Dal 16 luglio al MAG un viaggio dal Futurismo all’Informale
A Riva del Garda i capolavori del Mart, da Giacomo Balla a Lucio Fontana

Giacomo Balla, Pappagalli, 1929, Olio su tela di arazzo, 125 x 125 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto Deposito a lungo termine
Samantha De Martin
13/07/2023
Trento - Le grandi correnti artistiche del Novecento escono dai depositi del Mart per darsi appuntamento a Riva del Garda.
Dal 16 luglio il MAG, Museo Alto Garda, accoglie la mostra Dal futurismo all’Informale. Capolavori nascosti nelle collezioni del Mart, un percorso in 36 opere frutto della decennale collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
Fino al 29 ottobre il grande pubblico potrà ammirare una prestigiosa selezione di capolavori provenienti dal museo roveretano, espressione di correnti artistiche come il Futurismo, il Realismo del Secondo Dopoguerra, l’Astrattismo, l’Informale. Nato da un’idea di Vittorio Sgarbi, presidente del MAG e del Mart, e curato da Alessandra Tiddia, il percorso tesse un appassionante viaggio nell’arte del Novecento raccontando l’ideazione e la sperimentazione di nuovi linguaggi.
Massimo Campigli, Idolo (Cariatide), 1961, Olio su tela, 81 x 100 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Domenico Talamoni
La sezione iniziale - che richiama alla mente l’urgenza di questi artisti nel concepire un’estetica quotidiana “altra”, ripensando linee, forme, contenuti così da rivoluzionare l’ideale estetico del tempo e mettere in atto una ricostruzione futurista dell’universo - è un omaggio al Futurismo attraverso opere come Rissa rustica (1936), Gallo (1937-1938 ca) e Il legnaiolo (19326-1931) di Fortunato Depero in dialogo con i Pappagalli (1929) di Giacomo Balla.
A queste opere si affiancano i lavori di Gino Severini, Tullio Crali e Mino Delle Site, maestri futuristi della cosiddetta “Aeropittura”, che, attraverso i loro lavori, hanno voluto trasmettere le emozioni provate durante il volo in modo da sperimentare una visione vertiginosa del paesaggio.
Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi operano a partire dal primo dopoguerra, alla ricerca di porti sicuri dove rifugiarsi a seguito dei disastri provocati dai conflitti. Si tratta di artisti che hanno rivolto il loro sguardo all’antico come dimostrano gli emblematici lavori di Carrà Natura morta con pesci (1954) e Venezia e la Salute (La Dogana) (1938) con le loro forme semplificate, ma anche Trovatore (1950), Piazza d’Italia-Pomeriggio d’Arianna (1972) e Figura di Giovane con oggetti metafisici (1969) di de Chirico che reinterpretano la classicità conferendo alla rovina un valore enigmatico. Se L’Idolo (Cariatide) (1961) di Campigli pone il visitatore davanti a un corpo femminile maestoso, dai tratti stilizzati e geometrici, come sospeso in un tempo lontano, Donna alla finestra (1942), Boogie-woogie (Boogie-woogie a Roma) (1953) di Renato Guttuso o Ciclo 62.B.B.9 (1962) e Uomo e macchina (1949) di Emilio Vedova mettono in luce i nuovi linguaggi di due maestri, l’uno più popolare, l’altro più gestuale.
Emilio Vedova, Ciclo 62-B.B.9, 1962, tecnica mista su tela, 250.5 x 148 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Deposito a lungo termine
Dall’Astrattismo di Fausto Melotti e Mario Radice si passa alla riflessione sul segno messa in atto da Giuseppe Capogrossi, Gastone Novelli e Carla Accardi, quest’ultima anche esponente del neo-femminismo italiano.
“La mostra - annuncia la curatrice Alessandra Tiddia - ripercorre il rapporto fra l’artista e l’opera fino a Burri e Fontana, cui è dedicata l'ultima sezione del percorso espositivo. Se Fontana si muove sollecitando il nostro sguardo a immaginare i grandi spazi lunari, un altrove siderale, guidato ora dall’oro, ora dal bianco, o dal colore acceso, Burri indaga le possibilità della materia, in relazione al tempo”.
Così ad Alberto Burri, Antoni Tàpies e Lucio Fontana è affidata la chiusura dell’esposizione con opere come Sacco combustione (1952-1958) e Bianco Plastica BL1 (1964) di Burri che delegano alla materia il significato intrinseco dell’arte. Attraverso l’azione sovversiva di buchi e tagli, concentrati e meditati, l’opera di Fontana sembra oltrepassare i confini e proiettarsi verso l’infinito.
“Dai fondi, dai depositi, dalle riserve infinite del Mart di Rovereto – spiega Vittorio Sgarbi, presidente del MAG e ideatore della mostra – vengono i dipinti per la nuova mostra estiva del Museo Alto Garda di Riva. Non sono opere minori, non sono opere obliabili, sono capolavori. Le opere esposte al MAG sono di prima qualità come si potrebbero vedere in un grande museo internazionale. Ed erano, fino a oggi, invisibili”.

Giorgio de Chirico, Figura di Giove con oggetti metafisici, 1969, Olio su tela, 60 x 80.5 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Domenico Talamoni
Dal 16 luglio il MAG, Museo Alto Garda, accoglie la mostra Dal futurismo all’Informale. Capolavori nascosti nelle collezioni del Mart, un percorso in 36 opere frutto della decennale collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
Fino al 29 ottobre il grande pubblico potrà ammirare una prestigiosa selezione di capolavori provenienti dal museo roveretano, espressione di correnti artistiche come il Futurismo, il Realismo del Secondo Dopoguerra, l’Astrattismo, l’Informale. Nato da un’idea di Vittorio Sgarbi, presidente del MAG e del Mart, e curato da Alessandra Tiddia, il percorso tesse un appassionante viaggio nell’arte del Novecento raccontando l’ideazione e la sperimentazione di nuovi linguaggi.

Massimo Campigli, Idolo (Cariatide), 1961, Olio su tela, 81 x 100 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Domenico Talamoni
La sezione iniziale - che richiama alla mente l’urgenza di questi artisti nel concepire un’estetica quotidiana “altra”, ripensando linee, forme, contenuti così da rivoluzionare l’ideale estetico del tempo e mettere in atto una ricostruzione futurista dell’universo - è un omaggio al Futurismo attraverso opere come Rissa rustica (1936), Gallo (1937-1938 ca) e Il legnaiolo (19326-1931) di Fortunato Depero in dialogo con i Pappagalli (1929) di Giacomo Balla.
A queste opere si affiancano i lavori di Gino Severini, Tullio Crali e Mino Delle Site, maestri futuristi della cosiddetta “Aeropittura”, che, attraverso i loro lavori, hanno voluto trasmettere le emozioni provate durante il volo in modo da sperimentare una visione vertiginosa del paesaggio.
Massimo Campigli, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi operano a partire dal primo dopoguerra, alla ricerca di porti sicuri dove rifugiarsi a seguito dei disastri provocati dai conflitti. Si tratta di artisti che hanno rivolto il loro sguardo all’antico come dimostrano gli emblematici lavori di Carrà Natura morta con pesci (1954) e Venezia e la Salute (La Dogana) (1938) con le loro forme semplificate, ma anche Trovatore (1950), Piazza d’Italia-Pomeriggio d’Arianna (1972) e Figura di Giovane con oggetti metafisici (1969) di de Chirico che reinterpretano la classicità conferendo alla rovina un valore enigmatico. Se L’Idolo (Cariatide) (1961) di Campigli pone il visitatore davanti a un corpo femminile maestoso, dai tratti stilizzati e geometrici, come sospeso in un tempo lontano, Donna alla finestra (1942), Boogie-woogie (Boogie-woogie a Roma) (1953) di Renato Guttuso o Ciclo 62.B.B.9 (1962) e Uomo e macchina (1949) di Emilio Vedova mettono in luce i nuovi linguaggi di due maestri, l’uno più popolare, l’altro più gestuale.

Emilio Vedova, Ciclo 62-B.B.9, 1962, tecnica mista su tela, 250.5 x 148 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Deposito a lungo termine
Dall’Astrattismo di Fausto Melotti e Mario Radice si passa alla riflessione sul segno messa in atto da Giuseppe Capogrossi, Gastone Novelli e Carla Accardi, quest’ultima anche esponente del neo-femminismo italiano.
“La mostra - annuncia la curatrice Alessandra Tiddia - ripercorre il rapporto fra l’artista e l’opera fino a Burri e Fontana, cui è dedicata l'ultima sezione del percorso espositivo. Se Fontana si muove sollecitando il nostro sguardo a immaginare i grandi spazi lunari, un altrove siderale, guidato ora dall’oro, ora dal bianco, o dal colore acceso, Burri indaga le possibilità della materia, in relazione al tempo”.
Così ad Alberto Burri, Antoni Tàpies e Lucio Fontana è affidata la chiusura dell’esposizione con opere come Sacco combustione (1952-1958) e Bianco Plastica BL1 (1964) di Burri che delegano alla materia il significato intrinseco dell’arte. Attraverso l’azione sovversiva di buchi e tagli, concentrati e meditati, l’opera di Fontana sembra oltrepassare i confini e proiettarsi verso l’infinito.
“Dai fondi, dai depositi, dalle riserve infinite del Mart di Rovereto – spiega Vittorio Sgarbi, presidente del MAG e ideatore della mostra – vengono i dipinti per la nuova mostra estiva del Museo Alto Garda di Riva. Non sono opere minori, non sono opere obliabili, sono capolavori. Le opere esposte al MAG sono di prima qualità come si potrebbero vedere in un grande museo internazionale. Ed erano, fino a oggi, invisibili”.

Giorgio de Chirico, Figura di Giove con oggetti metafisici, 1969, Olio su tela, 60 x 80.5 cm, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Domenico Talamoni
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