Ai Musei Reali dal 7 settembre al 12 dicembre
Capolavori a confronto: Torino si accende con la luce di Orazio Gentileschi
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Gentileschi: due capolavori a confronto. Allestimento ai Musei Reali di Torino I Foto Daniele Bottallo per i Musei Reali
Francesca Grego
07/09/2021
Torino - Il volto assorto di Maria che riceve l’annuncio dell’angelo e quello concentrato di Santa Cecilia, patrona della musica, intenta a suonare la spinetta: Orazio Gentileschi li dipinse incredibilmente simili, spingendo gli studiosi moderni a interrogarsi sul motivo. Il segreto della somiglianza tra le protagoniste di due grandi dipinti del Seicento cela importanti dettagli sul metodo di lavoro del loro autore. Lo scopriranno a partire da oggi i visitatori dei Musei Reali di Torino, dove una mostra dossier mette a confronto i capolavori del maestro caravaggesco.
Dopo i dialoghi dedicati Botticelli, Boldini e Van Dyck, la Galleria Sabauda porta ancora l’attenzione sui gioielli della collezione di casa, per valorizzarli attraverso lo specchio di un capolavoro arrivato da lontano. L’ospite d’onore questa volta è Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo (1615-1620), proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Luci chiare e trasparenti, preziose cromie, disegno nitido ed elegante addolciscono il naturalismo che Gentileschi mutuò da Caravaggio, del quale fu amico e seguace. Nei suoi quadri l’influenza rivoluzionaria del Merisi si fonde con la tradizione del Quattrocento fiorentino - Orazio aveva origini toscane - e con la lezione dei pittori fiamminghi, da Rubens a Van Dyck. A mostrare gli esiti di questo incontro a Torino è una mirabile Annunciazione, donata dall’artista stesso al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623, con il proposito di trasferirsi presso la corte sabauda.
Nato nel 1563 da una famiglia di artisti, negli anni Venti del XVII secolo Gentileschi era sulla cresta dell’onda: a Roma aveva realizzato superbe pale d’altare, dipinti da cavalletto e pitture murali per autorevoli esponenti dell’alta società capitolina, dal banchiere Settimo Olgiati a papa Paolo V, dal principe Savelli al cardinale Scipione Borghese. Invitato a Genova dal patrizio Giovanni Antonio Sauli, inviò a Torino la tela dell’Annunciazione accompagnata da una lettera che testimonia la sua consapevolezza dell’alta qualità dell’opera e il desiderio di accattivarsi i favori del duca: il soggetto è infatti un omaggio ai Savoia, che si fregiavano dell’appartenenza all’ordine cavalleresco dell’Annunziata.
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Orazio Gentileschi, Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo. Galleria Nazionale dell'Umbria I Courtesy Musei Reali di Torino
Orazio non si trasferì mai a Torino: altri importanti incarichi lo attendevano a Parigi, dove lavorò alla decorazione per il Palais du Luxembourg per la regina madre Maria de’ Medici, e a Londra, restando fino alla morte al servizio della corte inglese. Al capoluogo piemontese restò però un dono splendente, che fino al 12 dicembre dialogherà con la Santa Cecilia dipinta per il monastero di San Francesco nel borgo di Todi e ritrovata in tempi relativamente recenti, nel 1973.
Protagonista di entrambi i dipinti è la luce, che Gentileschi modula con sapienza attraverso colori ricercati. Nella tela di Perugia le figure emergono dall’oscurità, investite da un chiarore che esalta la nitidezza del disegno e accende il rosso della veste di Cecilia, il bianco candido della camicia e la tunica ocra dell’angelo. Nell’Annunciazione la regia si fa più complessa: la luce penetra nella stanza svelando i dettagli dell’ambiente domestico, mentre il disegno di derivazione quattrocentesca acquista atmosfera ed effetti teatrali grazie agli apporti di Caravaggio e dei fiamminghi, che trasformano la scena sacra con il calore della quotidianità.
Intorno alla mostra dossier Gentileschi: due capolavori a confronto, il percorso della Galleria Sabauda si riorganizza con il riallestimento della sezione dedicata ai pittori caravaggeschi e ai maestri del Seicento. E dal 25 settembre al 3 ottobre un’ulteriore sorpresa attende i visitatori: il debutto del nuovo impianto di illuminazione della volta affrescata della Biblioteca Reale sarà festeggiato con l’esposizione straordinaria di 13 disegni e del Codice sul volo degli uccelli di Leonardo. Inaugura così il nuovo progetto dei Musei Reali che con brevi mostre a cadenza annuale renderà sempre più accessibile il prezioso ma fragilissimo nucleo di opere su carta del genio di Vinci.
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Orazio Gentileschi, Annunciazione (dettaglio). Musei Reali di Torino I Foto Daniele Bottallo per i Musei Reali di Torino
Leggi anche:
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• Ai Musei Reali di Torino, Cipro crocevia delle civiltà
Dopo i dialoghi dedicati Botticelli, Boldini e Van Dyck, la Galleria Sabauda porta ancora l’attenzione sui gioielli della collezione di casa, per valorizzarli attraverso lo specchio di un capolavoro arrivato da lontano. L’ospite d’onore questa volta è Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo (1615-1620), proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Luci chiare e trasparenti, preziose cromie, disegno nitido ed elegante addolciscono il naturalismo che Gentileschi mutuò da Caravaggio, del quale fu amico e seguace. Nei suoi quadri l’influenza rivoluzionaria del Merisi si fonde con la tradizione del Quattrocento fiorentino - Orazio aveva origini toscane - e con la lezione dei pittori fiamminghi, da Rubens a Van Dyck. A mostrare gli esiti di questo incontro a Torino è una mirabile Annunciazione, donata dall’artista stesso al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623, con il proposito di trasferirsi presso la corte sabauda.
Nato nel 1563 da una famiglia di artisti, negli anni Venti del XVII secolo Gentileschi era sulla cresta dell’onda: a Roma aveva realizzato superbe pale d’altare, dipinti da cavalletto e pitture murali per autorevoli esponenti dell’alta società capitolina, dal banchiere Settimo Olgiati a papa Paolo V, dal principe Savelli al cardinale Scipione Borghese. Invitato a Genova dal patrizio Giovanni Antonio Sauli, inviò a Torino la tela dell’Annunciazione accompagnata da una lettera che testimonia la sua consapevolezza dell’alta qualità dell’opera e il desiderio di accattivarsi i favori del duca: il soggetto è infatti un omaggio ai Savoia, che si fregiavano dell’appartenenza all’ordine cavalleresco dell’Annunziata.
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Orazio Gentileschi, Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo. Galleria Nazionale dell'Umbria I Courtesy Musei Reali di Torino
Orazio non si trasferì mai a Torino: altri importanti incarichi lo attendevano a Parigi, dove lavorò alla decorazione per il Palais du Luxembourg per la regina madre Maria de’ Medici, e a Londra, restando fino alla morte al servizio della corte inglese. Al capoluogo piemontese restò però un dono splendente, che fino al 12 dicembre dialogherà con la Santa Cecilia dipinta per il monastero di San Francesco nel borgo di Todi e ritrovata in tempi relativamente recenti, nel 1973.
Protagonista di entrambi i dipinti è la luce, che Gentileschi modula con sapienza attraverso colori ricercati. Nella tela di Perugia le figure emergono dall’oscurità, investite da un chiarore che esalta la nitidezza del disegno e accende il rosso della veste di Cecilia, il bianco candido della camicia e la tunica ocra dell’angelo. Nell’Annunciazione la regia si fa più complessa: la luce penetra nella stanza svelando i dettagli dell’ambiente domestico, mentre il disegno di derivazione quattrocentesca acquista atmosfera ed effetti teatrali grazie agli apporti di Caravaggio e dei fiamminghi, che trasformano la scena sacra con il calore della quotidianità.
Intorno alla mostra dossier Gentileschi: due capolavori a confronto, il percorso della Galleria Sabauda si riorganizza con il riallestimento della sezione dedicata ai pittori caravaggeschi e ai maestri del Seicento. E dal 25 settembre al 3 ottobre un’ulteriore sorpresa attende i visitatori: il debutto del nuovo impianto di illuminazione della volta affrescata della Biblioteca Reale sarà festeggiato con l’esposizione straordinaria di 13 disegni e del Codice sul volo degli uccelli di Leonardo. Inaugura così il nuovo progetto dei Musei Reali che con brevi mostre a cadenza annuale renderà sempre più accessibile il prezioso ma fragilissimo nucleo di opere su carta del genio di Vinci.
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Orazio Gentileschi, Annunciazione (dettaglio). Musei Reali di Torino I Foto Daniele Bottallo per i Musei Reali di Torino
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