Alla scoperta del nuovo gioiello di Oslo
Apre il nuovo museo Munch: architetture d'avanguardia e una collezione da record affacciate sul fiordo (VIDEO)
© Munch Museet, Oslo
Piero Muscarà e Francesca Grego
20/10/2021
Mondo - Tredici piani per 60 metri di altezza, una superficie di 26 mila metri quadri, 11 gallerie espositive e una collezione di 42 mila pezzi: sono i numeri del Munch, il nuovo museo che Oslo dedica al gigante del modernismo scandinavo. Immersa nel vivace quartiere di Bjørvika e affacciata sulle acque del fiordo, l’architettura all’avanguardia di Studio Herreros accoglie e restituisce in veste ultra contemporanea l’eredità che Edvard Munch lasciò alla sua città nel lontano 1944: quasi 27 mila tra opere d’arte, fotografie, lettere, oggetti personali e strumenti del mestiere. Chiuso definitivamente il vecchio museo di Tøyen, che nel 2004 fu teatro del clamoroso furto dell’Urlo, il Munch è pronto a inaugurare venerdì 22 ottobre 2021 per proseguire con un lungo weekend di festa.
© 2021 ARTE.it Originals - Oslo, Norvegia
Nei prossimi mesi un programma denso e dinamico coniugherà l’esplorazione dell’opera del maestro di casa con mostre temporanee dedicate agli artisti che oggi appaiono più vicini al suo universo. Come la britannica Tracey Emin, protagonista di uno dei più interessanti progetti annunciati.
Pensato “per grandi esperienze artistiche”, il Munch non si limiterà a offrire “passeggiate” tra quadri e affini: con un auditorium per 700 spettatori, cinema, punti di ristoro e una magnifica terrazza panoramica affacciata sulla città, è soprattutto un luogo da vivere, dove incontrarsi tra un concerto e una performance, un film e un laboratorio di pittura.
“A Bjørvika potremo davvero sfruttare il potenziale della nostra collezione e, in collaborazione con altri musei, potremo portare in Norvegia arte che non è mai stata esposta qui prima”, ha detto il direttore Stein Olav Henrichsen.
MUNCH Museum | Foto: Einar Aslaksen | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
La torre sul fiordo che si inchina alla città
Edvard Munch amava dipingere all’aperto indipendentemente dalle condizioni climatiche, immergendosi completamente nel paesaggio della sua Norvegia. A questa esperienza dell’arte si sono ispirati gli architetti di Studio Herreros nella progettazione del museo. Ben visibile dalla terra e dal mare, “la facciata dà al Munch una presenza enigmatica e in continua evoluzione sulla baia di Bjørvika, riflettendo le straordinarie condizioni di luce di Oslo che cambiano costantemente durante il giorno e nelle diverse stagioni”, ha detto Jens Richter, uno dei componenti del duo di architetti.
MUNCH Museum | Foto: Einar Aslaksen | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Pannelli traslucidi di alluminio riciclato caratterizzano l’edificio che si sviluppa verticalmente come una torre. Zone chiuse, adatte a preservare le opere d’arte dall’azione della luce, si alternano a pareti trasparenti con vista sulla città. Il desiderio degli architetti è che i visitatori scoprano non solo dipinti e disegni, ma anche Oslo e la sua storia, stabilendo un legame tra l’arte di Munch e la rigenerazione dell’area urbana circostante. “Eccomi qua. Conservo l'eredità dell'artista più importante nella storia della Norvegia, ma guardo incantato Oslo e il fiordo perché sono la città e suoi sogni collettivi ad avermi costruito”, fa dire alla sua creatura Juan Herreros, socio fondatore dello studio spagnolo.
MUNCH Museum | Foto: Ivar Kvaal | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Le idee di sostenibilità, risparmio energetico, ridotte emissioni di gas serra sono state fondamentali nella genesi del Munch, che aderendo ai rigidi criteri di FutureBuilt è una chiara “espressione degli impegni assunti dalla società norvegese nei confronti dell’ambiente”, continua Herreros.
Ma il Munch nasce anche come un museo accessibile e accogliente, programmaticamente “non intimidatorio”, dove il lavoro degli addetti ai lavori si svolge sotto gli occhi del pubblico, i bambini si divertono proprio come gli adulti e ognuno può trovare qualcosa di adatto ai propri gusti. “L'edificio fa parte di una generazione di nuovi musei che in tutto il mondo stanno ridefinendo le istituzioni culturali e superando il concetto di archivio storico per diventare luoghi di aggregazione sociale, dove tutti possono incontrarsi e scoprire qualcosa di nuovo”, conclude Herreros.
MUNCH Museum | Foto: Ivar Kvaal | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Oltre l’Urlo: la più grande collezione dedicata a Edvard Munch
Dipinti, disegni, stampe, acquerelli, fotografie, per un totale di quasi 27 mila opere: è questa l’enorme eredità che Edvard Munch lasciò alla città di Oslo, costituendo di fatto la più vasta collezione al mondo dedicata alla sua arte, nonché una delle più grandi incentrate sul lavoro un’unico artista. Nel nuovo museo la scopriremo in esposizioni di 200 opere per volta, che ruoteranno periodicamente per preservarne l’integrità. L’invito è a esplorare il lavoro di un protagonista assoluto del moderno nelle sue molteplici dimensioni, senza fermarsi ai capolavori più noti. L’iconico Urlo, certo, non mancherà: Munch ne realizzò diverse versioni e alcune di queste si trovano proprio a Bjørvika. I visitatori potranno così confrontare lo stesso soggetto dipinto a tempera, disegnato su carta o riprodotto dall’artista in stampe litografiche, interrogandosi sul suo significato ancora controverso e leggendo il testo di accompagnamento vergato personalmente dall’autore.
Edvard Munch, L'urlo, 1893 | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Grazie a una sala alta due piani progettata appositamente per accogliere opere monumentali, potremo ammirare anche Il Sole, copia autografa a grandezza naturale del gigantesco dipinto murale che Munch realizzò per l’aula magna dell’Università di Oslo: un’esplosione di energia e vitalità apparentemente in contrasto con l’angoscia che traspare dall’Urlo, ma anche la testimonianza di un’arte sempre intensa e tutt’altro che monocorde. Da non perdere, infine, sono gli scatti fotografici di Munch che, a coronamento delle sue numerose sperimentazioni tecniche, nei primi anni del Novecento acquistò una Kodak e fu pioniere del "selfie" come mezzo di espressione.
Edvard Munch nel 1893 | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Da Tracey Emin ai Simbolisti, al via un ricco programma di mostre
“Munch è l’artista che mi ha influenzata più intensamente per tutto il corso della mia vita”, ha dichiarato la star del contemporaneo Tracey Emin, raccontando di aver subito il fascino del pittore norvegese già in tenera età. Nel 1998, Emin lo cita direttamente nel suo film Homage to Edvard Munch and All My Dead Children, ambientato nella cittadina di Åsgårdstrand, dove Munch dipinse alcune delle sue opere più note. Appare quindi naturale che sia proprio l’artista britannica a inaugurare il programma di mostre temporanee del nuovo museo. Dal 22 ottobre al 2 gennaio 2022 The Loneliness of the Soul presenterà dipinti, sculture e testi al neon realizzati da Emin negli ultimi dieci anni, insieme a una selezione di vecchi lavori tra cui l’iconico My Bed (1998). “Come Edvard Munch”, scrivono gli ideatori della mostra, “Emin usa le proprie esperienze di amore, dolore e passione come materie prime per l’arte”. Ad aprire il percorso sarà proprio Homage to Edvard Munch, con l’autrice nuda in posizione fetale su una banchina del fiordo di Oslo. I lavori di Emin dialogheranno con 16 opere di Munch scelte personalmente dall’artista. “The Loneliness of the Soul ruota intorno ai temi della solitudine, della sessualità e della vecchiaia, tabù che Munch ed Emin hanno esplorato da diverse prospettive storiche e di genere”, ha spiegato il curatore Kari J. Brandtzæg. È il caso del dipinto I Am the Last of My Kind, una delle opere create da Emin appositamente per il suo debutto in Scandinavia, incentrata sulle emozioni dell’artista di fronte agli effetti dell’età sul proprio corpo.
Tracey Emin, The Loneliness of the Soul, MUNCH MUSEUM, Oslo 2021 | Foto: Ivar Kvaal | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Ulteriori sorprese attendono i visitatori del Munch nella prima metà del 2022. Da febbraio a maggio The Savage Eye metterà a confronto il maestro di casa con grandi artisti legati all’area del Simbolismo come Paul Gauguin, Auguste Rodin e Odilon Redon, in nome delle forze dell’inconscio che preannunciano l’avvento del movimento surrealista, mentre da aprile l’arte di Munch sperimenterà un inedito dialogo con l’heavy metal, tra i generi musicali favoriti dal pubblico scandinavo, sulle note della celebre band norvegese Satyricon.
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• La rivoluzione artistica di Oslo, la città sostenibile che investe in cultura
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© 2021 ARTE.it Originals - Oslo, Norvegia
Nei prossimi mesi un programma denso e dinamico coniugherà l’esplorazione dell’opera del maestro di casa con mostre temporanee dedicate agli artisti che oggi appaiono più vicini al suo universo. Come la britannica Tracey Emin, protagonista di uno dei più interessanti progetti annunciati.
Pensato “per grandi esperienze artistiche”, il Munch non si limiterà a offrire “passeggiate” tra quadri e affini: con un auditorium per 700 spettatori, cinema, punti di ristoro e una magnifica terrazza panoramica affacciata sulla città, è soprattutto un luogo da vivere, dove incontrarsi tra un concerto e una performance, un film e un laboratorio di pittura.
“A Bjørvika potremo davvero sfruttare il potenziale della nostra collezione e, in collaborazione con altri musei, potremo portare in Norvegia arte che non è mai stata esposta qui prima”, ha detto il direttore Stein Olav Henrichsen.
MUNCH Museum | Foto: Einar Aslaksen | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
La torre sul fiordo che si inchina alla città
Edvard Munch amava dipingere all’aperto indipendentemente dalle condizioni climatiche, immergendosi completamente nel paesaggio della sua Norvegia. A questa esperienza dell’arte si sono ispirati gli architetti di Studio Herreros nella progettazione del museo. Ben visibile dalla terra e dal mare, “la facciata dà al Munch una presenza enigmatica e in continua evoluzione sulla baia di Bjørvika, riflettendo le straordinarie condizioni di luce di Oslo che cambiano costantemente durante il giorno e nelle diverse stagioni”, ha detto Jens Richter, uno dei componenti del duo di architetti.
MUNCH Museum | Foto: Einar Aslaksen | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Pannelli traslucidi di alluminio riciclato caratterizzano l’edificio che si sviluppa verticalmente come una torre. Zone chiuse, adatte a preservare le opere d’arte dall’azione della luce, si alternano a pareti trasparenti con vista sulla città. Il desiderio degli architetti è che i visitatori scoprano non solo dipinti e disegni, ma anche Oslo e la sua storia, stabilendo un legame tra l’arte di Munch e la rigenerazione dell’area urbana circostante. “Eccomi qua. Conservo l'eredità dell'artista più importante nella storia della Norvegia, ma guardo incantato Oslo e il fiordo perché sono la città e suoi sogni collettivi ad avermi costruito”, fa dire alla sua creatura Juan Herreros, socio fondatore dello studio spagnolo.
MUNCH Museum | Foto: Ivar Kvaal | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Le idee di sostenibilità, risparmio energetico, ridotte emissioni di gas serra sono state fondamentali nella genesi del Munch, che aderendo ai rigidi criteri di FutureBuilt è una chiara “espressione degli impegni assunti dalla società norvegese nei confronti dell’ambiente”, continua Herreros.
Ma il Munch nasce anche come un museo accessibile e accogliente, programmaticamente “non intimidatorio”, dove il lavoro degli addetti ai lavori si svolge sotto gli occhi del pubblico, i bambini si divertono proprio come gli adulti e ognuno può trovare qualcosa di adatto ai propri gusti. “L'edificio fa parte di una generazione di nuovi musei che in tutto il mondo stanno ridefinendo le istituzioni culturali e superando il concetto di archivio storico per diventare luoghi di aggregazione sociale, dove tutti possono incontrarsi e scoprire qualcosa di nuovo”, conclude Herreros.
MUNCH Museum | Foto: Ivar Kvaal | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Oltre l’Urlo: la più grande collezione dedicata a Edvard Munch
Dipinti, disegni, stampe, acquerelli, fotografie, per un totale di quasi 27 mila opere: è questa l’enorme eredità che Edvard Munch lasciò alla città di Oslo, costituendo di fatto la più vasta collezione al mondo dedicata alla sua arte, nonché una delle più grandi incentrate sul lavoro un’unico artista. Nel nuovo museo la scopriremo in esposizioni di 200 opere per volta, che ruoteranno periodicamente per preservarne l’integrità. L’invito è a esplorare il lavoro di un protagonista assoluto del moderno nelle sue molteplici dimensioni, senza fermarsi ai capolavori più noti. L’iconico Urlo, certo, non mancherà: Munch ne realizzò diverse versioni e alcune di queste si trovano proprio a Bjørvika. I visitatori potranno così confrontare lo stesso soggetto dipinto a tempera, disegnato su carta o riprodotto dall’artista in stampe litografiche, interrogandosi sul suo significato ancora controverso e leggendo il testo di accompagnamento vergato personalmente dall’autore.
Edvard Munch, L'urlo, 1893 | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Grazie a una sala alta due piani progettata appositamente per accogliere opere monumentali, potremo ammirare anche Il Sole, copia autografa a grandezza naturale del gigantesco dipinto murale che Munch realizzò per l’aula magna dell’Università di Oslo: un’esplosione di energia e vitalità apparentemente in contrasto con l’angoscia che traspare dall’Urlo, ma anche la testimonianza di un’arte sempre intensa e tutt’altro che monocorde. Da non perdere, infine, sono gli scatti fotografici di Munch che, a coronamento delle sue numerose sperimentazioni tecniche, nei primi anni del Novecento acquistò una Kodak e fu pioniere del "selfie" come mezzo di espressione.
Edvard Munch nel 1893 | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Da Tracey Emin ai Simbolisti, al via un ricco programma di mostre
“Munch è l’artista che mi ha influenzata più intensamente per tutto il corso della mia vita”, ha dichiarato la star del contemporaneo Tracey Emin, raccontando di aver subito il fascino del pittore norvegese già in tenera età. Nel 1998, Emin lo cita direttamente nel suo film Homage to Edvard Munch and All My Dead Children, ambientato nella cittadina di Åsgårdstrand, dove Munch dipinse alcune delle sue opere più note. Appare quindi naturale che sia proprio l’artista britannica a inaugurare il programma di mostre temporanee del nuovo museo. Dal 22 ottobre al 2 gennaio 2022 The Loneliness of the Soul presenterà dipinti, sculture e testi al neon realizzati da Emin negli ultimi dieci anni, insieme a una selezione di vecchi lavori tra cui l’iconico My Bed (1998). “Come Edvard Munch”, scrivono gli ideatori della mostra, “Emin usa le proprie esperienze di amore, dolore e passione come materie prime per l’arte”. Ad aprire il percorso sarà proprio Homage to Edvard Munch, con l’autrice nuda in posizione fetale su una banchina del fiordo di Oslo. I lavori di Emin dialogheranno con 16 opere di Munch scelte personalmente dall’artista. “The Loneliness of the Soul ruota intorno ai temi della solitudine, della sessualità e della vecchiaia, tabù che Munch ed Emin hanno esplorato da diverse prospettive storiche e di genere”, ha spiegato il curatore Kari J. Brandtzæg. È il caso del dipinto I Am the Last of My Kind, una delle opere create da Emin appositamente per il suo debutto in Scandinavia, incentrata sulle emozioni dell’artista di fronte agli effetti dell’età sul proprio corpo.
Tracey Emin, The Loneliness of the Soul, MUNCH MUSEUM, Oslo 2021 | Foto: Ivar Kvaal | Courtesy of Munchmuseet, Oslo
Ulteriori sorprese attendono i visitatori del Munch nella prima metà del 2022. Da febbraio a maggio The Savage Eye metterà a confronto il maestro di casa con grandi artisti legati all’area del Simbolismo come Paul Gauguin, Auguste Rodin e Odilon Redon, in nome delle forze dell’inconscio che preannunciano l’avvento del movimento surrealista, mentre da aprile l’arte di Munch sperimenterà un inedito dialogo con l’heavy metal, tra i generi musicali favoriti dal pubblico scandinavo, sulle note della celebre band norvegese Satyricon.
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