Due mostre da non perdere tra Londra e Venezia

Il fascino bizzarro della caricatura, da Leonardo a Bacon

Quinten Massys, An Old Woman ('The Ugly Duchess'), about 1513. Oil on oak 62.4 × 45.5 cm. Bequeathed by Miss Jenny Louisa Roberta Blaker, 1947 © Photo The National Gallery, London
 

Francesca Grego

20/12/2022

“De’ visi mostruosi non parlo, perché senza fatica si tengono a mente”, scriveva Leonardo nel Trattato della Pittura. E così è stato per i secoli a venire: il brutto ha attraversato la storia dell’arte lateralmente, quasi in punta di piedi, suscitando qua e là una risata o un moto di ribrezzo, e diventando solo molto raramente oggetto di studi sistematici. Ma c’è un genere in cui la bruttezza è protagonista indiscussa: la caricatura, della quale il genio di Vinci fu maestro e iniziatore. Nei primi mesi del 2023 due mostre riscopriranno quest’arte antica eppure così attuale, proiettandoci in mondi alieni e intriganti che scorrono paralleli al luminoso cammino della bellezza. Dall’Italia al Regno Unito, volti e corpi deformati con perizia prenderanno il centro della scena, ripercorrendo attraverso opere preziose le vicende secolari della caricatura. 


Leonardo da Vinci (1452-1519), Testa caricata e busto di profilo d’uomo verso sinistra, 1490 circa, punta metallica, penna e inchiostro seppia su carta, incollata su carta di supporto, 153 x 112 mm. Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Pinacoteca - Milano © VENERANDA BIBLIOTECA AMBROSIANA / MONDADORI PORTFOLIO / G. Cigolini

Il primo appuntamento è a Venezia, precisamente a Palazzo Loredan, e vede nelle vesti di curatore un autorevole studioso di Leonardo, Pietro Marani. Cuore del progetto sono infatti 18 disegni autografi del genio rinascimentale, punto di partenza di una storia lunga e spassosa. Pur non essendo esplicitamente volte allo scherno e all’ironia,  le “teste caricate” di Leonardo hanno fatto scuola grazie all’esasperazione dei tratti somatici e allo studio fisiognomico dei caratteri umani.


Giovan Paolo Lomazzo (1538-1592), Testa grottesca di donna volta verso destra, 1560 circa, olio e tempera su tavola, 26 x 18 cm. Collezione privata, Milano © Vivi Papi

In programma dal 28 gennaio al 27 aprile e promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, “De’ visi mostruosi e de’ caricature. Da Leonardo da Vinci a Bacon” sostiene una tesi ben precisa: dalla conoscenza delle opere dell’artista toscano derivò un filone artistico diffuso in quasi tutta l’Italia settentrionale - dal leonardesco Francesco Melzi all’Emilia dei Carracci e del Parmigianino, dai lombardi Arcimboldo e Paolo Lomazzo ai veneti Giambattista Tiepolo e Anton Maria Zanetti - che raggiunse i vertici proprio nel Settecento della Serenissima.


Giambattista Tiepolo (1696-1770), Caricatura di gentiluomo con parrucca, seduto, di profilo a destra, 1755-1760, penna e inchiostro nero, pennello e inchiostro nero diluito, su carta, controfondato, 165 x 140 mm. Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano © Gabinetto dei Disegni, Castello Sforzesco, Milano
 
A illustrare nei dettagli lo sviluppo del genere caricaturale saranno oltre 75 opere in arrivo da musei e collezioni private internazionali: tra i prestatori figurano il Louvre e il Castello Sforzesco, le Gallerie degli Uffizi e la Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, il Designmuseum Danmark, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Sainsbury Centre for Visual Arts della University of East Anglia di Norwich, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, la Pinacoteca di Brera e, per la prima volta in Italia, le Devonshire Collections di Chatsworth. Il percorso si chiuderà con un capolavoro del 1965, Tre studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne di Francis Bacon, testimonianza di come nel Novecento l’alterazione della fisionomia umana assuma ormai nuovi significati. 


Francis Bacon (1909-1992), Tre Studi per un ritratto di Isabel Rawsthorne, 1965, olio su tela, insieme: 51 × 120,5 cm. UEA 37, Sainsbury Centre for Visual Arts, Norwich,UK © The Estate of Francis Bacon. All rights reserved / DACS / SIAE

La seconda mostra ci porta a Londra, nelle sale della National Gallery. Dal 16 marzo all’11 giugno, “The Ugly Duchess: Beauty and Satire in the Renaissance” getterà nuova luce su un dipinto che, proprio come sosteneva Leonardo, difficilmente si dimentica. Stiamo parlando di The Old Woman di Quinten Massys (1513 circa), che divenne nota come “la brutta duchessa” dopo aver ispirato le illustrazioni di John Teniel per Alice nel Paese delle Meraviglie. Incredibile ma vero, fu ancora una volta un disegno di Leonardo a fornire a Massys lo spunto per il quadro. In mostra lo testimonieranno due preziosi fogli in prestito dalla Royal Collection britannica, mentre un ulteriore gruppo di opere grafiche illustrerà l’interesse del maestro toscano e dei suoi seguaci per la deformazione del volto umano. 


Francesco Melzi, after Leonardo, The bust of a grotesque old woman, 1510-20 (?). Red chalk on paper, 17.2 x 14.3 cm. The Royal Collection / HM King Charles III, Royal Collection Trust / © His Majesty King Charles III 2023

Fresco di restauro, il ritratto dell’anziana signora ora evidenzia in tutta la sua portata il contrasto umoristico tra il soggetto indecoroso e la tecnica raffinata con cui è stato eseguito. Per l’occasione sarà eccezionalmente esposto accanto all’immagine del marito della donna, in prestito da una collezione privata statunitense. Il confronto svelerà il senso dell’opera, ovvero una parodia dei ritratti matrimoniali in voga a quei tempi: la “Duchessa” ha indossato quell’abito costoso e scollato nella speranza di sedurre un uomo altrettanto attempato e tuttavia dall'aspetto ben più austero, al quale offre un bocciolo di rosa come pegno d’amore.


Quinten Massys, An Old Man, about 1513. Oil on oak, 64.1 x 45.1 cm. Private collection © Photo courtesy of the owner

Al di là del retroscena misogino, il dipinto di Massys riflette l’emergere del grottesco - nel suo senso originario di sorprendente, comico e fuori dall’ordinario - in pittura e illustra i vivaci scambi artistici in atto all’epoca tra l’Italia e il Nord Europa. Opere Albrecht Dürer, Jan Gossaert, Israhel van Meckenem e altri maestri coevi mostreranno come il soggetto della donna anziana abbia offerto ai pittori del Rinascimento uno spazio per l’invenzione e per il gioco che le rappresentazioni convenzionali della bellezza escludevano a priori. L’esposizione si interrogherà poi sull’atteggiamento delle società cinquecentesche verso le donne anziane e sull’importanza attribuita, allora come oggi, alla giovinezza e all’aspetto esteriore. I corpi non conformi della “Duchessa” e delle sue compagne diventano così “metafore del disordine sociale”: “c'è un'innegabile gioia nel vedere An Old Woman calpestare gli standard di bellezza, le convenzioni sociali e le aspettative di genere”, scrivono i curatori della mostra: “In questa irriverenza si può forse rintracciare la potenza duratura di questo dipinto”. 


Quinten Massys, An Old Woman ('The Ugly Duchess'), about 1513. Oil on oak 62.4 × 45.5 cm. Bequeathed by Miss Jenny Louisa Roberta Blaker, 1947 © Photo The National Gallery, London