Dal 6 settembre 2024 al 5 gennaio 2025

Prima volta all’estero per la Collezione Borghese. La grande mostra al Musée Jacquemart-André

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Fanciullo con canestra di frutta, 1593-1595 circa, Olio su tela, 70 × 67 cm | Courtesy Galleria Borghese, Roma
 

Francesca Grego

07/09/2024

Mondo - Non era mai successo che i capolavori della Galleria Borghese lasciassero l’Italia in massa. Da oggi, venerdì 6 settembre, fino al prossimo 5 gennaio, celebri opere del Rinascimento e del Barocco firmate da maestri come Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Botticelli, Bernini, Rubens saranno in bella mostra nelle sale del Musée Jacquemart-André di Parigi, che inaugura con questo prestigioso progetto dopo un anno di restauri. Quasi una staffetta tra il museo francese e quello romano, a sua volta in ristrutturazione, che da qualche mese ha inviato altri iconici capolavori in trasferta a Palazzo Barberini.

La mostra parigina segna l’incontro tra due importanti collezioni: quella storica del Cardinale Scipione Borghese, tra i più grandi mecenati e collezionisti di sempre, e la raccolta dei coniugi Edouard André e Nélie Jacquemart, che tra il 1864 e il 1912 riuscirono a mettere insieme in questo raffinato hotel particulier uno straordinario repertorio di arte del Rinascimento italiano, secondo in Francia solo a quello del Louvre.   


Raffaello Sanzio, Dama con Liocorno. Galleria Borghese

In naturale dialogo con i capolavori di casa, le opere della Galleria Borghese raccontano la genesi dell’incredibile collezione di Scipione, uomo colto, “di gusto sicuro e curiosità insaziabile”, che “adoperò tutti i mezzi, legali e non” - recita la presentazione del museo parigino - per venire in possesso di cotanta meraviglia. Fu lui stesso, tra il 1607 e il 1616, a far costruire sul Pincio il parco e il palazzo che ancora oggi ne ospita i tesori, ispirandosi alle ville dell’antica Roma: un luogo da sempre dedicato all’arte, di fatto un museo ante litteram che divenne presto un punto di riferimento imprescindibile per artisti e cultori di ogni provenienza. Rispetto ad altre storiche raccolte, la Collezione Borghese ebbe infine la fortuna di non essere smembrata: anche le sculture donate a Napoleone da suo cognato Camille Borghese vennero presto rimpiazzate da nuove acquisizioni. Nel 1902 la famiglia Borghese vendette in blocco la villa e i suoi tesori allo Stato italiano, tramandando l’eccezionale collezione nella sua integrità. 

“La Galleria Borghese”, ha spiegato la direttrice Francesca Cappelletti, “è unica nel suo genere in quanto, ancora oggi, offre un’idea della collezione barocca sopravvissuta al tempo, pur trasformandosi in una splendida vetrina del Neoclassicismo europeo. È uno spazio simile a una macchina del tempo, dove si possono ammirare l’antichità classica romana e i grandi dipinti del Rinascimento e del Barocco, vagando tra i marmi, gli affreschi e le decorazioni originali che accompagnavano le opere acquisite. La mostra al Museo Jacquemart-André offre un’occasione unica ai suoi visitatori perché, per la prima volta, si potrà visitare la collezione di Scipione Borghese all’estero”.


Tiziano, Venere benda Amore, 1560-1565?, Olio su tela, 185 x 118 cm Roma, Galleria Borghese © Galleria Borghese

Gli spettatori parigini avranno dunque la fortuna di ammirare gioielli raramente concessi in prestito: la Venere che benda Amore di Tiziano, il Fanciullo con canestra di frutta di Caravaggio o la Dama col liocorno di Raffaello, per esempio, ma anche la Capra Amaltea, prima scultura conosciuta di Gian Lorenzo Bernini. Uno spaccato unico dell’arte italiana nelle sue stagioni più luminose, arricchito da opere di celebri artisti fiamminghi vissuti nel Belpaese, da Rubens a Gerrit von Honthorst (qui noto come Gherardo delle Notti), da Antonello da Messina a Sandro Botticelli, Guido Reni, Annibale Carracci, Paolo Veronese, Lorenzo Lotto, Giulio Romano. 


Antonello da Messina, Ritratto d'uomo, 1475 ca, Galleria Borghese, Roma

Il percorso espositivo mette in luce il gusto raffinato e il fiuto infallibile di Scipione in parallelo con gli sviluppi dell’arte in un’epoca ricca di talenti e di novità, soffermandosi su alcuni temi caratteristici. La Galleria dei ritratti, per esempio, evidenzia le innovazioni introdotte da Antonello da Messina, Lorenzo Lotto, Parmigianino, pionieri del ritratto moderno, mentre Il Rinascimento magico dell’Italia settentrionale indaga su alcuni topos della società occidentale con soggetti tratti dalla mitologia greco-romana e dall’Antico Testamento: in questa sezione brilla l’iconica Sibilla del Domenichino. L’itinerario si chiude con la Sala delle Veneri, dedicata ai dipinti a sfondo erotico. Sulla scorta delle statue antiche venute alla luce a Roma durante gli scavi, infatti, il nudo femminile diventa protagonista del collezionismo tra il Cinquecento e il Seicento. E così a concludere in bellezza l’itinerario della mostra è Venere che benda Amore, un gioiello di Tiziano raramente uscito dalla Galleria Borghese.  


Domenichino (Domenico Zampieri), Sibilla, 1617. Olio su tela. Galleria Borghese © Galleria Borghese. Foto Mauro Coen


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