Fino al 4 febbraio al Metropolitan Museum of Art
A New York un viaggio nella pittura di Munch
Munch Museum, Oslo © 2017 Artists Rights Society (ARS), New York. Photo © Munch Museum |
Image: Edvard Munch. Self-Portrait between the Clock and the Bed, 1940-43. Oil on canvas
Francesca Grego
24/11/2017
Mondo - Lo conosciamo tutti per quell’Urlo lancinante, capace di deformare tramonto e il mare in un istante eterno che per molti è diventato il simbolo dell’angoscia umana.
Ma la carriera artistica di Edvard Munch fu un continuo muoversi e esplorare, tornando, anche a distanza di molti anni, a rivisitare i soggetti favoriti con ispirazione nuova.
All’instancabile ricerca di un pittore icona il Metropolitan Museum of Art di New York dedica una ricca retrospettiva, in collaborazione con il Munch Museum di Oslo e il San Francisco Museum of Modern Art.
Edvard Munch: Between the Clock and the Bed evidenzia tutta la carica rivoluzionaria dell’artista, che dalle file del Simbolismo anticipò con drammatica intensità i fermenti espressionisti ancora da venire. Per poi spingersi molto più in là, in un itinerario di oltre 40 dipinti realizzati nel corso di 60 anni.
Ci sono quadri mai visti in America, come Lady in Black, Puberty o Ashes, e c’è Despair – precursore del fatidico Urlo – che lascia l’Europa per la seconda volta nella storia. Ci sono le opere della collezione personale dell’artista, oggi raccolte nel museo norvegese a lui dedicato, ma soprattutto 16 autoritratti, uno dei generi in cui Munch si espresse con maggiore partecipazione.
Lui li definiva semplicemente “autoanalisi”, oggi possono essere letti come confessioni, racconti immaginari, rivelazioni psicologiche o testimonianze di un’epoca.
Senza contare il carattere innovativo del suo stile, basato su pennellate di colore vibrante che incorporano graffi e impronte come parti integranti del dipinto.
L’esposizione inizia emblematicamente con il quadro da cui prende il nome, l’ultimo a essere realizzato.
Self Portrait: Between the Clock and the Bed mostra un uomo dall’aria impassibile in piedi nella sua stanza: a sinistra, l’impersonalità del tempo è rappresentata da un orologio a pendolo, mentre a destra la vita ha lasciato le proprie tracce nel letto del pittore. Al centro una porta si apre sullo studio, rivelando una parete tappezzata di dipinti.
“Tra l’orologio e il letto” si snoda quindi il percorso di Edvard Munch, che nella sua lunga carriera riuscì a sfornare circa 1750 olii, 18 mila stampe, 4500 acquerelli, oltre a sculture, opere cinematografiche e scenografie teatrali.
Curata da Gary Garrels, Elise S. Haas e Caitlin Haskell, la mostra sarà in programma presso The Met Breuer fino al prossimo 4 febbraio, per traslocare al Munch Museum di Oslo dal 12 maggio al 9 settembre 2018.
Leggi anche:
• La prima volta a New York del Genio Rezzonico di Canova
• A Los Angeles Giovanni Bellini tra natura e spiritualità
• In scena a Londra il mito di Modì
• A Parigi Gauguin l’Alchimista
Ma la carriera artistica di Edvard Munch fu un continuo muoversi e esplorare, tornando, anche a distanza di molti anni, a rivisitare i soggetti favoriti con ispirazione nuova.
All’instancabile ricerca di un pittore icona il Metropolitan Museum of Art di New York dedica una ricca retrospettiva, in collaborazione con il Munch Museum di Oslo e il San Francisco Museum of Modern Art.
Edvard Munch: Between the Clock and the Bed evidenzia tutta la carica rivoluzionaria dell’artista, che dalle file del Simbolismo anticipò con drammatica intensità i fermenti espressionisti ancora da venire. Per poi spingersi molto più in là, in un itinerario di oltre 40 dipinti realizzati nel corso di 60 anni.
Ci sono quadri mai visti in America, come Lady in Black, Puberty o Ashes, e c’è Despair – precursore del fatidico Urlo – che lascia l’Europa per la seconda volta nella storia. Ci sono le opere della collezione personale dell’artista, oggi raccolte nel museo norvegese a lui dedicato, ma soprattutto 16 autoritratti, uno dei generi in cui Munch si espresse con maggiore partecipazione.
Lui li definiva semplicemente “autoanalisi”, oggi possono essere letti come confessioni, racconti immaginari, rivelazioni psicologiche o testimonianze di un’epoca.
Senza contare il carattere innovativo del suo stile, basato su pennellate di colore vibrante che incorporano graffi e impronte come parti integranti del dipinto.
L’esposizione inizia emblematicamente con il quadro da cui prende il nome, l’ultimo a essere realizzato.
Self Portrait: Between the Clock and the Bed mostra un uomo dall’aria impassibile in piedi nella sua stanza: a sinistra, l’impersonalità del tempo è rappresentata da un orologio a pendolo, mentre a destra la vita ha lasciato le proprie tracce nel letto del pittore. Al centro una porta si apre sullo studio, rivelando una parete tappezzata di dipinti.
“Tra l’orologio e il letto” si snoda quindi il percorso di Edvard Munch, che nella sua lunga carriera riuscì a sfornare circa 1750 olii, 18 mila stampe, 4500 acquerelli, oltre a sculture, opere cinematografiche e scenografie teatrali.
Curata da Gary Garrels, Elise S. Haas e Caitlin Haskell, la mostra sarà in programma presso The Met Breuer fino al prossimo 4 febbraio, per traslocare al Munch Museum di Oslo dal 12 maggio al 9 settembre 2018.
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