A Roma dal 15 marzo all’11 giugno
Capolavori scarlatti: la Laguna si tinge di rosso
Madrid, Museo Nacional del Prado |
Lorenzo Lotto, Ritratto di Marsilio Cassotti e Faustina Assonica
Francesca Grego
15/03/2017
Roma - Simbolo di ricchezza e potere, lo Scarlatto Veneziano ha una storia affascinante. A raccontarla, in una preziosa mostra alla Galleria d’Arte Antica di Palazzo Barberini, sono sei capolavori di Lorenzo Lotto, Giovanni Girolamo Savoldo e Giovanni Cariani, tre maestri del Cinquecento lagunare.
Intorno al Matrimonio Mistico di Santa Caterina d’Alessandria, fra i gioielli del museo, si dispongono in un intreccio d’eccezione dipinti sacri e profani, ritratti, scene bibliche o quadri devozionali giunti dal Louvre, dal Prado, dal Metropolitan Museum di New York e dall’Accademia Carrara di Bergamo.
Con un sontuoso campionario di sfumature, il mito del “rosso perfetto” apre uno squarcio sulla vita nella Venezia del Rinascimento, dove artigiani gelosi custodiscono l’arte “ingegnosa e degna di intelletti acuti” descritta da Giovan Ventura Rossetti nel primo trattato d’arte tintoria dell’epoca moderna.
Qui il colore non è solo un dato estetico, ma anche un simbolo fra i più potenti: il suo uso è regolato da norme e prescrizioni, l'abuso sanzionato da una magistratura apposita, quella addetta “alle Pompe”.
Prima ancora che un colore, lo Scarlatto Veneziano è una stoffa indossata da pochi eletti: la stoffa del lusso e della fortuna, che ha una precisa consistenza, un modo peculiare e sinestetico di raggiungere i sensi.
È questa la sfida, per nulla scontata, che pungola l’abilità dei pittori.
Il fil rouge della mostra – è il caso di dirlo – si dipana dalla tunica rosso sangue del Cristo Portacroce di Lorenzo Lotto alle opulente sete carminio della sposa di Marsilio Cassotti, nel primo ritratto nuziale di coppia della pittura italiana; dall’elegante raso cremisi che veste il Dottor Caravaggi nel dipinto celebrativo di Cariani, al velluto cangiante dell'intimo San Matteo e l’Angelo di Savoldo, fino al vermiglio appassionato delle nozze allegoriche di Santa Caterina, presente in mostra anche nella versione dell’Accademia Carrara di Bergamo.
Sacro e profano, affetti e ambizioni, intessono una tela fitta di rimandi: non resta che seguirne l'ordito alla scoperta della storia di ogni quadro.
A cura di Michele di Monte, Venezia scarlatta: Lotto, Savoldo, Cariani resterà aperta alla Galleria d’Arte Antica di Palazzo Barberini fino all’11 giugno.
Intorno al Matrimonio Mistico di Santa Caterina d’Alessandria, fra i gioielli del museo, si dispongono in un intreccio d’eccezione dipinti sacri e profani, ritratti, scene bibliche o quadri devozionali giunti dal Louvre, dal Prado, dal Metropolitan Museum di New York e dall’Accademia Carrara di Bergamo.
Con un sontuoso campionario di sfumature, il mito del “rosso perfetto” apre uno squarcio sulla vita nella Venezia del Rinascimento, dove artigiani gelosi custodiscono l’arte “ingegnosa e degna di intelletti acuti” descritta da Giovan Ventura Rossetti nel primo trattato d’arte tintoria dell’epoca moderna.
Qui il colore non è solo un dato estetico, ma anche un simbolo fra i più potenti: il suo uso è regolato da norme e prescrizioni, l'abuso sanzionato da una magistratura apposita, quella addetta “alle Pompe”.
Prima ancora che un colore, lo Scarlatto Veneziano è una stoffa indossata da pochi eletti: la stoffa del lusso e della fortuna, che ha una precisa consistenza, un modo peculiare e sinestetico di raggiungere i sensi.
È questa la sfida, per nulla scontata, che pungola l’abilità dei pittori.
Il fil rouge della mostra – è il caso di dirlo – si dipana dalla tunica rosso sangue del Cristo Portacroce di Lorenzo Lotto alle opulente sete carminio della sposa di Marsilio Cassotti, nel primo ritratto nuziale di coppia della pittura italiana; dall’elegante raso cremisi che veste il Dottor Caravaggi nel dipinto celebrativo di Cariani, al velluto cangiante dell'intimo San Matteo e l’Angelo di Savoldo, fino al vermiglio appassionato delle nozze allegoriche di Santa Caterina, presente in mostra anche nella versione dell’Accademia Carrara di Bergamo.
Sacro e profano, affetti e ambizioni, intessono una tela fitta di rimandi: non resta che seguirne l'ordito alla scoperta della storia di ogni quadro.
A cura di Michele di Monte, Venezia scarlatta: Lotto, Savoldo, Cariani resterà aperta alla Galleria d’Arte Antica di Palazzo Barberini fino all’11 giugno.
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