Dal 12 luglio al 1° dicembre
Figure contemporanee. A Brescia la scultura di Giuseppe Bergomi
Giuseppe Bergomi, Ilaria con cuffia e spugna, 1997. Bronzo policromo
Francesca Grego
11/07/2024
Brescia - La grande scultura torna a brillare sul palcoscenico di Brescia: dopo Fabrizio Plessi, Davide Rivalta, Emilio Isgrò e Francesco Vezzoli, un’ampia retrospettiva porta sotto i riflettori l’arte di Giuseppe Bergomi (1953), protagonista della scultura contemporanea nativo proprio della città lombarda. Da domani, venerdì 12 luglio, fino al 1° dicembre, l’artista sarà al centro di un itinerario diffuso in alcuni dei luoghi più significativi del centro bresciano. Tra i Chiostri di San Salvatore e di Santa Maria in Solario al Museo di Santa Giulia e le sale del Grande Miglio in Castello, 84 opere in terracotta e bronzo ripercorreranno la carriera di Bergomi in un progetto a cura di Fondazione Brescia Musei, ideato in stretta collaborazione con lo scultore e allestito da Maria Repossi come un’installazione a tutto tondo, forte del contributo di Fondo Romeda per l’arte contemporanea. Al termine della mostra, due opere saranno donate alle Collezioni civiche bresciane e collocate negli spazi monumentali dedicati alla scultura contemporanea nel Parco del Viridarium del Complesso di Santa Giulia.
“Questa mostra ha reso possibile riunire e documentare il percorso di oltre 40 anni di lavoro esponendolo nelle due sedi di Santa Giulia e del Grande Miglio, che ospitano la componente più intima della mia scultura, che richiede uno spazio racchiuso e quella non meno intima che dialoga con la luce, lo spazio e l’architettura”, spiega Bergomi: “L’invito di Brescia Musei mi ha inoltre spronato ad affrontare e portare a termine due opere in terracotta di difficile, lunga e faticosa realizzazione, nelle quali ho cercato di racchiudere il meglio della mia esperienza e del mio mondo creativo”.
Giuseppe Bergomi, Valentina accovacciata, 2004. Bronzo policromo
Tra gli interpreti più significativi della scultura figurativa contemporanea in Italia, nel 1978 Bergomi esordì con una mostra di soli dipinti presso la Galleria dell’Incisione di Brescia: un momento che fa da premessa al percorso espositivo attuale grazie alla presenza di Lione 1958, un quadro dalle atmosfere iperrealiste che riunisce tre generazioni, l’artista da bambino, il padre e la nonna. La cifra biografica resterà una costante nell’universo creativo di Bergomi, che annovera tra le modelle favorite la moglie Alma Tancredi, musa e artista a sua volta, nonché le figlie Ilaria e Valentina. Lavorando costantemente dal vivo, lo scultore riproduce le persone ritratte con precisione quasi ossessiva, restituendone le imperfezioni insieme alla fragile bellezza. Tra i soggetti più frequentati spiccano figure di adolescenti circondate da un alone di mistero, dallo sguardo distante e denso di attese. Altre sculture sembrano fissare lo spettatore negli occhi, ma al tempo stesso l'occhio fugge lontano, verso l’infinito.
Giuseppe Bergomi, Nudo nello studio, terracotta
Ordinato cronologicamente, il percorso di Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024 ricostruisce le ricerche dell’artista e la sua evoluzione nel tempo: dalle prime terrecotte policrome a quelle monocromatiche degli anni Novanta, in cui l’artista si riallaccia a una tradizione millenaria che affonda le radici nell’antichità e in particolare nel mondo etrusco. Nel tentativo di restituire forme organiche attraverso la plasticità della terra, lo scultore dà vita a figure in bilico tra la rappresentazione realistica e la proiezione in una dimensione astratta densa di rimandi simbolici, come nella Bagnante addormentata (1991), nel Grande nudo di adolescente (1991) o in alcuni ritratti delle figlie.
Installation view "Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024. Chiostri di San Salvatore © Fondazione Brescia Musei Foto Alberto Mancini
Negli anni Duemila Bergomi passa dalla terracotta al bronzo, inaugurando una nuova fase creativa. La scopriremo in una suggestiva sezione allestita negli spazi esterni del Museo di Santa Giulia, dove i volumi scolpiti dialogano intensamente con le architetture del monastero, mentre negli anni più recenti l’artista si confronterà con la statuaria pubblica, come nella scultura Uomini, delfini, parallelepipedi realizzata nel 2000 per l’acquario di Nagoya in Giappone, nel monumento a Cristina Trivulzio di Belgiojoso - prima scultura pubblica dedicata a una donna a Milano - fino alla Cacciata dal Paradiso, monumento alle vittime del Covid creato per il cimitero Vantiniano di Brescia, di cui è presentato un bozzetto in gesso.
La mostra si conclude con Africa con violoncello, esposta alla Biennale di Venezia del 2011, e con l’inedita Colazione a letto (2024), serena oasi domenicale sospesa in un’attesa quotidiana, dove tre generazioni – lo stesso Bergomi con la moglie, una figlia e due giovani nipoti – condividono a letto il primo pasto della giornata: un omaggio alla storia familiare che chiude il cerchio aperto con il quadro del 1978, ispirato alle origini dell’artista.
Giuseppe Bergomi, Ilaria con abito a righe, 1998, terracotta policroma
“La grande mostra dedicata a Giuseppe Bergomi da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia si inserisce, con un risultato che ci pare particolarmente brillante, all’interno degli interventi che la nostra istituzione ha promosso negli ultimi anni con la proposta a Brescia della grande scultura contemporanea, da Paladino a Vezzoli, da Isgrò a Plessi, fino a Rivalta”, commenta Francesca Bazoli, presidente di Brescia Musei. Una nuova tappa del più ampio progetto che individua nel Castello di Brescia uno spazio votato alla valorizzazione delle arti plastiche, in vista della prossima inaugurazione di un itinerario di sculture all’aperto dedicato a Bruno Romeda e al suo compagno e collega Robert Courtright.
Giuseppe Bergomi, Valentina assorta, terracotta, 2022
“Questa mostra ha reso possibile riunire e documentare il percorso di oltre 40 anni di lavoro esponendolo nelle due sedi di Santa Giulia e del Grande Miglio, che ospitano la componente più intima della mia scultura, che richiede uno spazio racchiuso e quella non meno intima che dialoga con la luce, lo spazio e l’architettura”, spiega Bergomi: “L’invito di Brescia Musei mi ha inoltre spronato ad affrontare e portare a termine due opere in terracotta di difficile, lunga e faticosa realizzazione, nelle quali ho cercato di racchiudere il meglio della mia esperienza e del mio mondo creativo”.
Giuseppe Bergomi, Valentina accovacciata, 2004. Bronzo policromo
Tra gli interpreti più significativi della scultura figurativa contemporanea in Italia, nel 1978 Bergomi esordì con una mostra di soli dipinti presso la Galleria dell’Incisione di Brescia: un momento che fa da premessa al percorso espositivo attuale grazie alla presenza di Lione 1958, un quadro dalle atmosfere iperrealiste che riunisce tre generazioni, l’artista da bambino, il padre e la nonna. La cifra biografica resterà una costante nell’universo creativo di Bergomi, che annovera tra le modelle favorite la moglie Alma Tancredi, musa e artista a sua volta, nonché le figlie Ilaria e Valentina. Lavorando costantemente dal vivo, lo scultore riproduce le persone ritratte con precisione quasi ossessiva, restituendone le imperfezioni insieme alla fragile bellezza. Tra i soggetti più frequentati spiccano figure di adolescenti circondate da un alone di mistero, dallo sguardo distante e denso di attese. Altre sculture sembrano fissare lo spettatore negli occhi, ma al tempo stesso l'occhio fugge lontano, verso l’infinito.
Giuseppe Bergomi, Nudo nello studio, terracotta
Ordinato cronologicamente, il percorso di Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024 ricostruisce le ricerche dell’artista e la sua evoluzione nel tempo: dalle prime terrecotte policrome a quelle monocromatiche degli anni Novanta, in cui l’artista si riallaccia a una tradizione millenaria che affonda le radici nell’antichità e in particolare nel mondo etrusco. Nel tentativo di restituire forme organiche attraverso la plasticità della terra, lo scultore dà vita a figure in bilico tra la rappresentazione realistica e la proiezione in una dimensione astratta densa di rimandi simbolici, come nella Bagnante addormentata (1991), nel Grande nudo di adolescente (1991) o in alcuni ritratti delle figlie.
Installation view "Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024. Chiostri di San Salvatore © Fondazione Brescia Musei Foto Alberto Mancini
Negli anni Duemila Bergomi passa dalla terracotta al bronzo, inaugurando una nuova fase creativa. La scopriremo in una suggestiva sezione allestita negli spazi esterni del Museo di Santa Giulia, dove i volumi scolpiti dialogano intensamente con le architetture del monastero, mentre negli anni più recenti l’artista si confronterà con la statuaria pubblica, come nella scultura Uomini, delfini, parallelepipedi realizzata nel 2000 per l’acquario di Nagoya in Giappone, nel monumento a Cristina Trivulzio di Belgiojoso - prima scultura pubblica dedicata a una donna a Milano - fino alla Cacciata dal Paradiso, monumento alle vittime del Covid creato per il cimitero Vantiniano di Brescia, di cui è presentato un bozzetto in gesso.
La mostra si conclude con Africa con violoncello, esposta alla Biennale di Venezia del 2011, e con l’inedita Colazione a letto (2024), serena oasi domenicale sospesa in un’attesa quotidiana, dove tre generazioni – lo stesso Bergomi con la moglie, una figlia e due giovani nipoti – condividono a letto il primo pasto della giornata: un omaggio alla storia familiare che chiude il cerchio aperto con il quadro del 1978, ispirato alle origini dell’artista.
Giuseppe Bergomi, Ilaria con abito a righe, 1998, terracotta policroma
“La grande mostra dedicata a Giuseppe Bergomi da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia si inserisce, con un risultato che ci pare particolarmente brillante, all’interno degli interventi che la nostra istituzione ha promosso negli ultimi anni con la proposta a Brescia della grande scultura contemporanea, da Paladino a Vezzoli, da Isgrò a Plessi, fino a Rivalta”, commenta Francesca Bazoli, presidente di Brescia Musei. Una nuova tappa del più ampio progetto che individua nel Castello di Brescia uno spazio votato alla valorizzazione delle arti plastiche, in vista della prossima inaugurazione di un itinerario di sculture all’aperto dedicato a Bruno Romeda e al suo compagno e collega Robert Courtright.
Giuseppe Bergomi, Valentina assorta, terracotta, 2022
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