Dal 9 marzo al Museo di Capodimonte
Dalla Spagna a Napoli: torna a casa dopo 400 anni la Madonna del Pesce di Raffaello
Raffaello Sanzio, Madonna del Pesce, 1513-1514, Olio su tavola, 158 x 215 cm, Museo del Prado, Madrid
Francesca Grego
22/02/2023
Napoli - Trent'anni di cultura, originali invenzioni e grande arte: parliamo della vivace stagione che Napoli visse tra il 1503 e il 1532, tra le più interessanti ma anche tra le meno studiate della sua storia artistica. Risale a quest'epoca l’arrivo in città della splendida Madonna del Pesce di Raffaello, destinata alla Cappella del Doce in San Domenico Maggiore: un’opera che illuminerà come un faro artisti di più generazioni, prima di essere rimossa dalla sua sede e trasferita a Madrid intorno alla metà del Seicento.
Per la prima volta dopo 400 anni, il capolavoro dell’Urbinate torna a casa nella mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale, in programma al Museo di Capodimonte dal 9 marzo al 25 giugno. Un’impresa resa possibile dalla collaborazione instaurata dal museo partenopeo con il Prado di Madrid, dove oggi il dipinto è conservato e dove l’esposizione ha fatto tappa tra ottobre e gennaio. Rispetto all’evento madrileno, la mostra di Capodimonte spicca per i forti legami con il territorio. Molti degli artisti selezionati dai curatori Riccardo Naldi e Andrea Zezza hanno impreziosito con i loro capolavori le chiese della città, da San Giovanni a Carbonara, nel complesso conventuale di San Severino e Sossio, fino a San Giacomo degli Spagnoli, simbolo della presenza politica e culturale spagnola a Napoli.
Pedro Fernandez, Polittico della Visitazione, 1510. Olio su tavola. Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli
La Madonna del Pesce fu soltanto una delle opere studiate dagli artisti di stanza in città all’inizio del Cinquecento, che recepirono e rielaborarono con entusiasmo le innovazioni di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e degli altri maestri del Rinascimento. In mostra lo scopriremo attraverso i lavori dei più grandi talenti locali, ma anche dei tanti pittori e scultori spagnoli che scelsero di vivere nella capitale del Vicereame, come Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete, capaci di confrontarsi con la pittura italiana in modi inventivi e originali. Sono loro i veri protagonisti di questa stagione, sostenuta dal mecenatismo degli ordini religiosi e di un’aristocrazia desiderosa di lasciare una traccia indelebile con realizzazioni artistiche di ambiziosa magnificenza, come testimonia il frequente utilizzo del durevole marmo di Carrara.
"Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale": Raffaello Sanzio, Madonna del Pesce (dettaglio). Museo del Prado, Madrid
Accanto all’altissima qualità delle opere, l’esposizione di Capodimonte lascerà emergere l’atmosfera aperta e cosmopolita degli ambienti artistici partenopei di questo periodo. Estinta la dinastia degli Aragonesi, infatti, l’Italia meridionale è caduta sotto il diretto controllo della Corona di Spagna. Dal punto di vista culturale Napoli non ne ha risentito poi così tanto, è anzi diventata il ponte tra le due sponde del Mediterraneo. Mentre in letteratura l’Umanesimo raggiunge il vertice con la poesia di Jacopo Sannazaro, nel campo delle arti visive assistiamo a un sensibile avvicinamento tra la pittura e la scultura. Il dialogo tra le “arti sorelle” darà vita a nuovi modelli e delineerà i caratteri di una scuola napoletana che vedrà affermarsi pittori come Andrea Sabatini da Salerno e Marco Cardisco, o gli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce. Come già accaduto con il Sacco di Roma nel 1527, anche “l’età dell’oro” del Cinquecento partenopeo sarà interrotta da un’invasione: l’assedio francese del 1528 e la conseguente crisi politica porrà definitivamente fine al Rinascimento nella sua versione meridionale.
Leggi anche:
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Per la prima volta dopo 400 anni, il capolavoro dell’Urbinate torna a casa nella mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale, in programma al Museo di Capodimonte dal 9 marzo al 25 giugno. Un’impresa resa possibile dalla collaborazione instaurata dal museo partenopeo con il Prado di Madrid, dove oggi il dipinto è conservato e dove l’esposizione ha fatto tappa tra ottobre e gennaio. Rispetto all’evento madrileno, la mostra di Capodimonte spicca per i forti legami con il territorio. Molti degli artisti selezionati dai curatori Riccardo Naldi e Andrea Zezza hanno impreziosito con i loro capolavori le chiese della città, da San Giovanni a Carbonara, nel complesso conventuale di San Severino e Sossio, fino a San Giacomo degli Spagnoli, simbolo della presenza politica e culturale spagnola a Napoli.
Pedro Fernandez, Polittico della Visitazione, 1510. Olio su tavola. Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli
La Madonna del Pesce fu soltanto una delle opere studiate dagli artisti di stanza in città all’inizio del Cinquecento, che recepirono e rielaborarono con entusiasmo le innovazioni di Leonardo, Michelangelo, Raffaello e degli altri maestri del Rinascimento. In mostra lo scopriremo attraverso i lavori dei più grandi talenti locali, ma anche dei tanti pittori e scultori spagnoli che scelsero di vivere nella capitale del Vicereame, come Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete, capaci di confrontarsi con la pittura italiana in modi inventivi e originali. Sono loro i veri protagonisti di questa stagione, sostenuta dal mecenatismo degli ordini religiosi e di un’aristocrazia desiderosa di lasciare una traccia indelebile con realizzazioni artistiche di ambiziosa magnificenza, come testimonia il frequente utilizzo del durevole marmo di Carrara.
"Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale": Raffaello Sanzio, Madonna del Pesce (dettaglio). Museo del Prado, Madrid
Accanto all’altissima qualità delle opere, l’esposizione di Capodimonte lascerà emergere l’atmosfera aperta e cosmopolita degli ambienti artistici partenopei di questo periodo. Estinta la dinastia degli Aragonesi, infatti, l’Italia meridionale è caduta sotto il diretto controllo della Corona di Spagna. Dal punto di vista culturale Napoli non ne ha risentito poi così tanto, è anzi diventata il ponte tra le due sponde del Mediterraneo. Mentre in letteratura l’Umanesimo raggiunge il vertice con la poesia di Jacopo Sannazaro, nel campo delle arti visive assistiamo a un sensibile avvicinamento tra la pittura e la scultura. Il dialogo tra le “arti sorelle” darà vita a nuovi modelli e delineerà i caratteri di una scuola napoletana che vedrà affermarsi pittori come Andrea Sabatini da Salerno e Marco Cardisco, o gli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce. Come già accaduto con il Sacco di Roma nel 1527, anche “l’età dell’oro” del Cinquecento partenopeo sarà interrotta da un’invasione: l’assedio francese del 1528 e la conseguente crisi politica porrà definitivamente fine al Rinascimento nella sua versione meridionale.
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