A Palazzo Reale a Milano dall'11 ottobre 2023
Semplicemente El Greco
El Greco, Madonna col Bambino e Santa Martina e Sant'Agnese, 1597, Olio su tela, 193.5 × 103 cm, National Gallery of Washington | © Courtesy National Gallery of Art, Washington
Paolo Mastazza
28/08/2023
Milano - Riscoprire El Greco, a quasi 410 anni dalla sua morte che avvenne a Toledo il 7 Aprile del 1614 è uno dei grandi temi che anima la mostra che vedrà protagonista a Milano il più celebre profeta dell’arte moderna, il primo pittore europeo, il mistico e geniale Doménikos Theotokópoulos. Nato a Creta il 1° ottobre del 1541, cresciuto artisticamente tra Venezia e Roma dove visse oltre un decennio formativo tra i 26 e i 36 anni, El Greco fece di Toledo, la capitale religiosa e sede della corte imperiale spagnola di Re Filippo II la sua dimora e qui passò il resto della sua vita sino alla sua morte a 76 anni.
Dal 11 ottobre 2023 e fino al 25 febbraio 2024 El Greco sarà al centro di una mostra che ha come titolo il suo stesso nome e che sarà ospitata negli ampi e suggestivi saloni del Piano Nobile di Palazzo Reale, la più prestigiosa delle sedi espositive che Milano possa offrire a due passi dal colossale Duomo che domina la grande Piazza nel cuore della città lombarda.
EL GRECO è una mostra promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e MondoMostre, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e curata da Juan Antonio García Castro, Palma Martínez - Burgos García e Thomas Clement Salomon che porta in Italia oltre 40 opere del grande pittore cretese tra cui alcuni prestigiosi e rari prestiti internazionali che ne impreziosiscono l’occasione: su tutti due opere straordinarie come Il San Martino e il mendicante e il Laoconte che giungono a Milano dalle collezioni della National Gallery di Washington negli Stati Uniti assieme alla pregevole Madonna col Bambino e Santa Martina e Sant'Agnese.
El Greco, San Martino e il mendicante, Olio su tela, 103 × 194 cm, Washington, National Gallery of Art| © Courtesy National Gallery of Art, Washington
L’idea del progetto espositivo richiama le origini del viaggio mediterraneo del giovane Doménikos che, cresciuto in una famiglia ortodossa nel dominio veneziano di Candia e formatosi alla importante scuola pittorica bizantina che lì si insegnava, partì per approdare nel cuore della Serenissima dove giunge - lasciando in Grecia una moglie e un figlio - per fare il proprio apprendistato dal più celebre pittore veneziano dei suoi tempi, l’energico ottuagenario Tiziano che tenne a bottega il Theotokópoulos per quasi un triennio. È a Venezia con Tiziano (ma anche poi nell’incontro con la potente pittura di un altro genio, Tintoretto) che El Greco si libera dagli stilemi dell’arte bizantina ed è certamente qui che apprende la sua prima lezione più importante nell’uso del colore, uno dei grandi temi artistici che animeranno la sua ricerca pittorica negli anni a venire, superando per importanza addirittura la forma nella sua ricerca di una espressività che secondo molti seppe anticipare di quattro secoli la modernità del Novecento.
La mostra che prende vita a Palazzo Reale ha l’ambizione di svelare proprio questi aspetti, dopo una profonda e innovativa riflessione storico-critica da parte dei tre curatori dell’esposizione, per mettere in evidenza la rilevanza dell’impatto dei modelli italiani nella formazione dell’artista e con una nuova interpretazione dell’ultimo periodo toledano in termini di consapevole recupero di una impostazione compositiva che sembra voler ritornare - quasi quale sintesi finale di un viaggio artistico ed esistenziale alle origini dell’arte bizantina.
È significativo il percorso che questa esposizione dunque propone nelle sue cinque sezioni, che poi sono quattro tappe e una rivelazione. EL GRECO prende dunque avvio dalla sezione d’ingresso a cui è stato assegnato il nome "Il Bivio" e che narra del primo grande cambiamento quello tra la periferia dei madonnari cretesi ancorati alla rigida composizione iconica bizantina e la centralità del discorso artistico veneziano che corrisponde per Doménikos Theotokópoulos alla sua prima trasformazione, da pittore orientale a pittore occidentale, da Bisanzio alla latinitas.
La seconda tappa della mostra prende il nome di “Dialoghi con l’Italia”, dove vengono messe a confronto una serie di opere realizzate da El Greco sotto l’influsso diretto dei grandi maestri italiani da lui ammirati per l’uso del colore e della luce, come Tiziano, Tintoretto, i Bassano, Parmigianino, Correggio e non meno importante quel Michelangelo che osò proporre di oscurare, consapevole della mutata sensibilità papalina, e che per fortuna non riuscì a coprire nella Cappella Sistina.
Terzo momento dell’esposizione è la sezione chiamata “Dipingendo la santità” segna il passaggio da Roma a Toledo e il salto di scala delle opere di El Greco dalle piccole tavole italiane alle gigantesche tele spagnole e con il pittore cretese che si confronta con la committenza iberica per la realizzazione di un gran numero di dipinti devozionali dove inizia a prendere forma un linguaggio pittorico in cui l’empatia e il colore animano le sue opere.
El Greco, Laocoonte, 1610-1614. Olio su tela, 172 × 137 cm, Washington, National Gallery of Art | © Courtesy National Gallery of Art, Washington
A conclusione del percorso il filo narrativo dell'esposizione milanese conduce il pubblico alla quarta tappa che i curatori hanno intitolato “Di nuovo l’icona” e che porta lo sguardo in una direzione in qualche modo meno esplorata nello studio di El Greco, quella in cui si sostiene che nella fase della maturità di questo grande artista vi sia una sintesi compositiva che riprende il tema delle icone bizantine e lo riassorbe nella sua arte, con una produzione caratterizzata da un approccio diretto, frontale, dove la potenzialità espressiva dei soggetti si incontra con una grande introspezione e in una rappresentazione che supera le divisioni tra oriente ed occidente per dar vita ad un misticismo che trascende il tempo per giungere intatto ai nostri giorni.
Ultima e conclusiva parte dell’esposizione a Palazzo Reale è come dicevamo una rivelazione, visto che la quinta tappa del percorso si conclude per svelare l’unica opera mitologica realizzata da El Greco nella sua vita, il Laocoonte, capolavoro tardivo e geniale, pieno di misteriosi messaggi che ancora oggi rimangono segreti da svelare, dove l’intensità inquietante di quelle figure innaturalmente allungate e i forti contrasti di luce e colore, divengono quasi un invito allo spettatore ad immaginare e a creare un nuovo e mitico discorso intorno alla vita e all’arte di questo grande pittore europeo.
EL GRECO
dal 11 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024
Palazzo Reale
Piazza del Duomo, 12 - Milano
www.mostraelgreco.it
Vedi anche:
• EL GRECO
• El Greco - Foto
• Da Picasso a Pollock, la rivoluzionaria riscoperta di El Greco
• Il Laocoonte di El Greco, un enigma da decifrare
• Quando El Greco osò sfidare Michelangelo
• Visionario e cosmopolita, El Greco fu artista proto-moderno: il pittore dello spirito
• Nell'autunno di Milano brilla El Greco
• Dominikos Theotokopoulos (El Greco) - Biografia
Dal 11 ottobre 2023 e fino al 25 febbraio 2024 El Greco sarà al centro di una mostra che ha come titolo il suo stesso nome e che sarà ospitata negli ampi e suggestivi saloni del Piano Nobile di Palazzo Reale, la più prestigiosa delle sedi espositive che Milano possa offrire a due passi dal colossale Duomo che domina la grande Piazza nel cuore della città lombarda.
EL GRECO è una mostra promossa dal Comune di Milano Cultura e prodotta da Palazzo Reale e MondoMostre, con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e curata da Juan Antonio García Castro, Palma Martínez - Burgos García e Thomas Clement Salomon che porta in Italia oltre 40 opere del grande pittore cretese tra cui alcuni prestigiosi e rari prestiti internazionali che ne impreziosiscono l’occasione: su tutti due opere straordinarie come Il San Martino e il mendicante e il Laoconte che giungono a Milano dalle collezioni della National Gallery di Washington negli Stati Uniti assieme alla pregevole Madonna col Bambino e Santa Martina e Sant'Agnese.
El Greco, San Martino e il mendicante, Olio su tela, 103 × 194 cm, Washington, National Gallery of Art| © Courtesy National Gallery of Art, Washington
L’idea del progetto espositivo richiama le origini del viaggio mediterraneo del giovane Doménikos che, cresciuto in una famiglia ortodossa nel dominio veneziano di Candia e formatosi alla importante scuola pittorica bizantina che lì si insegnava, partì per approdare nel cuore della Serenissima dove giunge - lasciando in Grecia una moglie e un figlio - per fare il proprio apprendistato dal più celebre pittore veneziano dei suoi tempi, l’energico ottuagenario Tiziano che tenne a bottega il Theotokópoulos per quasi un triennio. È a Venezia con Tiziano (ma anche poi nell’incontro con la potente pittura di un altro genio, Tintoretto) che El Greco si libera dagli stilemi dell’arte bizantina ed è certamente qui che apprende la sua prima lezione più importante nell’uso del colore, uno dei grandi temi artistici che animeranno la sua ricerca pittorica negli anni a venire, superando per importanza addirittura la forma nella sua ricerca di una espressività che secondo molti seppe anticipare di quattro secoli la modernità del Novecento.
La mostra che prende vita a Palazzo Reale ha l’ambizione di svelare proprio questi aspetti, dopo una profonda e innovativa riflessione storico-critica da parte dei tre curatori dell’esposizione, per mettere in evidenza la rilevanza dell’impatto dei modelli italiani nella formazione dell’artista e con una nuova interpretazione dell’ultimo periodo toledano in termini di consapevole recupero di una impostazione compositiva che sembra voler ritornare - quasi quale sintesi finale di un viaggio artistico ed esistenziale alle origini dell’arte bizantina.
È significativo il percorso che questa esposizione dunque propone nelle sue cinque sezioni, che poi sono quattro tappe e una rivelazione. EL GRECO prende dunque avvio dalla sezione d’ingresso a cui è stato assegnato il nome "Il Bivio" e che narra del primo grande cambiamento quello tra la periferia dei madonnari cretesi ancorati alla rigida composizione iconica bizantina e la centralità del discorso artistico veneziano che corrisponde per Doménikos Theotokópoulos alla sua prima trasformazione, da pittore orientale a pittore occidentale, da Bisanzio alla latinitas.
La seconda tappa della mostra prende il nome di “Dialoghi con l’Italia”, dove vengono messe a confronto una serie di opere realizzate da El Greco sotto l’influsso diretto dei grandi maestri italiani da lui ammirati per l’uso del colore e della luce, come Tiziano, Tintoretto, i Bassano, Parmigianino, Correggio e non meno importante quel Michelangelo che osò proporre di oscurare, consapevole della mutata sensibilità papalina, e che per fortuna non riuscì a coprire nella Cappella Sistina.
Terzo momento dell’esposizione è la sezione chiamata “Dipingendo la santità” segna il passaggio da Roma a Toledo e il salto di scala delle opere di El Greco dalle piccole tavole italiane alle gigantesche tele spagnole e con il pittore cretese che si confronta con la committenza iberica per la realizzazione di un gran numero di dipinti devozionali dove inizia a prendere forma un linguaggio pittorico in cui l’empatia e il colore animano le sue opere.
El Greco, Laocoonte, 1610-1614. Olio su tela, 172 × 137 cm, Washington, National Gallery of Art | © Courtesy National Gallery of Art, Washington
A conclusione del percorso il filo narrativo dell'esposizione milanese conduce il pubblico alla quarta tappa che i curatori hanno intitolato “Di nuovo l’icona” e che porta lo sguardo in una direzione in qualche modo meno esplorata nello studio di El Greco, quella in cui si sostiene che nella fase della maturità di questo grande artista vi sia una sintesi compositiva che riprende il tema delle icone bizantine e lo riassorbe nella sua arte, con una produzione caratterizzata da un approccio diretto, frontale, dove la potenzialità espressiva dei soggetti si incontra con una grande introspezione e in una rappresentazione che supera le divisioni tra oriente ed occidente per dar vita ad un misticismo che trascende il tempo per giungere intatto ai nostri giorni.
Ultima e conclusiva parte dell’esposizione a Palazzo Reale è come dicevamo una rivelazione, visto che la quinta tappa del percorso si conclude per svelare l’unica opera mitologica realizzata da El Greco nella sua vita, il Laocoonte, capolavoro tardivo e geniale, pieno di misteriosi messaggi che ancora oggi rimangono segreti da svelare, dove l’intensità inquietante di quelle figure innaturalmente allungate e i forti contrasti di luce e colore, divengono quasi un invito allo spettatore ad immaginare e a creare un nuovo e mitico discorso intorno alla vita e all’arte di questo grande pittore europeo.
EL GRECO
dal 11 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024
Palazzo Reale
Piazza del Duomo, 12 - Milano
www.mostraelgreco.it
Vedi anche:
• EL GRECO
• El Greco - Foto
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• Il Laocoonte di El Greco, un enigma da decifrare
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• Nell'autunno di Milano brilla El Greco
• Dominikos Theotokopoulos (El Greco) - Biografia
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