Anselmo Perri. Noi clandestini sulla terra
Dal 06 Settembre 2014 al 21 Settembre 2014
Assisi | Perugia
Luogo: Casa Franchi
Indirizzo: via San Francesco 5
Orari: tutti i giorni 9.30-13 / 15-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 075 816860
E-Mail info: biopastoreria@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.cittadelladiassisi.it/it/
Il prossimo sabato 6 Settembre, alle ore 17, si inaugurerà nella cittadina di Assisi (Casa Franchi, via San Francesco, 5), con la partecipazione del professor Mariano Apa, l’esposizione pittorica “Noi clandestini sulla terra”, che presenta una serie di opere del padre gesuita Anselmo Perri, noto a molti, certamente agli amici, con il soprannome ’Nzermu, che subito denuncia le sue origini calabresi (Strongoli, Crotone, 1931).
La mostra è stata fortemente voluta dall’associazione bolognese “Amici di ’Nzermu” con l’associazione “Il Cantiere delle Idee Chiare e Sfuse”, che a Ro Ferrarese ospita un’esposizione permanente dell’artista, in collaborazione con il conterraneo “Centro Studi Territorio Ambiente R. Bacchelli” e l’apporto organizzativo in Assisi della “Pro Civitate Christiana” – che don Giovanni Rossi, sacerdote milanese con precedenti innovative creazioni nel campo della promozione dei laici nella Chiesa, istituì alla fine del 1939 – e della Onlus “Amici dell’Osservatorio della Pro Civitate Christiana”. “La mia pittura è un dramma evangelico”, recita il sottotitolo della mostra, che riprende le parole dello stesso Padre Anselmo e sottolinea il tema dell’esposizione, dedicata in primo luogo alla tragedia contemporanea dei popoli migranti, di quegli uomini nei quali noi tutti potremmo e dovremmo immedesimarci, in quanto noi tutti, in qualche modo, condividiamo la condizione di clandestini sulla Terra.
"La pittura di Anselmo – sottolineano Poletti e Dalle Molle, curatore della mostra, nel recente Scintille di un unico fuoco (Ferrara, Nuovecarte, 2012) – è il suo diario di viaggio tra i paesaggi dell’esistenza, un diario nato di notte, essendo il giorno dedicato all’impegno pastorale. Un racconto personalissimo che parte dal periodo dell’ateismo e dalla militanza comunista, attraversa la conversione e approda alla maturità della fede fino alla completa adesione al Vangelo. L’ingresso nella famiglia gesuitica ha ulteriormente arricchito di spessore culturale, spirituale e umano questa pittura, che però non cede mai ai toni del convertito, né si fa tentare dall’iconografia religiosa più classica e consolatoria."
La mostra è stata fortemente voluta dall’associazione bolognese “Amici di ’Nzermu” con l’associazione “Il Cantiere delle Idee Chiare e Sfuse”, che a Ro Ferrarese ospita un’esposizione permanente dell’artista, in collaborazione con il conterraneo “Centro Studi Territorio Ambiente R. Bacchelli” e l’apporto organizzativo in Assisi della “Pro Civitate Christiana” – che don Giovanni Rossi, sacerdote milanese con precedenti innovative creazioni nel campo della promozione dei laici nella Chiesa, istituì alla fine del 1939 – e della Onlus “Amici dell’Osservatorio della Pro Civitate Christiana”. “La mia pittura è un dramma evangelico”, recita il sottotitolo della mostra, che riprende le parole dello stesso Padre Anselmo e sottolinea il tema dell’esposizione, dedicata in primo luogo alla tragedia contemporanea dei popoli migranti, di quegli uomini nei quali noi tutti potremmo e dovremmo immedesimarci, in quanto noi tutti, in qualche modo, condividiamo la condizione di clandestini sulla Terra.
"La pittura di Anselmo – sottolineano Poletti e Dalle Molle, curatore della mostra, nel recente Scintille di un unico fuoco (Ferrara, Nuovecarte, 2012) – è il suo diario di viaggio tra i paesaggi dell’esistenza, un diario nato di notte, essendo il giorno dedicato all’impegno pastorale. Un racconto personalissimo che parte dal periodo dell’ateismo e dalla militanza comunista, attraversa la conversione e approda alla maturità della fede fino alla completa adesione al Vangelo. L’ingresso nella famiglia gesuitica ha ulteriormente arricchito di spessore culturale, spirituale e umano questa pittura, che però non cede mai ai toni del convertito, né si fa tentare dall’iconografia religiosa più classica e consolatoria."
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