Dal 4 novembre a Gubbio
La nascita della pittura en plein air: i Macchiaioli e la Scuola di Barbizon
Giovanni Fattori, Bovi al carro, 1868. Olio su cartone. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
Francesca Grego
27/10/2023
Perugia - Una passeggiata nella storia, alla scoperta del movimento più innovativo dell’Ottocento italiano e dei suoi legami con la pittura francese: si presenta così la mostra I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia, a Gubbio dal prossimo 4 novembre fino al 3 marzo 2024. In arrivo oltre 80 dipinti - molti dei quali raramente esposti al pubblico perché custoditi in collezioni private - di maestri come Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, che alle Logge dei Tiratori dialogheranno con i pittori della scuola di Barbizon. da Camille Corot a Charles-François Daubigny, da Constant Troyon a Théodore Rousseau.
Coraggiosamente antiaccademici, i Macchiaioli hanno cambiato la storia della pittura instaurando, già prima degli Impressionisti, un nuovo rapporto con la luce e con la realtà. Se nella seconda metà del XIX secolo questo suscitò non poche perplessità, oggi le loro mostre sono tra le più amate dal pubblico.
Cristiano Banti, Donne che lavorano nei campi, 1870. Olio su tavola. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
“La scena artistica francese del XIX secolo è notissima e sempre molto apprezzata dai visitatori delle grandi mostre. L’Ottocento italiano, invece, è ancora poco raccontato”, spiega la curatrice Simona Bartolena: “Proprio per questo riserva ancora numerosi motivi di interesse, sorprendendo per la sua complessità e per la straordinaria qualità degli artisti. A Gubbio si dipanerà un suggestivo racconto che farà rivivere un ventennio d’oro dell’arte italiana, tra l’esperienza a Barbizon e le gustose caricature realizzate al Caffè Michelangelo, tra scene nei campi e un pomeriggio a Montemurlo. Si tratta spesso di opere di piccole dimensioni, adatte ad essere trasportate appunto en plein air, a volte anche su sopporti improvvisati che celano aneddoti e storie personali. Come ad esempio uno splendido quadro di Giovanni Fattori, dipinto dietro il coperchio di una scatola per sigari”.
Telemaco Signorini, Pioggia a Settignano, 1887. Olio su tavola. Collezione privata
Sullo sfondo dell'ultima fase del Risorgimento, la mostra indaga la rivoluzione dei Macchiaioli nei suoi diversi aspetti, evidenziando la portata europea del movimento, che fu parte di un nuovo modo di leggere la realtà. Il percorso eugubino sfoglia l’intero repertorio dei soggetti cari ai pittori della macchia, tra paesaggi, nuove prospettive sulla storia e vivide scene tratte dall’esperienza quotidiana. Spazio dunque alle solari vedute della campagna toscana o alle coste di Castiglioncello e dintorni, dove il movimento, complice l’amico e mecenate Diego Martelli, ebbe per alcuni anni il suo quartier generale. Mentre i paesaggi si confrontano con la fotografia che ha da poco visto la luce, i Macchiaioli portano sulla tela il mondo del lavoro, dai campi ai mercati, e raccontano l'epopea del Risorgimento.
Vincenzo Cabianca, Donne a Montemurlo, 1862. Olio su tela applicata su cartone. Collezione privata
“Il clima in cui nasce la macchia era goliardico, fatto di amici e personaggi di tutta Italia che si incontrano a Firenze e trovano qui spunto per la loro piccola rivoluzione”, racconta ancora la curatrice: “Lo spettatore della mostra scoprirà, mediante citazioni, stralci di racconti scritti, approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette”.
Jules Dupré, Paesaggio con bovini. Olio su tavoletta. Collezione privata
Senza “l’invenzione” della pittura dal vero, all’aria aperta e alla luce del sole, il cambio di prospettiva dei Macchiaioli non sarebbe stato possibile: fondamentale dunque il racconto delle esperienze dei pittori francesi della scuola di Barbizon e di alcuni artisti italiani - da Filippo Palizzi a Serafino De Tivoli - che da Parigi portano a casa importanti novità. Per gli amici del Caffè Michelangelo, a Firenze, è una conferma fondamentale: confortati dalle ricerche sviluppate oltre le Alpi, andranno avanti più convinti che mai nel rifiuto del sistema accademico con l’obiettivo di dipingere “il senso del vero”.
Vincenzo Cabianca, Scogli a Castiglioncello, 1865. Olio su tela. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
“La mostra”, conclude Bartolena, “proporrà un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane”.
Vincenzo Cabianca, Paesaggio toscano, 1865 ca. Olio su tela. Collezione privata, Livorno
Coraggiosamente antiaccademici, i Macchiaioli hanno cambiato la storia della pittura instaurando, già prima degli Impressionisti, un nuovo rapporto con la luce e con la realtà. Se nella seconda metà del XIX secolo questo suscitò non poche perplessità, oggi le loro mostre sono tra le più amate dal pubblico.
Cristiano Banti, Donne che lavorano nei campi, 1870. Olio su tavola. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
“La scena artistica francese del XIX secolo è notissima e sempre molto apprezzata dai visitatori delle grandi mostre. L’Ottocento italiano, invece, è ancora poco raccontato”, spiega la curatrice Simona Bartolena: “Proprio per questo riserva ancora numerosi motivi di interesse, sorprendendo per la sua complessità e per la straordinaria qualità degli artisti. A Gubbio si dipanerà un suggestivo racconto che farà rivivere un ventennio d’oro dell’arte italiana, tra l’esperienza a Barbizon e le gustose caricature realizzate al Caffè Michelangelo, tra scene nei campi e un pomeriggio a Montemurlo. Si tratta spesso di opere di piccole dimensioni, adatte ad essere trasportate appunto en plein air, a volte anche su sopporti improvvisati che celano aneddoti e storie personali. Come ad esempio uno splendido quadro di Giovanni Fattori, dipinto dietro il coperchio di una scatola per sigari”.
Telemaco Signorini, Pioggia a Settignano, 1887. Olio su tavola. Collezione privata
Sullo sfondo dell'ultima fase del Risorgimento, la mostra indaga la rivoluzione dei Macchiaioli nei suoi diversi aspetti, evidenziando la portata europea del movimento, che fu parte di un nuovo modo di leggere la realtà. Il percorso eugubino sfoglia l’intero repertorio dei soggetti cari ai pittori della macchia, tra paesaggi, nuove prospettive sulla storia e vivide scene tratte dall’esperienza quotidiana. Spazio dunque alle solari vedute della campagna toscana o alle coste di Castiglioncello e dintorni, dove il movimento, complice l’amico e mecenate Diego Martelli, ebbe per alcuni anni il suo quartier generale. Mentre i paesaggi si confrontano con la fotografia che ha da poco visto la luce, i Macchiaioli portano sulla tela il mondo del lavoro, dai campi ai mercati, e raccontano l'epopea del Risorgimento.
Vincenzo Cabianca, Donne a Montemurlo, 1862. Olio su tela applicata su cartone. Collezione privata
“Il clima in cui nasce la macchia era goliardico, fatto di amici e personaggi di tutta Italia che si incontrano a Firenze e trovano qui spunto per la loro piccola rivoluzione”, racconta ancora la curatrice: “Lo spettatore della mostra scoprirà, mediante citazioni, stralci di racconti scritti, approfondimenti biografici e spiegazioni tecniche, la vera importanza storico-artistica della pittura macchiaiola, troppo spesso nota solo per la piacevolezza delle sue tavolette”.
Jules Dupré, Paesaggio con bovini. Olio su tavoletta. Collezione privata
Senza “l’invenzione” della pittura dal vero, all’aria aperta e alla luce del sole, il cambio di prospettiva dei Macchiaioli non sarebbe stato possibile: fondamentale dunque il racconto delle esperienze dei pittori francesi della scuola di Barbizon e di alcuni artisti italiani - da Filippo Palizzi a Serafino De Tivoli - che da Parigi portano a casa importanti novità. Per gli amici del Caffè Michelangelo, a Firenze, è una conferma fondamentale: confortati dalle ricerche sviluppate oltre le Alpi, andranno avanti più convinti che mai nel rifiuto del sistema accademico con l’obiettivo di dipingere “il senso del vero”.
Vincenzo Cabianca, Scogli a Castiglioncello, 1865. Olio su tela. Collezione Palazzo Foresti, Carpi
“La mostra”, conclude Bartolena, “proporrà un modo di narrare la vicenda poco consueto, molto vicino allo sguardo di coloro che di questa rivoluzione furono i protagonisti, che porterà il pubblico a immergersi in un momento storico e culturale molto vivace, da cui emergeranno i fermenti di rivolta di questi nuovi pittori, insieme alle loro forti personalità artistiche e umane”.
Vincenzo Cabianca, Paesaggio toscano, 1865 ca. Olio su tela. Collezione privata, Livorno
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