Fino al 2 giugno
Se il calore di Raffaello, in mostra alle Scuderie del Quirinale, può aiutarci a superare la paura
Raffaello, Madonna con il bambino (Madonna del Granduca), 1506-1507, olio su tavola di pioppo, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Gabinetto fotografico delle Gallerie degli Uffizi - Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo
Samantha De Martin
04/03/2020
Roma - Gli sguardi restano addosso, come la brillantezza dei colori che scivola dalle vesti, come gli abbracci tra amici, tra Bambini e Madonne, come il respiro delle donne che si stacca alla tela per raggiungere il visitatore, rapito da un’estasi pura.
E poco contano, in piena emergenza da coronavirus, gli inviti a mantenere le distanze, a limitare i baci, le strette di mano. Di fronte a Raffaello, sebbene per qualche ora, l’arte vince sulla paura, regalando agli occhi dei tanti ospiti in fila davanti all’ingresso delle Scuderie del Quirinale - per l’anteprima della mostra su Raffaello riservata alla stampa - una sensazione di pace e di infinita dolcezza.
C’è davvero tutta la bellezza di Raffaello, “poeta mutolo”, capace di descrivere l’invisibile e sciorinare l’indicibile, nel raffinato percorso che apre finalmente i battenti domani, 5 marzo, fino al prossimo 2 giugno (NDR - la mostra subirà uno stop in ragione del decreto che stabilisce la chiusura di tutti musei in Italia dal 8 marzo al 3 aprile 2020) .
Un percorso a ritroso - come si evince dal titolo della mostra “Raffaello 1520-1483” che inizia con la monumentale ricostruzione della tomba dell’artista al Pantheon per approdare, al termine di un travolgente flash-back, al sublime Autoritratto, olio su tavola di pioppo, nel quale il maestro avrebbe utilizzato polvere di vetro per accentuarne la brillantezza.
In mezzo a questo viaggio tra 204 capolavori, dall’apoteosi del “divin pittore” - che deve soprattutto al periodo romano la consacrazione della sua arte immensa - agli anni giovanili, i disegni, i ritratti, le lettere, i progetti architettonici compongono una sinfonia di colore e luce che stordisce e ammalia.
C’è l’Autoritratto con amico, in prestito dal Louvre, nel quale Raffaello è in compagnia di un personaggio, forse il suo maestro di scherma o forse Giulio Romano, al quale il pittore posa una mano sulla spalla, con un gesto di rincuorante affetto. E c’è l’attesissimo Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio II de’ Medici e Luigi de’ Rossi, il cui prestito è stato al centro di una vexata quaestio aperta dal comitato scientifico degli Uffizi che considerava l’opera troppo fragile e identitaria delle Gallerie per potervi uscire.
Mentre dall’esterno arrivano le notizie circa la sospensione, da parte del Governo, delle lezioni nelle scuole e nelle università di tutta Italia fino al 15 marzo, per scongiurare ulteriori contagi da coronavirus, le Scuderie diventano una bolla dove la paura è lontana, o forse anch'essa temporaneamente sospesa, grazie al senso di leggerezza e armonia che fa dell’arte un portentoso pharmakon.
Raffaello, Ritratto di Baldassare Castiglione, 1513, Olio su tela, Parigi, Musée du Louvre, Dèpartement des Peintures | © Musée du Louvre, Dist. RMN – Grand Palais / Angèle Dequier
Ci sono innumerevoli universi interiori racchiusi nel volto amorevole della Velata - gioiello degli Uffizi - in quello sensuale della Fornarina, in quello fiero (e bellissimo) del ragazzo - forse appartenente alla famiglia Gonzaga - che Raffaello ha scelto di effigiare ponendo l’accento sulla spontaneità della posa. Mentre lo sguardo penetrante di Baldassarre Castiglione, prestito del Louvre, incrocia quello grinzoso, dell’anziana Elisabetta, nella Madonna dell’Impannata, arrivata sempre da Firenze.
La Testa della Musa - pietra nera, tracce di stilo e di spolvero - proveniente da una collezione privata newyorkese parla da sé. Tutti i visi sembrano assomigliarsi, richiamare un’anima, un volto ben definito. “D’altronde Raffaello guardava tutte le donne, ma poi si serviva di una certa quale idea che passava per la mente”.
Raffaello, Madonna dell’Impannata, 1511, Olio su tavola, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina Gabinetto fotografico delle Gallerie degli Uffizi - Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo
Non mancano gli studi di mani, volti, cavalli, in questo percorso intimo e costruito con estrema cura, che, oltre ad essere il progetto di punta del programma approvato dal Comitato Nazionale istituito dal ministro Dario Franceschini e presieduto da Antonio Paolucci in occasione dei 500 anni dalla morte dell’artista, vuole essere anche un omaggio a Roma, città nella quale il genio di Urbino ha vissuto dal 1509 al 1520, e alla quale deve la sua fama universale.
Particolarmente interessante, nella sezione architettonica dell’esposizione, la spettacolare ricostruzione 3D della facciata del perduto Palazzo Branconio dell’Aquila, a cura di Francesco Paolo Di Teodoro, realizzata da Opera Musei Fiorentini.
La mostra, a cura di Marzia Faietti e di Matteo Lanfranconi con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro ha beneficiato di importanti prestiti, dalle Gallerie degli Uffizi alla National Gallery, dal Museo del Prado all’Albertina di Vienna, dalla National Gallery of Arts di Washington al Metropolitan Museum di New York.
E sembra davvero un miracolo poterli ammirare tutti insieme, in uno stesso luogo, per la prima volta, in un angolo di pace e di rassicurante meraviglia.
Leggi anche:
• FOTO - I grandi capolavori di Raffaello
• Raffaello e i tesori di Roma antica: l'attualità di una lettera di 500 anni fa
• Tutto pronto per la mostra "epocale" dedicata a Raffaello, artista di pace
• Raffaello 1520 - 1483
• La Fornarina come non l’avete vista mai
• Raffaello superstar alle Scuderie del Quirinale con 200 capolavori
• La fortuna della Deposizione Baglioni di Raffaello nelle copie perugine
• Le trame di Raffaello. Il restauro dell’arazzo Madonna del Divino Amore del Museo Pontificio di Loreto
• Raffaello a Berlino
• Raffaello Sanzio: biografia
• Aspettando Raffaello: dai teatri alla Domus Aurea, tutti gli appuntamenti con il Divin Pittore
• Perugia si prepara a celebrare Raffaello con tre grandi mostre
• Le Marche celebrano Raffaello: tutti gli appuntamenti in programma
• Da Modigliani a Raffaello: al cinema la primavera è nel segno dell'arte
E poco contano, in piena emergenza da coronavirus, gli inviti a mantenere le distanze, a limitare i baci, le strette di mano. Di fronte a Raffaello, sebbene per qualche ora, l’arte vince sulla paura, regalando agli occhi dei tanti ospiti in fila davanti all’ingresso delle Scuderie del Quirinale - per l’anteprima della mostra su Raffaello riservata alla stampa - una sensazione di pace e di infinita dolcezza.
C’è davvero tutta la bellezza di Raffaello, “poeta mutolo”, capace di descrivere l’invisibile e sciorinare l’indicibile, nel raffinato percorso che apre finalmente i battenti domani, 5 marzo, fino al prossimo 2 giugno (NDR - la mostra subirà uno stop in ragione del decreto che stabilisce la chiusura di tutti musei in Italia dal 8 marzo al 3 aprile 2020) .
Un percorso a ritroso - come si evince dal titolo della mostra “Raffaello 1520-1483” che inizia con la monumentale ricostruzione della tomba dell’artista al Pantheon per approdare, al termine di un travolgente flash-back, al sublime Autoritratto, olio su tavola di pioppo, nel quale il maestro avrebbe utilizzato polvere di vetro per accentuarne la brillantezza.
In mezzo a questo viaggio tra 204 capolavori, dall’apoteosi del “divin pittore” - che deve soprattutto al periodo romano la consacrazione della sua arte immensa - agli anni giovanili, i disegni, i ritratti, le lettere, i progetti architettonici compongono una sinfonia di colore e luce che stordisce e ammalia.
C’è l’Autoritratto con amico, in prestito dal Louvre, nel quale Raffaello è in compagnia di un personaggio, forse il suo maestro di scherma o forse Giulio Romano, al quale il pittore posa una mano sulla spalla, con un gesto di rincuorante affetto. E c’è l’attesissimo Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio II de’ Medici e Luigi de’ Rossi, il cui prestito è stato al centro di una vexata quaestio aperta dal comitato scientifico degli Uffizi che considerava l’opera troppo fragile e identitaria delle Gallerie per potervi uscire.
Mentre dall’esterno arrivano le notizie circa la sospensione, da parte del Governo, delle lezioni nelle scuole e nelle università di tutta Italia fino al 15 marzo, per scongiurare ulteriori contagi da coronavirus, le Scuderie diventano una bolla dove la paura è lontana, o forse anch'essa temporaneamente sospesa, grazie al senso di leggerezza e armonia che fa dell’arte un portentoso pharmakon.
Raffaello, Ritratto di Baldassare Castiglione, 1513, Olio su tela, Parigi, Musée du Louvre, Dèpartement des Peintures | © Musée du Louvre, Dist. RMN – Grand Palais / Angèle Dequier
Ci sono innumerevoli universi interiori racchiusi nel volto amorevole della Velata - gioiello degli Uffizi - in quello sensuale della Fornarina, in quello fiero (e bellissimo) del ragazzo - forse appartenente alla famiglia Gonzaga - che Raffaello ha scelto di effigiare ponendo l’accento sulla spontaneità della posa. Mentre lo sguardo penetrante di Baldassarre Castiglione, prestito del Louvre, incrocia quello grinzoso, dell’anziana Elisabetta, nella Madonna dell’Impannata, arrivata sempre da Firenze.
La Testa della Musa - pietra nera, tracce di stilo e di spolvero - proveniente da una collezione privata newyorkese parla da sé. Tutti i visi sembrano assomigliarsi, richiamare un’anima, un volto ben definito. “D’altronde Raffaello guardava tutte le donne, ma poi si serviva di una certa quale idea che passava per la mente”.
Raffaello, Madonna dell’Impannata, 1511, Olio su tavola, Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina Gabinetto fotografico delle Gallerie degli Uffizi - Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo
Non mancano gli studi di mani, volti, cavalli, in questo percorso intimo e costruito con estrema cura, che, oltre ad essere il progetto di punta del programma approvato dal Comitato Nazionale istituito dal ministro Dario Franceschini e presieduto da Antonio Paolucci in occasione dei 500 anni dalla morte dell’artista, vuole essere anche un omaggio a Roma, città nella quale il genio di Urbino ha vissuto dal 1509 al 1520, e alla quale deve la sua fama universale.
Particolarmente interessante, nella sezione architettonica dell’esposizione, la spettacolare ricostruzione 3D della facciata del perduto Palazzo Branconio dell’Aquila, a cura di Francesco Paolo Di Teodoro, realizzata da Opera Musei Fiorentini.
La mostra, a cura di Marzia Faietti e di Matteo Lanfranconi con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro ha beneficiato di importanti prestiti, dalle Gallerie degli Uffizi alla National Gallery, dal Museo del Prado all’Albertina di Vienna, dalla National Gallery of Arts di Washington al Metropolitan Museum di New York.
E sembra davvero un miracolo poterli ammirare tutti insieme, in uno stesso luogo, per la prima volta, in un angolo di pace e di rassicurante meraviglia.
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