Dal 27 maggio a Treviso i capolavori della Collezione Salce
Apre con la Belle Époque il Museo Italiano della Pubblicità
Courtesy Museo Nazionale Collezione Salce |
Giovanni Maria Mataloni, Incandescenza Auer
Francesca Grego
24/05/2017
Treviso - Nasce nella Treviso di Nando Salce il primo museo italiano della pubblicità.
Dalla passione di un adolescente classe 1877 affascinato dai manifesti liberty, una collezione decisamente in anticipo sui tempi, che grazie a numeri esorbitanti e all’elevatissimo livello qualitativo è in grado di competere con il Musée des Art Decoratives di Parigi.
Con circa 25 mila pezzi, il neonato Museo Salce costituisce uno straordinario repertorio delle arti grafiche dai primi del Novecento agli anni Sessanta, ma anche il vibrante documento dell’evoluzione della società, delle mode, dei costumi.
Cartelloni, locandine, calendari, latte serigrafate, saranno a disposizione dei visitatori a partire dal 27 maggio sui quattro piani del Complesso della chiesa trevigiana di San Gaetano, edificio di origine templare ricco di storia e opere d’arte.
Tutto il fascino della Belle Époque
Vista la vastità e la delicatezza dei materiali, il corpus della collezione sarà esposto a rotazione in intriganti focus tematici di circa 300 pezzi ciascuno, a partire dall’evento inaugurale La Belle Époque. Illustri persuasioni. Capolavori pubblicitari dalla Collezione Salce, un viaggio ricco di suggestioni nell’età dell’oro della cartellonistica.
Dal 27 maggio al 24 settembre, l’immaginario di un’epoca leggendaria si manifesterà in tutta la sua esuberanza con la fascinazione delle Esposizioni Universali e delle luci metropolitane, della moda e dei cafè chantant, dell’assenzio e dello champagne, della bicicletta e dell’automobile.
A rappresentarla, i cartelloni colorati che in pochi anni cambiarono il paesaggio urbano da Parigi fino a Treviso, diventando il simbolo del progresso e della joie de vivre di un mondo in trasformazione: le pattinatrici di Jules Chéret, le ballerine di Leonetto Cappiello, le ricercate bellezze di Alfons Mucha, le grafiche di Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovz e Giovanni Maria Mataloni, il cui celebre manifesto Incandescenza a Gas Auer fu il primissimo acquisto di un Nando Salce ancora diciassettenne.
Avvolgenti volute Art Nouveau di sapore francese si affiancano agli stili italiani che non dimenticano l’eredità classica, mentre dall’area germanica arrivano i capolavori austeri e raffinati della Secessione Viennese.
Tra il 14 ottobre al 15 gennaio 2018, invece, saranno in mostra le grafiche pubblicitarie degli anni tra le due guerre. Poi, nell'autunno 2018, l’attenzione sarà puntata sul periodo di speranze e cambiamenti che dal secondo dopoguerra giunge fino al boom dei Sessanta.
La Collezione Salce guarda al futuro
Ne è stata fatta di strada, dalla caparbia passione di un originale collezionista e dalla donazione allo Stato di un patrimonio di cui all’epoca - era il 1962 - pochi erano in grado di apprezzare il valore.
Ma il Museo Salce guarda già al futuro. Oltre al proposito di ampliare la raccolta con nuovo materiale che ne rappresenti l’approfondimento e il prosieguo nel tempo, il direttore Marta Mazza non nasconde il desiderio di attivare progetti internazionali nell’ottica di una sempre maggiore valorizzazione: “La Collezione - spiega il direttore - è già impegnata in un progetto finanziato dall’Unione Europea per la conservazione delle opere realizzate tra fine Ottocento e gli anni Quaranta del Novecento con l’ausilio delle nanotecnologie. Il nostro Museo e il parigino Musée de la Publicité (oggi Museé des Arts Décoratives) sono i più importanti in Europa e dalla loro collaborazione possono sortire progetti di rilievo comunitario”.
In prospettiva, l’obiettivo è di arrivare a mettere in rete tutte le collezioni pubbliche del settore presenti in Europa, per offrire agli studiosi, ma anche al grande pubblico, la possibilità di esplorare la storia politica, economica e sociale del continente, insieme alla grafica e al costume, da un nuovo punto di vista, in una banca dati di immagini unica al mondo.
Intanto, oltre a essere accuratamente conservati nelle cassettiere della storica chiesa di Santa Margherita a Treviso, i 25 mila manifesti del Museo sono già tutti online, liberamente consultabili.
Leggi anche:
• Gli object trouvée della Rinascente in una mostra
• A Parma l'estro incontenibile di Depero
Dalla passione di un adolescente classe 1877 affascinato dai manifesti liberty, una collezione decisamente in anticipo sui tempi, che grazie a numeri esorbitanti e all’elevatissimo livello qualitativo è in grado di competere con il Musée des Art Decoratives di Parigi.
Con circa 25 mila pezzi, il neonato Museo Salce costituisce uno straordinario repertorio delle arti grafiche dai primi del Novecento agli anni Sessanta, ma anche il vibrante documento dell’evoluzione della società, delle mode, dei costumi.
Cartelloni, locandine, calendari, latte serigrafate, saranno a disposizione dei visitatori a partire dal 27 maggio sui quattro piani del Complesso della chiesa trevigiana di San Gaetano, edificio di origine templare ricco di storia e opere d’arte.
Tutto il fascino della Belle Époque
Vista la vastità e la delicatezza dei materiali, il corpus della collezione sarà esposto a rotazione in intriganti focus tematici di circa 300 pezzi ciascuno, a partire dall’evento inaugurale La Belle Époque. Illustri persuasioni. Capolavori pubblicitari dalla Collezione Salce, un viaggio ricco di suggestioni nell’età dell’oro della cartellonistica.
Dal 27 maggio al 24 settembre, l’immaginario di un’epoca leggendaria si manifesterà in tutta la sua esuberanza con la fascinazione delle Esposizioni Universali e delle luci metropolitane, della moda e dei cafè chantant, dell’assenzio e dello champagne, della bicicletta e dell’automobile.
A rappresentarla, i cartelloni colorati che in pochi anni cambiarono il paesaggio urbano da Parigi fino a Treviso, diventando il simbolo del progresso e della joie de vivre di un mondo in trasformazione: le pattinatrici di Jules Chéret, le ballerine di Leonetto Cappiello, le ricercate bellezze di Alfons Mucha, le grafiche di Marcello Dudovich, Leopoldo Metlicovz e Giovanni Maria Mataloni, il cui celebre manifesto Incandescenza a Gas Auer fu il primissimo acquisto di un Nando Salce ancora diciassettenne.
Avvolgenti volute Art Nouveau di sapore francese si affiancano agli stili italiani che non dimenticano l’eredità classica, mentre dall’area germanica arrivano i capolavori austeri e raffinati della Secessione Viennese.
Tra il 14 ottobre al 15 gennaio 2018, invece, saranno in mostra le grafiche pubblicitarie degli anni tra le due guerre. Poi, nell'autunno 2018, l’attenzione sarà puntata sul periodo di speranze e cambiamenti che dal secondo dopoguerra giunge fino al boom dei Sessanta.
La Collezione Salce guarda al futuro
Ne è stata fatta di strada, dalla caparbia passione di un originale collezionista e dalla donazione allo Stato di un patrimonio di cui all’epoca - era il 1962 - pochi erano in grado di apprezzare il valore.
Ma il Museo Salce guarda già al futuro. Oltre al proposito di ampliare la raccolta con nuovo materiale che ne rappresenti l’approfondimento e il prosieguo nel tempo, il direttore Marta Mazza non nasconde il desiderio di attivare progetti internazionali nell’ottica di una sempre maggiore valorizzazione: “La Collezione - spiega il direttore - è già impegnata in un progetto finanziato dall’Unione Europea per la conservazione delle opere realizzate tra fine Ottocento e gli anni Quaranta del Novecento con l’ausilio delle nanotecnologie. Il nostro Museo e il parigino Musée de la Publicité (oggi Museé des Arts Décoratives) sono i più importanti in Europa e dalla loro collaborazione possono sortire progetti di rilievo comunitario”.
In prospettiva, l’obiettivo è di arrivare a mettere in rete tutte le collezioni pubbliche del settore presenti in Europa, per offrire agli studiosi, ma anche al grande pubblico, la possibilità di esplorare la storia politica, economica e sociale del continente, insieme alla grafica e al costume, da un nuovo punto di vista, in una banca dati di immagini unica al mondo.
Intanto, oltre a essere accuratamente conservati nelle cassettiere della storica chiesa di Santa Margherita a Treviso, i 25 mila manifesti del Museo sono già tutti online, liberamente consultabili.
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