Le ultime scoperte da uno dei cantieri del Giubileo
A Roma, dal cantiere di Piazza Pia, riemergono ritrovamenti di età Giulio-Claudia
Ritrovamenti a Piazza Pia, Roma | Foto: © Fabio Caricchia
Samantha De Martin
05/07/2024
Roma - Il cantiere di Piazza Pia, non lontano da Castel Sant’Angelo, dove sono in corso i lavori per la realizzazione del sottopasso in occasione del Giubileo, ha restituito un importante ritrovamento archeologico.
Nel corso dei lavori di scavo stratigrafico e delocalizzazione della fullonica - l'officina dei fulloni, ovvero lavoratori che si occupavano di lavare, smacchiare, apparecchiare gli indumenti - sono stati rinvenuti i resti di un’interessante opera di sistemazione a giardino, affacciata direttamente sulla riva destra del Tevere.
Si tratta di una struttura caratterizzata da un muro in opera quadrata di travertino, di terrazzamento della riva del fiume, dietro al quale è stato realizzato un portico colonnato, di cui restano le sole fondazioni, e un’ampia superficie aperta sistemata a giardino. Lo scavo, condotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma diretta da Daniela Porro, coordinato sul campo dall’archeologa Dora Cirone con la direzione scientifica di Alessio De Cristofaro, ha permesso di documentare come la sistemazione sia stata realizzata in tre fasi edilizie, che si sono succedute tra l’età di Augusto e quella di Nerone.
Ritrovamenti a Piazza Pia, Roma | Foto: © Fabio Caricchia
Un tubo idrico in piombo (fistula plumbea), timbrato con il nome del proprietario della fornitura di acqua, e dunque del giardino, permette di identificare il titolare del primo rifacimento del complesso. Si legge C(ai) Cæsaris Aug (usti) Germanici. L’allusione è a Caligola, figlio di Germanico e Agrippina maggiore, imperatore dal 37 al 41 dopo Cristo. Il ritrovamento potrebbe trovare un interessante riscontro anche nelle fonti letterarie antiche.
Filone di Alessandria, storico ebreo di Alessandria d’Egitto, in un passo dell’Ambasceria a Gaio (Legatio ad Gaium) racconta di come Caligola avesse ricevuto la legazione di ebrei alessandrini proprio negli Horti di Agrippina, in un vasto giardino affacciato sul Tevere, che separava il fiume da un monumentale porticato. L’ambasceria aveva lo scopo di presentare all’imperatore le difficoltà che avevano investito la comunità ebraica di Alessandria nelle relazioni con la popolazione greco-alessandrina, esplose in violenze, tafferugli, episodi di intolleranza religiosa. Tuttavia Caligola, fortemente ispirato alle teocrazie orientali e sostenitore della componente greca di Alessandria, aveva respinto le richieste.
Ritrovamenti a Piazza Pia, Roma | Foto: © Fabio Caricchia
La coincidenza tra i resti rinvenuti nel cantiere romano e la descrizione dello storico alessandrino lascerebbero ipotizzare che lo scavo di Piazza Pia sia stato il luogo di questo incontro. Alessio De Cristofaro, archeologo della Soprintendenza Speciale, ritiene che l’iscrizione sulla fistula sia di notevole importanza storica per diversi motivi. Innanzitutto conferma come lo scavo di Piazza Pia rientri nell’area degli Horti di Agrippina maggiore, madre di Caligola. Sempre a Piazza Pia, durante gli scavi degli inizi del secolo scorso, provengono altri tubi in piombo iscritti, con il nome di Iulia Augusta, presumibilmente Livia Drusilla, seconda moglie di Augusto e nonna di Germanico. È quindi probabile che questa lussuosa residenza sia passata dapprima in eredità a Germanico e poi, alla sua morte, a sua moglie Agrippina maggiore, quindi al figlio imperatore.
Lo scavo ha restituito anche una serie importante di Lastre Campana, terrecotte utilizzate per la decorazione dei tetti, con scene mitologiche insolite, riutilizzate come coperture delle fogne della fullonica, ma realizzate in origine per la copertura di una qualche struttura del giardino, forse dello stesso portico.
Nel corso dei lavori di scavo stratigrafico e delocalizzazione della fullonica - l'officina dei fulloni, ovvero lavoratori che si occupavano di lavare, smacchiare, apparecchiare gli indumenti - sono stati rinvenuti i resti di un’interessante opera di sistemazione a giardino, affacciata direttamente sulla riva destra del Tevere.
Si tratta di una struttura caratterizzata da un muro in opera quadrata di travertino, di terrazzamento della riva del fiume, dietro al quale è stato realizzato un portico colonnato, di cui restano le sole fondazioni, e un’ampia superficie aperta sistemata a giardino. Lo scavo, condotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma diretta da Daniela Porro, coordinato sul campo dall’archeologa Dora Cirone con la direzione scientifica di Alessio De Cristofaro, ha permesso di documentare come la sistemazione sia stata realizzata in tre fasi edilizie, che si sono succedute tra l’età di Augusto e quella di Nerone.
Ritrovamenti a Piazza Pia, Roma | Foto: © Fabio Caricchia
Un tubo idrico in piombo (fistula plumbea), timbrato con il nome del proprietario della fornitura di acqua, e dunque del giardino, permette di identificare il titolare del primo rifacimento del complesso. Si legge C(ai) Cæsaris Aug (usti) Germanici. L’allusione è a Caligola, figlio di Germanico e Agrippina maggiore, imperatore dal 37 al 41 dopo Cristo. Il ritrovamento potrebbe trovare un interessante riscontro anche nelle fonti letterarie antiche.
Filone di Alessandria, storico ebreo di Alessandria d’Egitto, in un passo dell’Ambasceria a Gaio (Legatio ad Gaium) racconta di come Caligola avesse ricevuto la legazione di ebrei alessandrini proprio negli Horti di Agrippina, in un vasto giardino affacciato sul Tevere, che separava il fiume da un monumentale porticato. L’ambasceria aveva lo scopo di presentare all’imperatore le difficoltà che avevano investito la comunità ebraica di Alessandria nelle relazioni con la popolazione greco-alessandrina, esplose in violenze, tafferugli, episodi di intolleranza religiosa. Tuttavia Caligola, fortemente ispirato alle teocrazie orientali e sostenitore della componente greca di Alessandria, aveva respinto le richieste.
Ritrovamenti a Piazza Pia, Roma | Foto: © Fabio Caricchia
La coincidenza tra i resti rinvenuti nel cantiere romano e la descrizione dello storico alessandrino lascerebbero ipotizzare che lo scavo di Piazza Pia sia stato il luogo di questo incontro. Alessio De Cristofaro, archeologo della Soprintendenza Speciale, ritiene che l’iscrizione sulla fistula sia di notevole importanza storica per diversi motivi. Innanzitutto conferma come lo scavo di Piazza Pia rientri nell’area degli Horti di Agrippina maggiore, madre di Caligola. Sempre a Piazza Pia, durante gli scavi degli inizi del secolo scorso, provengono altri tubi in piombo iscritti, con il nome di Iulia Augusta, presumibilmente Livia Drusilla, seconda moglie di Augusto e nonna di Germanico. È quindi probabile che questa lussuosa residenza sia passata dapprima in eredità a Germanico e poi, alla sua morte, a sua moglie Agrippina maggiore, quindi al figlio imperatore.
Lo scavo ha restituito anche una serie importante di Lastre Campana, terrecotte utilizzate per la decorazione dei tetti, con scene mitologiche insolite, riutilizzate come coperture delle fogne della fullonica, ma realizzate in origine per la copertura di una qualche struttura del giardino, forse dello stesso portico.
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