto che il nostro patrimonio è inalienabile, ma lo è perché ha qualcosa da dire e secondo me il modo migliore per tutelarlo è esporlo. Mi sento di concordare pienamente con la linea che è portata avanti anche dal Ministero. L’operazione a cui penso vorrebbe inserirsi nel solco di tutela dell’ambiente di deposito e di valorizzazione di questa parte essenziale del museo e anche del nostro lavoro. Perché in definitiva in deposito ci passiamo tanto tempo e riserva sempre nuove sorprese.”
Quando si mette mano ai depositi si finisce per cancellare la patina del tempo e inevitabilmente perdono tutto il loro fascino …
“Quando ero a San Pietroburgo a lavorare per un breve periodo all’Ermitage ho avuto la possibilità di accedere ai depositi delle cornici del museo. Mi è sembrato di entrare in un altro mondo: la guardiola del deposito aveva ancora le fotografie di Lenin appese alle pareti e la radio a transistor accesa. E questa immensa quantità di cornici - non vedrò mai più niente di simile nella mia vita-, cornici di tutti i tempi e di tutte le fogge, era davvero incredibile. Sulla patina del tempo, bisognerebbe fare dei ragionamenti. La mostra se li è posti. Per esempio c’è una sala del percorso espositivo che ragiona esattamente su questo argomento. Abbiamo esposto una scultura che è il gesso preparatorio dell’Ignara Mali (la cui versione in marmo è al piano di sopra) restaurata a metà. Proprio per far capire come una parte è pulita e l’altra invece ha ancora i segni del tempo, i segni della polvere. E’ un argomento su cui Elisa ha riflettuto a lungo e come vedi lo ha rievocato in questa serie di stampe positivo/negativo di una fotografia: è un gioco che si ricollega alla patina che prima esisteva e che poi non esiste più. Io credo che le opere vadano restaurate e tutelate. Questa mostra voleva proprio documentare un mondo che altrimenti si sarebbe perso. Farlo realizzando delle opere d’arte che rimarranno, secondo me è molto bello. Il patrimonio conservato nei depositi della GAM è talmente ingente, perché sono quasi 800 le sculture che abbiamo là sotto, che quello che noi vorremmo fare è di tenere visibile una parte del laboratorio in modo tale da far veder un ambiente che è sempre un po’ in fieri.”
I depositi potrebbero essere anche luogo di studio e di ricerca….
“Cinque anni fa abbiamo realizzato un'operazione che si chiamava “Sotto sopra” perché portavamo le opere da sotto a sopra. In quell’occasione abbiamo coinvolto la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano che ha realizzato un documentario proprio sulla vita di queste opere, il loro restauro e la movimentazione. Sul patrimonio dell’Accademia di Brera che noi abbiamo in deposito, spesso si esercitano allievi dell’Accademia che ospitiamo. Con l’Università realizziamo dei laboratori di catalogazione, facciamo esercitare gli studenti sulla catalogazione delle opere in deposito che molto spesso sono opere ignote, non studiate, semplicemente inventariate.”
Paola Zatti si sofferma davanti a una delle immagini di Elisa Sighicelli con un Mussolini sullo sfondo e con un dettaglio notevole nell’angolo in basso: Dante. “Nella lettura che puoi dare a questa fotografia è che infondo la nostra cultura è rimasta questa… ” afferma indicando il Sommo Poeta.
Elisa Sighicelli, Untitled (9426), 2021
“In questo caso c’è la purezza del marmo candido e perfetto accanto a una figura maschile sgangherata. L’integrità di una donna e una figura maschile molto scassata con una gamba rotta”.
Elisa Sighicelli, Untitled (9573), 2021
“Questa fotografia ritrae una figura femminile levigata con il cartellino ancora sugli occhi . E’ la fusione in bronzo di una scultura di Vincenzo Gemito e accanto ad essa una scultura scapigliata con una resa molto irregolare. Un abbinamento a contrasto…”.
Elisa Sighicelli, Untitled (9512), 2021
Fotografie che sembrano i fotogrammi di un film immaginario che racconta una storia silenziosa e forte, aperta a libera spiegazione e interpretata da attori consumati. Da non perdere.
E’ un’iniziativa potente e distintiva che infonde nuova linfa vitale agli ambienti del museo. “E’ un intervento di arte contemporanea molto particolare che ha un forte legame con l’arte moderna e con il tema del ‘museo’ sul quale vale la pena riflettere” afferma Paola Zatti. “Attraverso lo sguardo di un’artista contemporanea il museo prende vita e diventa un luogo che si mette in discussione”.
Elisa Sighicelli è scesa nei depositi e il suo sguardo ha animato un mondo nascosto, abitato da figure di donne e uomini di ogni foggia, gesso, bronzo, marmo, sculture che hanno resistito al tempo e alla storia, sopravvissute intere o a pezzi, che sembrano vivere una vita nuova, segreta mai conosciuta.
“L’artista ha la grande capacità di aiutarti a metterti in discussione perché ti invita a guardati in maniera differente da come sei abituato a fare” continua Paola Zatti.
Elisa Sighicelli, ritratto
Elisa Sighicelli che è un’artista di origini torinesi che in questi anni ha ottenuto vari riconoscimenti in Italia e all’estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra dove ha studiato scultura e ha avuto lo studio per molti anni a Londra. Ha fatto vari lavori sulla reinterpretazione della scultura, trasportando l’immagine fotografica su diversi supporti e diversi formati.
E’ stata chiamata da Paola Zatti per lavorare sui i depositi della GAM che si trovano nei sotterranei di Villa Reale in via Palestro. Sono ambienti molto suggestivi perché sono le vecchie cucine della Villa settecentesca, spazi di servizio con ancora le tracce della vita dell’edificio allora fresco di costruzione.
Da dove nasce l’idea di una mostra legata ai depositi?
“La mostra è nata come ideale prosecuzione di un progetto che avevamo realizzato 5 anni fa. All’epoca avevamo restaurato 100 sculture conservate nei depositi e le avevamo esposte nella mostra ‘Sottosopra’ dedicata a 100 anni di storia della scultura che documentava la supremazia della scuola scultorea milanese tra ‘800 e ‘900 rispetto agli altri centri artistici italiani.”
Negli anni successivi è stato intrapreso un intervento di restauro degli spazi che ospitano i depositi e di risistemazione degli ambienti secondo criteri conservativi. A breve i lavori saranno completati con la realizzazione delle armadiature nuove e l’installazione di contenitori differenti per le opere che avranno una disposizione completamente diversa rispetto a quella attuale.
Ma perché portare l’arte contemporanea nei depositi?
“Mi è venuto in mente che si poteva sfruttare il deposito per le sue ampie e articolate potenzialità, non soltanto come luogo di conservazione, studio, manutenzione delle opere ma parte viva, anzi cuore del museo anche se spesso spazio non visibile né visitabile. Volevo usare tutta la sua suggestività. Secondo me questo aspetto doveva essere colto da un’artista e tradotto in un’opera d’arte.”
Paola Zatti, ritratto
Come hai lavorato insieme a Elisa Sighicelli?
“Per un anno abbiamo lavorato nei depositi e riflettuto sul fatto che le opere così come erano disposte si prestavano a vari sguardi, a varie interpretazione. Elisa ha usato la macchina fotografica che è il mezzo che usa normalmente per il suo lavoro, e ha colto dei momenti della vita del deposito suggerendo implicitamente dei dialoghi o comunque dei fili sottili che tengono uniti i lavori. Il suo sguardo ha colto anche degli aspetti ironici. Sono istanti che scompariranno perché presto le opere saranno disposte diversamente. E' un mondo che abbiamo vissuto per anni lì sotto e che non ci sarà più. Però un’artista ci lascia delle opere. Ci lascia molto di più di una campagna fotografica che avremmo potuto scattare anche noi con un semplice cellulare. La mostra documenta il mondo dei depositi attraverso una quarantina di immagini che Elisa ha riprodotto in vari formati più o meno grandi selezionando insieme a me alcuni dei numerosissime scene che lei ha colto. Ha realizzato delle stampe su carta di cotone che hanno una resa molto materica, quasi pittorica. E quindi ti consentono anche uno sguardo sulla tridimensionalità, ti riportano alla scultura nella sua materia in maniera molto esplicita ed evidente.”
Hai mai pensato a un progetto specifico per i depositi della GAM?
“A me piacerebbe molto poter un giorno rendere visitabili i depositi, aprirli al pubblico e di farli diventare un nuovo pezzo del museo. E' un tema sul quale si discute molto a livello nazionale e internazionale dopo che tanti musei hanno puntato molto sull’apertura di sedi museali nuove dedicate ai loro depositi. L’ultimo a Rotterdam, con un’operazione meravigliosa (ndr il Depot Boijmans Van Beuningen è il primo deposito d’arte aperto al mondo). Numerosi musei, da San Pietroburgo agli Stati Uniti, hanno reso visibili parte delle loro opere in deposito. Trovo che sia un’operazione non solo intelligente, ma anche definitiva: mette un punto anche su tanti discorsi che facciamo sulla possibilità di vendere opere custodite nei depositi. A parte il fatto che il nostro patrimonio è inalienabile, ma lo è perché ha qualcosa da dire e secondo me il modo migliore per tutelarlo è esporlo. Mi sento di concordare pienamente con la linea che è portata avanti anche dal Ministero. L’operazione a cui penso vorrebbe inserirsi nel solco di tutela dell’ambiente di deposito e di valorizzazione di questa parte essenziale del museo e anche del nostro lavoro. Perché in definitiva in deposito ci passiamo tanto tempo e riserva sempre nuove sorprese.”
Quando si mette mano ai depositi si finisce per cancellare la patina del tempo e inevitabilmente perdono tutto il loro fascino …
“Quando ero a San Pietroburgo a lavorare per un breve periodo all’Ermitage ho avuto la possibilità di accedere ai depositi delle cornici del museo. Mi è sembrato di entrare in un altro mondo: la guardiola del deposito aveva ancora le fotografie di Lenin appese alle pareti e la radio a transistor accesa. E questa immensa quantità di cornici - non vedrò mai più niente di simile nella mia vita-, cornici di tutti i tempi e di tutte le fogge, era davvero incredibile. Sulla patina del tempo, bisognerebbe fare dei ragionamenti. La mostra se li è posti. Per esempio c’è una sala del percorso espositivo che ragiona esattamente su questo argomento. Abbiamo esposto una scultura che è il gesso preparatorio dell’Ignara Mali (la cui versione in marmo è al piano di sopra) restaurata a metà. Proprio per far capire come una parte è pulita e l’altra invece ha ancora i segni del tempo, i segni della polvere. E’ un argomento su cui Elisa ha riflettuto a lungo e come vedi lo ha rievocato in questa serie di stampe positivo/negativo di una fotografia: è un gioco che si ricollega alla patina che prima esisteva e che poi non esiste più. Io credo che le opere vadano restaurate e tutelate. Questa mostra voleva proprio documentare un mondo che altrimenti si sarebbe perso. Farlo realizzando delle opere d’arte che rimarranno, secondo me è molto bello. Il patrimonio conservato nei depositi della GAM è talmente ingente, perché sono quasi 800 le sculture che abbiamo là sotto, che quello che noi vorremmo fare è di tenere visibile una parte del laboratorio in modo tale da far veder un ambiente che è sempre un po’ in fieri.”
I depositi potrebbero essere anche luogo di studio e di ricerca….
“Cinque anni fa abbiamo realizzato un'operazione che si chiamava “Sotto sopra” perché portavamo le opere da sotto a sopra. In quell’occasione abbiamo coinvolto la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano che ha realizzato un documentario proprio sulla vita di queste opere, il loro restauro e la movimentazione. Sul patrimonio dell’Accademia di Brera che noi abbiamo in deposito, spesso si esercitano allievi dell’Accademia che ospitiamo. Con l’Università realizziamo dei laboratori di catalogazione, facciamo esercitare gli studenti sulla catalogazione delle opere in deposito che molto spesso sono opere ignote, non studiate, semplicemente inventariate.”
Paola Zatti si sofferma davanti a una delle immagini di Elisa Sighicelli con un Mussolini sullo sfondo e con un dettaglio notevole nell’angolo in basso: Dante. “Nella lettura che puoi dare a questa fotografia è che infondo la nostra cultura è rimasta questa… ” afferma indicando il Sommo Poeta.
Elisa Sighicelli, Untitled (9426), 2021
“In questo caso c’è la purezza del marmo candido e perfetto accanto a una figura maschile sgangherata. L’integrità di una donna e una figura maschile molto scassata con una gamba rotta”.
Elisa Sighicelli, Untitled (9573), 2021
“Questa fotografia ritrae una figura femminile levigata con il cartellino ancora sugli occhi . E’ la fusione in bronzo di una scultura di Vincenzo Gemito e accanto ad essa una scultura scapigliata con una resa molto irregolare. Un abbinamento a contrasto…”.
Elisa Sighicelli, Untitled (9512), 2021
Fotografie che sembrano i fotogrammi di un film immaginario che racconta una storia silenziosa e forte, aperta a libera spiegazione e interpretata da attori consumati. Da non perdere.
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