L'opera tornerà fruibile nel 2017
L'affresco di Sironi riappare alla Sapienza
L’Italia fra le Arti e le Scienze, Mario Sironi, Aula magna del Rettorato dell'Università La Sapienza
L. Sanfelice
07/06/2016
Roma - Il murale “L’Italia fra le Arti e le Scienze”, esaltata allegoria dei trionfi fascisti, dipinta nell'estate del 1935 da Mario Sironi nell’Aula magna del Rettorato dell'Università La Sapienza, ha una storia travagliata di "resistenza". Nel dopoguerra per damnatio memoriae la monumentale opera di 94 metri quadri venne coperta con la carta da parati eppure sopravvisse. Nel 1950 per riparare agli strappi inferti alla pellicola pittorica dalla rimozione della stessa carta, Carlo Siviero si cimentò in una ridipintura quasi completa dell'affresco che ne stravolse l'aspetto e i significati con l'aggiunta di colori inesistenti, l'oscuramento del cielo azzurro, il cambiamento dei lineamenti, delle vesti, delle acconciature, il pesante intervento sulle ombre e i profili, e con l'occultamento di tutti i simboli del regime, dal fascio littorio al duce a cavallo. In quell'occasione l'originale si credette perso per sempre.
Grazie ad una convenzione firmata dalla Sapienza e dall’Istituto superiore per la Conservazione e il restauro (ISCR), dallo scorso luglio è stato però avviato un progetto di restauro che costituisce la prima concreta e appassionante occasione di studio dell'opera che culminerà nel luglio del 2017 con una mostra. E dai primi risultati presentati, seguiti ad una complessa campagna di indagini diagnostiche, test, prelievi a tampone, verifiche, analisi microchimiche e simili, supportata dagli eredi di Sironi con documenti, bozzetti e cartoni volti ad agevolare confronti, è stato messo a punto il piano di intervento che ora proseguirà spedito fino alla consegna.
Quel che finalmente è chiaro e trasparente è che l'originale non è andato perduto e conserva anzi sprazzi di tonalità, di slancio dinamico e di elementi che ne consentiranno il recupero e la restituzione alla pubblica fruizione a settant'anni dalla sua "sepoltura", perchè come detto da Marina Righetti, direttore del Dipartimento di Storia dell'arte e Spettacolo e responsabile scientifico del progetto per la Sapienza: "Sironi è ancora lì sotto che respira e non vede l'ora di essere liberato".
Grazie ad una convenzione firmata dalla Sapienza e dall’Istituto superiore per la Conservazione e il restauro (ISCR), dallo scorso luglio è stato però avviato un progetto di restauro che costituisce la prima concreta e appassionante occasione di studio dell'opera che culminerà nel luglio del 2017 con una mostra. E dai primi risultati presentati, seguiti ad una complessa campagna di indagini diagnostiche, test, prelievi a tampone, verifiche, analisi microchimiche e simili, supportata dagli eredi di Sironi con documenti, bozzetti e cartoni volti ad agevolare confronti, è stato messo a punto il piano di intervento che ora proseguirà spedito fino alla consegna.
Quel che finalmente è chiaro e trasparente è che l'originale non è andato perduto e conserva anzi sprazzi di tonalità, di slancio dinamico e di elementi che ne consentiranno il recupero e la restituzione alla pubblica fruizione a settant'anni dalla sua "sepoltura", perchè come detto da Marina Righetti, direttore del Dipartimento di Storia dell'arte e Spettacolo e responsabile scientifico del progetto per la Sapienza: "Sironi è ancora lì sotto che respira e non vede l'ora di essere liberato".
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