Dal 16 dicembre al 30 aprile

Rockstar o visual artist? Bob Dylan in mostra al MAXXI

Bob Dylan, ritratto. Credit Ken Regan
 

Francesca Grego

16/12/2022

Roma - Lunghe autostrade che si distendono verso l’orizzonte, paesaggi brulli e sterminati, luna park deserti, grandi palazzi illuminati dai lampioni, cartelloni pubblicitari, motel e bar sempre aperti: è l’America profonda di Bob Dylan, la quotidianità dimenticata dell’immenso Paese al di là dell’Oceano che il menestrello del rock ha saputo circondare di poesia nelle sue canzoni. Ma evidentemente non gli bastava, così Dylan ha tradotto questo mondo in immagini. Da oggi l’altro volto del cantautore statunitense si svela a Roma nella prima esposizione europea dedicata alla sua attività di visual artist. Curata da Shai Baitel, dopo le tappe a Shanghai e a Miami Bob Dylan. Retrospectrum approda al MAXXI con oltre 100 opere tutte da scoprire. 


Bob Dylan, Endless Highway 2, 2015-2016. Acrilico su tela I Courtesy MAXXI

In mostra dipinti, disegni, sculture e video che ripercorrono cinquant’anni di ricerca creativa. C’è anche un’installazione destinata a restare, dono dell’artista per il Museo delle Arti del XXI Secolo: si tratta di Subterranean Homesick Blues, ispirata all’omonima canzone del 1965. Nel primo video musicale della storia, Dylan lasciava cadere a tempo di musica i fogli dove la sera prima, con il poeta beat Allen Ginsberg e altri amici, aveva scritto il testo del brano. Nel 2018 il musicista lo ha riscritto su 64 cartelli, allestiti sulla parete accanto a uno schermo: Subterranean Homesick Blues Series unisce così arti visive, musica e parole.


MAXXI: Bob Dylan, "Subterrean Homesick Blues Series". Installation view. "Bob Dylan. Retrospectrum" © Musacchio Ianniello Pasqualini Fucilla

“È molto gratificante sapere che le mie opere visive sono esposte al MAXXI, a Roma: un museo davvero speciale in una delle città più belle e stimolanti del mondo”, ha dichiarato il cantautore: “Questa mostra vuole offrire punti di vista diversi, che esaminano la condizione umana ed esplorano quei misteri della vita che continuano a lasciarci perplessi. È molto diversa dalla mia musica, naturalmente, ma ha lo stesso intento”. 


Bob Dylan, Spectator Sport, 2020. Acrilico su tela I Courtesy MAXXI

Divisa in otto sezioni, l’esposizione è un viaggio in cui diverse espressioni artistiche si intrecciano di continuo. Da oggi, 16 dicembre, fino al 30 aprile, i visitatori del MAXXI potranno spaziare dai primi disegni degli anni Settanta, quando Dylan si guardava intorno fissando su carta folle di oggetti e figure, agli Iron Works, sculture in ferro che ricordano l’infanzia del musicista nel distretto minerario del Minnesota e il passato industriale degli States, passando per The Drawn Blank, diario di strada delle tournée in America, Europa e Asia, o per le serigrafie realizzate rielaborando pagine di giornale. 


Bob Dylan, Red Sunset, 2019. Acrilico su tela I Courtesy MAXXI

Cuore dell’attività del Dylan visual artist è la pittura, tra ritratti on the road del paesaggio americano e intriganti tele dal taglio cinematografico, sospese tra vita e teatro. “Davanti a queste composizioni l’osservatore non ha bisogno di chiedersi se si tratta di un oggetto reale o se è frutto di un’allucinazione: se visitasse il luogo in cui quell’immagine è realmente esistita, vedrebbe la stessa cosa. È questo che ci unisce tutti”, ha spiegato la rockstar.

Bob Dylan, Marlboro Man, 2021. Acrilico su tela I Courtesy MAXXI

Un’intera sezione della mostra è dedicata al suo legame con New Orleans, la città natale del jazz, che segna l’estremità meridionale della mitica Route 61, nota in tutto il mondo come “The Blues Highway”. Ogni angolo di New Orleans riserva un’ispirazione, un momento di vita catturato da molto vicino, in una magica intimità tra l’artista e i soggetti del quadro. “Scelgo le immagini per ciò che significano per me”, scrive Dylan nel catalogo edito da Skira: “Questi dipinti hanno il realismo dell’istante, arcaico, statico perlopiù, ma comunque percorso da un fremito.  Sono il mondo che vedo o che scelgo di vedere, di cui faccio parte o in cui entro. Ad ogni modo, questo è il mio lavoro”. 


Bob Dylan, portrait. Credit William Claxton