Dal 14 maggio al Museo del Tessuto di Prato
Il Capriccio e la Ragione: in mostra il gusto del Settecento europeo
Museo Studio del Tessuto, Fondazione Antonio Ratti - Como |
Tessuto con composizione floreale, Francia, secolo XVIII
Francesca Grego
12/05/2017
Prato - Che la moda sia specchio dello spirito del tempo è un dato di fatto, ma al Museo del Tessuto di Prato sembra di poterne catturare l’aura in una mano. Con Il Capriccio e la Ragione. Eleganze del Settecento europeo va in scena la grandeur del XVIII secolo: preziosissimi tessuti e capi d’abbigliamento danzano in una girandola di quadri, incisioni, oggetti d’arredo e rare porcellane, in un allestimento che riflette tutta la teatralità dell’epoca del Rococò.
Nella monumentale Sala dei Tessili Antichi, ricavata negli spazi post-industriali dell’ex opificio Campolmi, le ampie volte a crociera accolgono le proiezioni di scene dagli affreschi del Tiepolo, mentre un gioco di specchi esalta le immagini degli oggetti in mostra, restituendo sontuose atmosfere di corte.
Ad amplificarne l’effetto, una corona di dipinti: dalle vedute classiche con rovine alle nature morte di fiori e frutta, dai cosiddetti capricci alle scene di vita popolare e aristocratica più in voga.
Tre temi, tre anime descrivono i riflessi di un secolo cangiante e multiforme.
Si parte con l’esotismo, che innesta sul gusto ridondante del Rococò le suggestioni di paesi lontani come l’India, la Cina, il Giappone. Ricercati tessuti in seta lavorata di ispirazione orientale, stili come il Bizarre, il Revel e il Dentelles, eccezionali filati metallici raccontano l’eccezionale sviluppo dei mercati coloniali.
Nelle corti europee si accende la febbre dell’esotico: stoffe, lacche, porcellane, dipinti su carta sono i richiestissimi beni di lusso provenienti dalle rotte dell’Est. Tecniche e stili inusitati sono fatti propri dalle manifatture europee nella produzione di splendidi abiti per dame e cavalieri, ventagli, scarpe, guanti e perfino bottoni, rappresentati nella mostra dagli esemplari pregiati del Museo della Moda e del Costume delle Gallerie degli Uffizi e del Museo Stibbert di Firenze.
La fascinazione per il “lontano” ha il suo doppio settecentesco nella riscoperta dell’arte classica, al centro della seconda sezione. Le nuove campagne archeologiche portano alla luce una quantità esorbitante di capolavori greci e romani, innescando la febbre dell’antico. La portata del fenomeno è tale che ritroviamo motivi decorativi di ispirazione classica su abiti e accessori, dal raffinato gilet maschile del Museo Stibbert a piccoli gioielli come i bottoni cammeo della manifattura inglese Wedgwood.
E ancora, il gusto per le rovine, che si esprime nelle fantasie dei tessuti in vedute e capricci incorniciati da rami, nastri e pizzi. Fra le più celebri fonti di ispirazione, i disegni delle Antichità Romane di Giovan Battista Piranesi, presenti in mostra con un raro volume del 1756.
Ultima tappa: il ritorno all’ordine neoclassico. Un’estetica più sobria, che al decorativismo precedente sostituisce motivi rigati, fondi monocromi e modelli dalle linee essenziali, riflesso del gusto di una borghesia in ascesa che negli stati più influenti d’Europa si oppone ai lussi dell’aristocrazia.
Una nuova palette cromatica si afferma nell’abbigliamento come negli arredi, con tonalità pastello e sfumature polverose, che appaiono come sbiadite dal tempo.
In programma dal 14 maggio 2017 al 29 aprile 2018, la mostra è frutto del recente accordo di valorizzazione siglato dal museo pratese con il Museo della Moda e del Costume degli Uffizi, custode della più ricca collezione italiana di abiti e accessori di moda dal Rinascimento al XX secolo.
Si avvale inoltre della collaborazione con il prestigioso Museo Studio del Tessuto della Fondazione Antonio Ratti di Como e con il Museo Stibbert di Firenze, scrigno dei tesori raccolti da Frederick Stibbert a partire dalla metà dell’Ottocento: armi e armature, costumi, quadri, arazzi, arredi e oggetti di arti decorative che documentano l’evoluzione del gusto e delle tecniche.
In occasione di Il Capriccio e la Ragione, il Museo del Tessuto si farà carico nei propri laboratori del restauro del prezioso Salottino Luigi XVI del Museo Stibbert, che appena pronto costituirà l’appendice fiorentina della mostra.
Leggi anche:
- Firenze: il Rinascimento Elettronico di Bill Viola
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- Torna agli Uffizi l'Adorazione dei Magi di Leonardo
Nella monumentale Sala dei Tessili Antichi, ricavata negli spazi post-industriali dell’ex opificio Campolmi, le ampie volte a crociera accolgono le proiezioni di scene dagli affreschi del Tiepolo, mentre un gioco di specchi esalta le immagini degli oggetti in mostra, restituendo sontuose atmosfere di corte.
Ad amplificarne l’effetto, una corona di dipinti: dalle vedute classiche con rovine alle nature morte di fiori e frutta, dai cosiddetti capricci alle scene di vita popolare e aristocratica più in voga.
Tre temi, tre anime descrivono i riflessi di un secolo cangiante e multiforme.
Si parte con l’esotismo, che innesta sul gusto ridondante del Rococò le suggestioni di paesi lontani come l’India, la Cina, il Giappone. Ricercati tessuti in seta lavorata di ispirazione orientale, stili come il Bizarre, il Revel e il Dentelles, eccezionali filati metallici raccontano l’eccezionale sviluppo dei mercati coloniali.
Nelle corti europee si accende la febbre dell’esotico: stoffe, lacche, porcellane, dipinti su carta sono i richiestissimi beni di lusso provenienti dalle rotte dell’Est. Tecniche e stili inusitati sono fatti propri dalle manifatture europee nella produzione di splendidi abiti per dame e cavalieri, ventagli, scarpe, guanti e perfino bottoni, rappresentati nella mostra dagli esemplari pregiati del Museo della Moda e del Costume delle Gallerie degli Uffizi e del Museo Stibbert di Firenze.
La fascinazione per il “lontano” ha il suo doppio settecentesco nella riscoperta dell’arte classica, al centro della seconda sezione. Le nuove campagne archeologiche portano alla luce una quantità esorbitante di capolavori greci e romani, innescando la febbre dell’antico. La portata del fenomeno è tale che ritroviamo motivi decorativi di ispirazione classica su abiti e accessori, dal raffinato gilet maschile del Museo Stibbert a piccoli gioielli come i bottoni cammeo della manifattura inglese Wedgwood.
E ancora, il gusto per le rovine, che si esprime nelle fantasie dei tessuti in vedute e capricci incorniciati da rami, nastri e pizzi. Fra le più celebri fonti di ispirazione, i disegni delle Antichità Romane di Giovan Battista Piranesi, presenti in mostra con un raro volume del 1756.
Ultima tappa: il ritorno all’ordine neoclassico. Un’estetica più sobria, che al decorativismo precedente sostituisce motivi rigati, fondi monocromi e modelli dalle linee essenziali, riflesso del gusto di una borghesia in ascesa che negli stati più influenti d’Europa si oppone ai lussi dell’aristocrazia.
Una nuova palette cromatica si afferma nell’abbigliamento come negli arredi, con tonalità pastello e sfumature polverose, che appaiono come sbiadite dal tempo.
In programma dal 14 maggio 2017 al 29 aprile 2018, la mostra è frutto del recente accordo di valorizzazione siglato dal museo pratese con il Museo della Moda e del Costume degli Uffizi, custode della più ricca collezione italiana di abiti e accessori di moda dal Rinascimento al XX secolo.
Si avvale inoltre della collaborazione con il prestigioso Museo Studio del Tessuto della Fondazione Antonio Ratti di Como e con il Museo Stibbert di Firenze, scrigno dei tesori raccolti da Frederick Stibbert a partire dalla metà dell’Ottocento: armi e armature, costumi, quadri, arazzi, arredi e oggetti di arti decorative che documentano l’evoluzione del gusto e delle tecniche.
In occasione di Il Capriccio e la Ragione, il Museo del Tessuto si farà carico nei propri laboratori del restauro del prezioso Salottino Luigi XVI del Museo Stibbert, che appena pronto costituirà l’appendice fiorentina della mostra.
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