Dal 14 maggio ai Chiostri di Sant’Eustorgio
Oltre il mito, l’uomo: Robert Capa in arrivo a Milano
International Center of Photography/Magnum Photos (2935.1992) |
Robert Capa, [Sicilian peasant telling an American officer which way the Germans had gone, near Troina, Sicily], August 4-5, 1943
Francesca Grego
17/04/2024
Milano - Cordova, 1936. Un giovane fotografo venuto da lontano sfida il pericolo in prima linea durante la Guerra Civile Spagnola. Non sa che la sua vita sta per cambiare per sempre. “Ero in trincea con venti soldati repubblicani, avevano in mano dei vecchi fucili e morivano ogni minuto”, ha ricordato Robert Capa undici anni dopo in un’intervista radiofonica. “Ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa, e senza guardare ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto”, prosegue il racconto del reporter. “Non ho sviluppato subito le foto, le ho spedite assieme a tante altre. Sono stato in Spagna per tre mesi e al mio ritorno ero un fotografo famoso, perché la macchina fotografica che avevo sopra la testa aveva catturato un uomo nel momento in cui gli sparavano. Si diceva che fosse la miglior foto che avessi mai scattato, e io non l'avevo nemmeno inquadrata nel mirino”.
Pubblicata prima sulla rivista francese Vu, poi su Regards, e infine su Life, il Miliziano colpito a morte divenne in breve un’icona del Novecento. C’è chi è convinto si tratti di una fotografia costruita e che il racconto dell’autore non sia veritiero. Certo è che con il suo coraggio non comune Robert Capa è stato il primo e sicuramente uno dei più grandi fotografi di guerra, documentando ben cinque conflitti in pochi anni e rimanendo ucciso da una mina antiuomo nel 1954 in Indocina. “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”, diceva.
Robert Capa, Picasso e Francoise Gilot, 1948. Stampa ai sali d'argento, 50,86 x 40,69 cm. Collezione Julian Castilla © Robert Capa/ICP/Magnum Photos/Contacto
Reporter di guerra, ma non solo. Considerato il padre del fotogiornalismo, Capa è passato alla storia per aver dato vita alla celebre agenzia Magnum Photos insieme agli amici Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandivert. Nei suoi scatti si specchiano vent’anni cruciali per l’Europa e per il mondo, dalla nascita dello Stato di Israele alla vita oltre la Cortina di Ferro, e poi i grandi personaggi del secolo, da Trotzsky a Picasso, da Hemingway ad Humphrey Bogart, John Houston, Gina Lollobrigida, Anna Magnani. Appassionato di cinema, lo ritroviamo perfino sul set di Notorious di Alfred Hitchcock come fotografo di scena, dove fu introdotto da Ingrid Bergman, con la quale ebbe una relazione per due anni.
Listening to General De Gaulle's speech after the liberation of the city. Chartres, France, 23 August 1944 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
A dispetto della sua breve vita, insomma, Capa è uno di quei personaggi dei quali si potrebbe parlare all’infinito. Lo scopriremo a Milano dal 14 maggio al 13 ottobre 2024, in una grande mostra curata da Gabriel Bauret. Al Museo Diocesano Carlo Maria Martini Robert Capa. L’opera 1932-1954 offrirà un viaggio completo nella fotografia del celebre reporter attraverso 300 scatti selezionati negli archivi di Magnum Photos: dagli esordi all’ultima, fatale avventura in Oriente, passando per i celebri scatti della Guerra Civile Spagnola, i numerosi teatri e fasi del secondo conflitto mondiale, senza dimenticare le immagini che ci riportano all’uomo Endre Friedmann - il suo vero nome da ebreo ungherese - e alla sua empatia nel relazionarsi con i soggetti ritratti.
Moscow, USSR, 1947 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
Non mancheranno le foto iconiche che hanno forgiato la leggenda di Capa, accanto a scatti che ne illuminano anche gli aspetti meno noti e più umani, nonché gli estratti di film e l’unica registrazione sonora che riporti la sua voce (un’intervista rilasciata a Radio Canada). Da non perdere, infine, le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana dell’epoca e i suoi testi originali sulla fotografia.
“Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva”, scrisse di lui l’amico Cartier-Bresson: “Da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria”.
Tokyo, Japan, April 1954 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
Pubblicata prima sulla rivista francese Vu, poi su Regards, e infine su Life, il Miliziano colpito a morte divenne in breve un’icona del Novecento. C’è chi è convinto si tratti di una fotografia costruita e che il racconto dell’autore non sia veritiero. Certo è che con il suo coraggio non comune Robert Capa è stato il primo e sicuramente uno dei più grandi fotografi di guerra, documentando ben cinque conflitti in pochi anni e rimanendo ucciso da una mina antiuomo nel 1954 in Indocina. “Se le tue foto non sono buone, vuol dire che non eri abbastanza vicino”, diceva.
Robert Capa, Picasso e Francoise Gilot, 1948. Stampa ai sali d'argento, 50,86 x 40,69 cm. Collezione Julian Castilla © Robert Capa/ICP/Magnum Photos/Contacto
Reporter di guerra, ma non solo. Considerato il padre del fotogiornalismo, Capa è passato alla storia per aver dato vita alla celebre agenzia Magnum Photos insieme agli amici Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger e William Vandivert. Nei suoi scatti si specchiano vent’anni cruciali per l’Europa e per il mondo, dalla nascita dello Stato di Israele alla vita oltre la Cortina di Ferro, e poi i grandi personaggi del secolo, da Trotzsky a Picasso, da Hemingway ad Humphrey Bogart, John Houston, Gina Lollobrigida, Anna Magnani. Appassionato di cinema, lo ritroviamo perfino sul set di Notorious di Alfred Hitchcock come fotografo di scena, dove fu introdotto da Ingrid Bergman, con la quale ebbe una relazione per due anni.
Listening to General De Gaulle's speech after the liberation of the city. Chartres, France, 23 August 1944 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
A dispetto della sua breve vita, insomma, Capa è uno di quei personaggi dei quali si potrebbe parlare all’infinito. Lo scopriremo a Milano dal 14 maggio al 13 ottobre 2024, in una grande mostra curata da Gabriel Bauret. Al Museo Diocesano Carlo Maria Martini Robert Capa. L’opera 1932-1954 offrirà un viaggio completo nella fotografia del celebre reporter attraverso 300 scatti selezionati negli archivi di Magnum Photos: dagli esordi all’ultima, fatale avventura in Oriente, passando per i celebri scatti della Guerra Civile Spagnola, i numerosi teatri e fasi del secondo conflitto mondiale, senza dimenticare le immagini che ci riportano all’uomo Endre Friedmann - il suo vero nome da ebreo ungherese - e alla sua empatia nel relazionarsi con i soggetti ritratti.
Moscow, USSR, 1947 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
Non mancheranno le foto iconiche che hanno forgiato la leggenda di Capa, accanto a scatti che ne illuminano anche gli aspetti meno noti e più umani, nonché gli estratti di film e l’unica registrazione sonora che riporti la sua voce (un’intervista rilasciata a Radio Canada). Da non perdere, infine, le pubblicazioni dei suoi reportage sulla stampa francese e americana dell’epoca e i suoi testi originali sulla fotografia.
“Per me, Capa indossava l’abito di luce di un grande torero, ma non uccideva”, scrisse di lui l’amico Cartier-Bresson: “Da bravo giocatore, combatteva generosamente per se stesso e per gli altri in un turbine. La sorte ha voluto che fosse colpito all’apice della sua gloria”.
Tokyo, Japan, April 1954 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos
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