A Londra dal 23 settembre al 1°gennaio
Cinquant’anni di Marina Abramović alla Royal Academy of Arts
Marina Abramović, The Current, 2017, Video; 1 hour 35 mins | Courtesy of the Marina Abramović Archives © Marina Abramović
Samantha De Martin
11/05/2023
Mondo - Oltre cinquant’anni di carriera di Marina Abramović, caratterizzati da una panoramica sulla sua straordinaria pratica attraverso video, fotografie, video, performance, vanno in scena alla Royal Academy of Arts nell’ambito della prima grande personale dedicata all’artista performativa serba nel Regno Unito.
Dal 23 settembre al 1° gennaio la mostra, intitolata semplicemente Marina Abramović, organizzata in stretta collaborazione con l'artista, restituirà al pubblico anche quattro delle performance seminali di Abramović, che saranno riproposte dal vivo. Originariamente formatasi come pittrice presso l'Accademia di Belle Arti di Belgrado, Marina Abramović si è rivolta alla performance nei primi anni Settanta stabilendo i tratti distintivi della sua pratica: azioni quotidiane ritualizzate attraverso la ripetizione e la resistenza, che esplorano le relazioni tra l'artista e il pubblico.
I visitatori ripercorreranno i lavori di Abramović che ha testato costantemente i limiti della propria tolleranza fisica e mentale, pioniera nell'uso del corpo vivo in un’attività che oscilla tra il personale e il sociale, il concettuale e l'esistenziale, il fisico e lo spirituale. Dal 1975 al 1988 l’artista ha collaborato con il suo allora partner, il tedesco Ulay, per poi ritornare alle esibizioni da solista nel 1989.
Marina Abramović, Nude with Skeleton, 2005, Performance for video; 15 minutes 46 seconds | Courtesy of the Marina Abramović Archives © Marina Abramović
Ad aprire la mostra nelle Main Galleries della Royal Academy of Arts sarà Public Participation, con due opere che vedono l’artista impegnata direttamente con il suo pubblico: Rhythm 0, 1975, caratterizzata da una radicale interazione fisica, e The Artist is Present, 2010. Tenute a 45 anni di distanza, queste due opere racchiudono lo sviluppo della sua pratica.
The Communist Body metterà in primo piano le origini di Abramović, nata nell'ex Jugoslavia, e il modo in cui vengono vissuti gli ideali comunisti che, socialmente oltre che personalmente, hanno influenzato il suo lavoro. Non mancheranno Rhythm 5, 1974 (Londra, Lisson Gallery) attraverso la quale l'artista ha cercato di rievocare l'energia prodotta dal dolore utilizzando una grande stella intrisa di petrolio accesa all'inizio della performance, The Hero, 2001, oltre a Barocco balcanico del 1997, opera legata alle guerre balcaniche degli anni Novanta. Il lavoro di Abramović con Ulay, un’intensa esplorazione delle relazioni umane, lascia spazio a Absence of the Body, sezione dedicata alla rottura della relazione tra i due, e presenterà The Lovers: The Great Wall Walk, 1988, una separazione ritualizzata nella quale gli artisti hanno camminato per 90 giorni lungo la Grande Muraglia cinese da estremità opposte, incontrandosi brevemente prima di prendere strade diverse dopo dodici anni di relazione intensa e travolgente. In Coming and Going, Abramović identifica l'effimero della performance art con il transitorio della natura presente nelle nostre stesse vite.
Marina Abramović, The Artist is Present, 2010, Performance; 3 months. The Museum of Modern Art, New York | Courtesy of the Marina Abramović Archives © Marina Abramović | Photo: © Marco Anelli
Questi lavori includono reinterpretazioni di Nude with Skeleton, 2002, ispirato dalla pratica dei monaci tibetani di dormire accanto ai morti, e Good and Evil, 2020, a cui fa riferimento la lingua delle icone slave. D’altra parte per Abramović fare arte è uno stile di vita usando il proprio corpo come mezzo.
Le gallerie finali abbracceranno invece l'esperienza trasformativa della performance art paragonandola a diverse tradizioni spirituali. Le opere esposte in questa sezione daranno forma alla spiritualità femminile, come Bed for Aphrodite and her Lovers, 1990, e reinterpretazioni di Luminosity, 1997.
Il percorso si concluderà con la riesecuzione di The House with Ocean View, 2002. Abramović nel 2002, ha vissuto ininterrottamente per dodici giorni in una “casa” di soli tre spazi all’interno della Sean Kelly Gallery di New York. L’artista digiunava bevendo solo acqua, ritualizzando le azioni quotidiane, mentre il pubblico era invitato a testimoniarlo stabilendo con lei un dialogo energetico.
Le date e gli orari delle performance eseguite dal vivo da attori formati dal Marina Abramović Institute sono disponibili sul sito della Royal Academy of Arts.
Leggi anche:
• Marina Abramović, i maestri spagnoli, gli Impressionisti nel 2023 della Royal Academy of Arts
Dal 23 settembre al 1° gennaio la mostra, intitolata semplicemente Marina Abramović, organizzata in stretta collaborazione con l'artista, restituirà al pubblico anche quattro delle performance seminali di Abramović, che saranno riproposte dal vivo. Originariamente formatasi come pittrice presso l'Accademia di Belle Arti di Belgrado, Marina Abramović si è rivolta alla performance nei primi anni Settanta stabilendo i tratti distintivi della sua pratica: azioni quotidiane ritualizzate attraverso la ripetizione e la resistenza, che esplorano le relazioni tra l'artista e il pubblico.
I visitatori ripercorreranno i lavori di Abramović che ha testato costantemente i limiti della propria tolleranza fisica e mentale, pioniera nell'uso del corpo vivo in un’attività che oscilla tra il personale e il sociale, il concettuale e l'esistenziale, il fisico e lo spirituale. Dal 1975 al 1988 l’artista ha collaborato con il suo allora partner, il tedesco Ulay, per poi ritornare alle esibizioni da solista nel 1989.
Marina Abramović, Nude with Skeleton, 2005, Performance for video; 15 minutes 46 seconds | Courtesy of the Marina Abramović Archives © Marina Abramović
Ad aprire la mostra nelle Main Galleries della Royal Academy of Arts sarà Public Participation, con due opere che vedono l’artista impegnata direttamente con il suo pubblico: Rhythm 0, 1975, caratterizzata da una radicale interazione fisica, e The Artist is Present, 2010. Tenute a 45 anni di distanza, queste due opere racchiudono lo sviluppo della sua pratica.
The Communist Body metterà in primo piano le origini di Abramović, nata nell'ex Jugoslavia, e il modo in cui vengono vissuti gli ideali comunisti che, socialmente oltre che personalmente, hanno influenzato il suo lavoro. Non mancheranno Rhythm 5, 1974 (Londra, Lisson Gallery) attraverso la quale l'artista ha cercato di rievocare l'energia prodotta dal dolore utilizzando una grande stella intrisa di petrolio accesa all'inizio della performance, The Hero, 2001, oltre a Barocco balcanico del 1997, opera legata alle guerre balcaniche degli anni Novanta. Il lavoro di Abramović con Ulay, un’intensa esplorazione delle relazioni umane, lascia spazio a Absence of the Body, sezione dedicata alla rottura della relazione tra i due, e presenterà The Lovers: The Great Wall Walk, 1988, una separazione ritualizzata nella quale gli artisti hanno camminato per 90 giorni lungo la Grande Muraglia cinese da estremità opposte, incontrandosi brevemente prima di prendere strade diverse dopo dodici anni di relazione intensa e travolgente. In Coming and Going, Abramović identifica l'effimero della performance art con il transitorio della natura presente nelle nostre stesse vite.
Marina Abramović, The Artist is Present, 2010, Performance; 3 months. The Museum of Modern Art, New York | Courtesy of the Marina Abramović Archives © Marina Abramović | Photo: © Marco Anelli
Questi lavori includono reinterpretazioni di Nude with Skeleton, 2002, ispirato dalla pratica dei monaci tibetani di dormire accanto ai morti, e Good and Evil, 2020, a cui fa riferimento la lingua delle icone slave. D’altra parte per Abramović fare arte è uno stile di vita usando il proprio corpo come mezzo.
Le gallerie finali abbracceranno invece l'esperienza trasformativa della performance art paragonandola a diverse tradizioni spirituali. Le opere esposte in questa sezione daranno forma alla spiritualità femminile, come Bed for Aphrodite and her Lovers, 1990, e reinterpretazioni di Luminosity, 1997.
Il percorso si concluderà con la riesecuzione di The House with Ocean View, 2002. Abramović nel 2002, ha vissuto ininterrottamente per dodici giorni in una “casa” di soli tre spazi all’interno della Sean Kelly Gallery di New York. L’artista digiunava bevendo solo acqua, ritualizzando le azioni quotidiane, mentre il pubblico era invitato a testimoniarlo stabilendo con lei un dialogo energetico.
Le date e gli orari delle performance eseguite dal vivo da attori formati dal Marina Abramović Institute sono disponibili sul sito della Royal Academy of Arts.
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