Dal 28 maggio al 31 ottobre

Palazzo Cini riparte da Paolo Uccello, ospite d'eccezione a Venezia

Paolo di Dono, Detto Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, 1430-1435, Tavola in legno dipinta, 131 x 103 cm, Parigi, Musée Jacquemart-André | Courtesy Fondazione Giorgio Cini Onlus
 

Samantha De Martin

27/05/2021

Venezia - Palazzo Cini riapre le sue porte al pubblico tra mostre che ripartono e ospiti d’eccezione.
Si inizia il 28 maggio con una sorpresa che attende visitatori in occasione dei 70 anni della Fondazione Giorgio Cini. Nell’ambito dell’iniziativa L’Ospite a Palazzo, il celebre dipinto San Giorgio e il drago di Paolo Uccello, arrivato a Venezia dal Musée Jacquemart-André di Parigi, sarà esposto nel sontuoso edificio di Dorsoduro che offre, con il suo prezioso lascito di dipinti, sculture e oggetti, un avvincente percorso nell’arte italiana dal XIII al XVIII secolo.

San Giorgio e il drago: una delle opere più singolari del pittore del Rinascimento fiorentino
La tavola, che ritrae il santo nell’atto di trafiggere, dall’alto del suo cavallo, la lingua biforcuta del drago mentre questo si appresta a divorare la principessa di Silena, arricchisce il nucleo del Quattrocento fiorentino della collezione permanente di un importante tassello, evocando simbolicamente il miles christianus che caratterizza il logo della Fondazione Cini.
La sopraveste con il vessillo crociato si solleva sopra l’armatura di San Giorgio nell’impeto dell’assalto, mentre il cavallo s’impenna. A bilanciare il dinamismo della lotta è la silhouette della principessa, avvolta dalla preziosa veste a fiorami in velluto. Il paesaggio campestre si compone di due brani concepiti con differenti angoli di visione. I campi arati - che rimandano agli ordinati paesaggi del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti - si aprono  in avanti, mentre a a destra lo scorcio a volo d’uccello, tra i dolci declivi, ci obbliga a sollevare lo sguardo. La caverna del drago separa i due momenti, ricuciti tuttavia dal blu intenso del cielo notturno, con la luna crescente e il soffio di Borea.


Paolo Uccello, San Giorgio e il drago, allestimento, Venezia, Palazzo Cini | Courtesy Fondazione Giorgio Cini | Foto: © Massimo Pistore

Il profilo a medaglione della principessa, la natura arabescata del drago, la rappresentazione del santo sono in linea con la tradizione, ma il paesaggio è reso in modo più moderno attraverso l'introduzione di una prospettiva funzionale alla creazione di una scenografia fantastica e visionaria.
L’ardita costruzione prospettica, caratteristica del lavoro di Paolo Doni si evince anche dall’enorme grotta al centro della composizione, che divide in due il paesaggio. Ogni parte contiene punti di fuga, prospettiva e sfondi diversi. D’altra parte, secondo quanto racconta Vasari nelle sue Vite, il pittore toscano "non ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili", sottolineando un interesse, quasi ossessivo, per la costruzione prospettica.
La pittrice Nélie Jacquemart avrebbe visto quest’opera nel palazzo fiorentino dell'antiquario Stefano Bardini per poi acquistarla durante la vendita londinese Stevens, nel 1899.

La tavola di Parigi anticipa di vent’anni l’altra celebre versione del San Giorgio e il drago (1455-1469) conservata alla National Gallery di Londra, dove la spazialità si mostra più evoluta e gli arditi ‘scurti’ prospettici sono in sintonia con le sofisticazioni raggiunte da Paolo Uccello nelle ricerche sulla ‘dolce prospettiva’.


Palazzo Cini, Sala Rinascimento, Venezia | Courtesy Fondazione Giorgio Cini | Foto: © Massimo Pistore

Il Giudizio di Paride di Botticelli vola a Parigi
Il dipinto è stato concesso a Palazzo Cini dall’istituzione francese in cambio del Giudizio di Paride di Botticelli e bottega che sarà esposto a Parigi, il prossimo settembre, in occasione della mostra Botticelli: un laboratoire de la Renaissance.
Ad accogliere il San Giorgio sarà una Sala del Rinascimento completamente riallestita per l’occasione e abbellita di due capolavori di Piero di Cosimo: la Madonna con il Bambino e angeli musicanti e la tavola della Sacra Famiglia con San Giovannino restaurata nel 2019 grazie al finanziamento di Save Venice Inc.

La mostra su Piranesi e Basilico si arricchisce di nuove opere
Al secondo piano del Palazzo, la mostra Piranesi Roma Basilico, a cura di Luca Massimo Barbero, riapre fino al 31 ottobre con nuove opere. Undici stampe dell’architetto e altrettante fotografie di Basilico riprendono la figura del vedutista con una lettura originale delle sue vedute di Roma, messe a confronto con il lavoro del grande fotografo.
Il corpus Piranesi della Fondazione Giorgio Cini costituisce uno dei fondi di grafica più rilevanti conservati da un’istituzione privata, frutto della lungimirante e generosa decisione di Vittorio Cini, che l’acquistò negli anni Settanta del secolo scorso per destinarla integralmente all’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione, dove ancora oggi è oggetto di studio.


Piranesi Roma Basilico, Installation View | Courtesy Fondazione Giorgio Cini | Foto: © Massimo Pistore