A Milano fino al 5 giugno
Viaggio, racconto, memoria: Ferdinando Scianna a Palazzo Reale
Ferdinando Scianna, Parigi, 1989 © Ferdinando Scianna I Courtesy Civita Mostre
Francesca Grego
24/03/2022
Milano - “Io guardo in bianco e nero, penso in bianco e nero. Il sole mi interessa soltanto perché fa ombra”, dice Ferdinando Scianna identificandosi completamente nel suo ruolo di fotografo. Alle sue luci e alle sue ombre è dedicata la mostra appena inaugurata a Palazzo Reale, con più di duecento fotografie scelte per ripercorrere una lunga carriera. C’è il primo, prezioso libro sulle Feste religiose in Sicilia, dove gli scatti giovanili sono accompagnati dai testi di Leonardo Sciascia, accanto ai reportage realizzati in giro per il mondo dal primo italiano accolto nell’agenzia Magnum, nel 1982 su invito di Henri Cartier-Bresson; e c’è la memorabile campagna di moda orchestrata per gli esordi di Dolce e Gabbana, con la bellissima Marpessa in viaggio nella Sicilia profonda. Ma non mancano scatti meno noti, in grado di solleticare la nostra voglia di scoperta, indispensabili per tracciare il ritratto completo di uno dei fotografi italiani più rappresentativi degli ultimi cinquant’anni.
Ferdinando Scianna, Kami, 1986 © Ferdinando Scianna I Courtesy Civita Mostre
“Un’antologia è una legittima strage, una carneficina vista con favore dalle autorità civili e religiose. Una pulita operazione di sbranare i libri che vanno per il mondo sotto il nome dell’autore per ricavarne uno stufato, un timballo, uno spezzatino”, afferma Scianna in apertura del percorso, prendendo in prestito l’ironia di Giorgio Manganelli. Più avanti ne scopriremo l’arte accompagnati dalle sue stesse parole, grazie al racconto parallelo di un’audioguida in cui Scianna condivide con i visitatori il proprio modo di intendere la fotografia, ma anche storie e aneddoti che illuminano il contesto degli scatti esposti.
Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia. Racalmuto, 1964 | © Ferdinando Scianna
Curata da Paola Bergna, Denis Curti e Alberto Bianda, Ferdinando Scianna. Viaggio Racconto Memoria si snoda attraverso sessant’anni di fotografia e 21 sezioni, da Bagheria, dove il protagonista è nato e cresciuto, alle Ande, passando per Parigi e New York. Sui display è possibile sfogliare pagina dopo pagina i suoi volumi più importanti e non è un caso, visto che da sempre il libro è il medium favorito da Scianna.
Ferdinando Scianna, Makkalè, 1984 © Ferdinando Scianna I Courtesy Civita Mostre
“Come fotografo mi considero un reporter”, spiega l’autore: “Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire a essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo”.
Ferdinando Scianna, Enna,1963 © Ferdinando Scianna I Courtesy Civita Mostre
L’attualità, la guerra, il viaggio, le tradizioni popolari sono tra i temi sviluppati nell’itinerario espositivo, accanto ai paesaggi e ai ritratti degli amici come Sciascia, Cartier-Bresson e Jorge Luis Borges, senza dimenticare ossessioni come gli specchi o gli animali. Il tutto legato da un unico filo conduttore: la ricerca di una forma nel caos travolgente della vita.
Ferdinando Scianna, Marpessa. Caltagirone, 1987 | © Ferdinando Scianna
Leggi anche:
• Scatti di primavera. Dieci mostre fotografiche da non perdere
• Dalle celebrities ai miracoli. Al Mudec la svolta religiosa di David LaChapelle
• La Poesia dell'Instante: con Denis Curti alla scoperta di Sabine Weiss
Ferdinando Scianna, Kami, 1986 © Ferdinando Scianna I Courtesy Civita Mostre
“Un’antologia è una legittima strage, una carneficina vista con favore dalle autorità civili e religiose. Una pulita operazione di sbranare i libri che vanno per il mondo sotto il nome dell’autore per ricavarne uno stufato, un timballo, uno spezzatino”, afferma Scianna in apertura del percorso, prendendo in prestito l’ironia di Giorgio Manganelli. Più avanti ne scopriremo l’arte accompagnati dalle sue stesse parole, grazie al racconto parallelo di un’audioguida in cui Scianna condivide con i visitatori il proprio modo di intendere la fotografia, ma anche storie e aneddoti che illuminano il contesto degli scatti esposti.
Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia. Racalmuto, 1964 | © Ferdinando Scianna
Curata da Paola Bergna, Denis Curti e Alberto Bianda, Ferdinando Scianna. Viaggio Racconto Memoria si snoda attraverso sessant’anni di fotografia e 21 sezioni, da Bagheria, dove il protagonista è nato e cresciuto, alle Ande, passando per Parigi e New York. Sui display è possibile sfogliare pagina dopo pagina i suoi volumi più importanti e non è un caso, visto che da sempre il libro è il medium favorito da Scianna.
Ferdinando Scianna, Makkalè, 1984 © Ferdinando Scianna I Courtesy Civita Mostre
“Come fotografo mi considero un reporter”, spiega l’autore: “Come reporter il mio riferimento fondamentale è quello del mio maestro per eccellenza, Henri Cartier-Bresson, per il quale il fotografo deve ambire a essere un testimone invisibile, che mai interviene per modificare il mondo e gli istanti che della realtà legge e interpreta. Ho sempre fatto una distinzione netta tra le immagini trovate e quelle costruite. Ho sempre considerato di appartenere al versante dei fotografi che le immagini le trovano, quelle che raccontano e ti raccontano, come in uno specchio. Persino le fotografie di moda le ho sempre trovate nell’azzardo degli incontri con il mondo”.
Ferdinando Scianna, Enna,1963 © Ferdinando Scianna I Courtesy Civita Mostre
L’attualità, la guerra, il viaggio, le tradizioni popolari sono tra i temi sviluppati nell’itinerario espositivo, accanto ai paesaggi e ai ritratti degli amici come Sciascia, Cartier-Bresson e Jorge Luis Borges, senza dimenticare ossessioni come gli specchi o gli animali. Il tutto legato da un unico filo conduttore: la ricerca di una forma nel caos travolgente della vita.
Ferdinando Scianna, Marpessa. Caltagirone, 1987 | © Ferdinando Scianna
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