Arte.it incontra Virginia Baradel
Gemine Muse 2002
05/12/2002
I giovani artisti esporranno le loro creazioni inedite ispirate a opere del passato presenti in ogni museo. Che cosa emerge dai loro lavori?
V.B “Emerge che essi hanno molto da dire ma anche che deve ritrovare legittimazione critica la fantasia. E’ con essa, pur elettrizzata da tutto il corredo di tecnologia e concettualità del presente, che hanno affrontato il cimento proposto dando spesso una strardinaria re-interpretazione delle opere scelte”.
Il vostro progetto ha il grande merito di coinvolgere oltre agli artisti, ai musei e ai critici, anche le città che si sono impegnate nell’investimento di nuove risorse per l’arte contemporanea. Gemine muse 2002 è un viaggio artistico che attraversa tutta l’Italia, da Bari a Venezia, dando un contributo fondamentale all’arricchimento dell’offerta culturale delle nostre città. Com’è stato organizzare quest’itinerario artistico italiano?
V.B “In realtà più che un itinerario è una rete, io stessa escludo di poter visitare tutti i musei che partecipano a Gemine Muse. L’accento è posto sulla simultaneità, su quella che potremmo definire una specie di grande emozione collettiva di far parte di una strana mostra estesa sul territorio nazionale, dislocata nei musei che ha come testimoni d’eccezione Paolo Uccello piuttosto che Carlo Crivelli o Michelangelo Buonarroti”.
Secondo lei come si pone l’Italia all’interno del panorama artistico contemporaneo?
V.B “Non male direi. Prima avevamo solo la Transavanguardia, ora abbiamo anche l’Arte Povera da offrire sul piano delle neovanguardie storiche al mondo dell’arte e del collezionismo. Ma anche per quel che riguarda gli spazi per l’arte contemporanea non possiamo proprio lamentarci così come facevamo anni orsono. Nelle grandi città i progetti sembrano grandiosi, Roma e Milano sono in drittura d’arrivo con mega sedi permanenti (MACRO e Museo del Presente), Torino è in pole position da alcuni anni ormai. Ma anche le altre città e i centri minori non sono da meno. Non passa settimana che non mi arrivino inviti da parte di qualche Galleria Civica di Arte Contemporanea di una qualche città, a nord come a sud dell’Italia. Certo le risorse sono in calo e gli artisti in aumento ma la vitalità non manca di certo. Forse bisogna inventarsi qualcosa di nuovo, qualche ibridazione, qualche scambio. Forse Gemine Muse docet”.
Quali sono i progetti che lei desidererebbe curare nel futuro?
V.B “Organizzare delle grandi mostre su temi cruciali, cioè convocare gli artisti non su questioni di ricerca espressiva, di linguaggi ma su dei fondamentali motivi di interesse. Sto infatti già lavorando ad una grande mostra sul tema dell’acqua con tutti gli innumerevoli “cerchi” che potete immaginare. Credo che oggi come oggi sia importante da un lato l’impegno e la testimonianza, dall’altro lo sprone della rinascita dei significati e, infine l’incontro, sul piano proprio delle tematiche, tra ambiti, pubblici e opportunità diverse. Una direzione insomma di aperture, di contaminazioni, di moltiplicazione dei dati di pensiero sottoforma di prove tangibili, quali solo le opere d’arte sanno essere, che vede l’artista come navigatore e il critico come bussola”.
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